Gli Internazionali BNL d’Italia festeggiano un bel segno “+” nella prevendita. 15 anni fa subirono una sonora sconfitta da Amburgo, i cui effetti avrebbero potuto essere devastanti.
La copertura del centrale di Amburgo aveva convinto l'ATP a preferirlo a Roma. Correva l'anno 1998 (La foto in home page è di Costantini – FIT)
Di Riccardo Bisti – 13 dicembre 2013
Mancano esattamente sei mesi all’inizio degli Internazionali BNL d’Italia. L'happening del Foro Italico è previsto dal 10 al 18 maggio 2014. Gli spot pubblicitari su SuperTennis hanno sortito un effetto positivo: il sito FIT ha informato che la prevendita degli abbonamenti è aumentata del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ed anche la vendita dei tagliandi giornalieri procede spedita. Non sarà semplice superare i 167.961 spettatori del 2013, ma non certo perchè manca la voglia di tennis. Semplicemente, il torneo è stato quasi sempre sold-out e ha quasi raggiunto il limite. C’è voglia di crescere, anche se l’ATP non ha ancora annunciato chi si sarebbe aggiudicato, tra Roma e Madrid, lo status di “Mini-Slam”. La decisione sarebbe dovuta arrivare durante le ATP World Tour Finals, ma non c’è stata. E pensare che Angelo Binaghi aveva quasi interamente incentrato sull’argomento la conferenza stampa di fine torneo 2013, illustrando i progetti di Roma per battere la concorrenza della Caja Magica di Ion Tiriac. Al di là di questo, è opportuno ricordare come gli Internazionali d’Italia siano il prodotto meglio riuscito alla FIT negli ultimi anni. Gli incoraggianti dati sulla biglietteria fanno tornare in mente uno dei momenti più bassi del torneo: il drammatico scambio di data con Amburgo. All’epoca, il torneo tedesco era considerato fortissimo e offriva garanzie economiche e strutturali che la FIT di allora, presieduta da Francesco Ricci Bitti, non aveva. Vale la pena ricordare, con la serenità del senno di poi, eventi e previsioni della “tragica” riunione del settembre 1998, tenutasi durante lo Us Open.
I fatti: fino ad allora, Roma era il tradizionale prologo al Roland Garros, con la data migliore nel cuore di maggio. Amburgo, tuttavia, aveva una posizione più solida e spingeva per lo scambio di data. La FIT tergiversò, anche perchè ci fu un periodo di immobilismo dovuto al ricambio dirigenziale dopo le dimissioni di Paolo Galgani e la seguente elezione di Francesco Ricci Bitti. Nella riunione newyorkese, le federazioni italiana e tedesca presentarono i loro progetti e fu netta vittoria per i tedeschi. La FIT fu rappresentata da Ricci Bitti, Adriano Panatta e Sergio Palmieri, che era appena stato nominato nuovo consulente federale per il torneo. A quella riunione partecipò anche Franco Bartoni, in veste del suo ruolo di rappresentante dei tornei in seno all’ATP. Bartoni (scomparso prematuramente nel 2005 ad appena 56 anni di età) era stato direttore del torneo per 10 anni (molti ricordano la sua scelta di dare una wild card ai giovanissimi Marcelo Rios e Mark Philippoussis). Amburgo ottenne lo scambio di data grazie a una maggiore qualità nelle infrastrutture e la costruzione di un tetto retrattile sul campo centrale, anche se è più corretto parlare di “tendone”. In un’intervista rilasciata poco dopo la decisione, Bartoni se la prese con l’immobilismo di Ricci Bitti e raccontò che Mark Miles (allora CEO) dell’ATP aveva chiesto più volte a Roma un progetto, senza peraltro ottenere risposte incisive. “Poi Ricci Bitti si è reso conto che non c’era più tempo e ha chiesto il meeting a New York”. Il problema riguardava le infrastrutture: Roma era ancora impelagata con il vecchio Campo Centrale, inaugurato due anni prima e definito “temporaneo”, e soprattutto si pensava che il Foro Italico non fosse la cornice adatta per la formula “combined” che stava prendendo piede in quegli anni.
