Il serbo sorprende tutti e assume Boris Becker come nuovo coach. Ritiratosi nel 1999, il tedesco non ha mai allenato ad alti livelli. Tuttavia, è inarrivabile sul piano del carisma.