Bartoni aveva capito che la crescita del torneo sarebbe passata da un miglioramento degli impianti. Il suo obiettivo era spostare il torneo dal Foro Italico: “in modo da costruire un impianto che reggesse in contemporanea due tornei della durata di 10 giorni”. Il tempo ha detto che aveva ragione sul principio, ma non sulla location. Un incontro con l’allora sindaco di Roma, Francesco Rutelli (combinato da Giovanni Malagò, attuale presidente CONI) aveva individuato una possibile sede del torneo a Saxa Rubra, già sede dei centri RAI. Il costo del progetto sarebbe stato di 50 miliardi di lire, che sarebbe stato coperto così: 20% a carico della FIT, 40% dal Credito Sportivo (con un interesse annuo dell’1,5%), 15% dalle altre federazioni che avrebbero usufruito di un impianto polifunzionale, 10% dal CONI e dal Comune di Roma e il restante 15% con eventuali sponsorizzazioni. Secondo Bartoni, il progetto non andò in porto a causa dell’immobilismo di Francesco Ricci Bitti, cui lanciò un paio di frecciate. “Ricci Bitti non ha il coraggio di prendere certe decisioni. Inoltre il CONI è contrario allo spostamento del torneo e Ricci Bitti non vuole scontentare Pescante. Inoltre credo che non abbia mai gradito il rispetto e la credibilità che mi sono guadagnato in campo internazionale con il torneo”. L’ingegnere faentino, che da lì a poco sarebbe diventato presidente della federazione internazionale (incarico che ricopre ancora oggi), affidò la sua versione dei fatti a un comunicato stampa diramato il 14 settembre 1998, in cui disse che l’ATP voleva effettuare lo scambio di data Roma-Amburgo già da un anno, principalmente per tre ragioni: un fattore meteorologico, la forza del mercato tedesco e le assolute garanzie fornite da Amburgo sul piano strutturale “Anche se la copertura del centrale del Rothenbaum Club è stata un’opera controversa, almeno per quanto scritto dalla stampa tedesca”. Sul possibile ampliamento del Foro Italico, Ricci Bitti rilasciò una dichiarazione poi smentita dal tempo: “Nonostante le nostre assicurazioni più o meno convinte nel tempo, l’ATP ha ritenuto improbabile l’addio al Foro Italico, impianto unico, affascinante, ma assolutamente non adeguabile alle esigenze di Combined Events”. Ricci Bitti, inoltre, sostenne la posizione conflittuale di Bartoni, membro ATP e allo stesso tempo direttore del torneo di Roma: “Ha appoggiato i progetti ATP senza tenere nel dovuto conto le difficoltà politiche, economiche e di tempi che un nuovo stadio del tennis a Roma comporta”.
E’ iniziato così un periodo piuttosto difficile per gli Internazionali, con alcune edizioni svoltesi addirittura nella terza decade di aprile, piuttosto lontani dal Roland Garros e con più di un problema meteorologico (hai voglia a dire che il clima della primavera romana è favorevole…). Nel frattempo, alcune prospettive ventilate in quel drammatico settembre 1998 sono state clamorosamente smentite. Francesco Ricci Bitti abbandonò la FIT e il suo posto fu preso da Angelo Binaghi. I primi anni 2000 furono difficili: il fallimento di ISL, che diede un notevole colpo economico al torneo, e la violenta rottura con Adriano Panatta. Poi è arrivata la partnership con la CONI Servizi e il vento è cambiato, fino alla nascita del nuovo Campo Centrale, inaugurato nel 2010. Non è il campo con la migliore visibilità al mondo (come troppo spesso viene ripetuto), è sprovvisto di un tetto retrattile (per ora), non è il più confortevole e non ha nemmeno regalato a Roma lo status di “Quinto Slam”. Tuttavia, è il massimo che si può ottenere con i vincoli del Foro Italico e ha consentito al torneo di mantenere una dimensione di primissimo piano, a partire dall'ottenimento di un combined, cosa che Ricci Bitti aveva categoricamente escluso. Nel frattempo, all’estero le cose sono cambiate. Amburgo si è via via ridimensionato, perdendo il torneo femminile e subendo l’avanzata inarrestabile di Madrid, che nel 2009 gli ha scippato lo status di Masters 1000 (anche se non in modo indolore). La grande ascesa di Amburgo, da possibile Quinto Slam, è franata in un declassamento che lo ha ridotto ad essere un torneo estivo, neanche così importante. E Roma, nel frattempo, ha anche riconquistato la data persa 12 anni prima. Il tennis è cambiato, i Masters 1000 sono meno soggetti a forfait, ma il “gemellaggio tecnico” con il Roland Garros (Roma si gioca in condizioni molto più simili a Parigi rispetto a Madrid, che paga l’altura) ha permesso di riprendersi la data di metà maggio (riconquistata nel 2011), ed il torneo ha ulteriormente accresciuto la sua posizione. Esistono ancora delle problematiche (diversi giocatori si sono lamentati degli spazi effettivamente angusti per un torneo combined) , ma Roma è cresciuto e si è preso un posto che qualche anno fa sembrava irrimediabilmente perduto. E’ giusto vivere l’evoluzione organizzativa e non sedersi sugli allori, ma è anche opportuno ricordare dove il torneo aveva rischiato di finire. Abbiamo seriamente rischiato il declassamento, invece oggi ci dobbiamo preoccupare di un impianto che ormai non riesce a soddisfare l’impressionante richiesta di biglietti. Non c’è male.
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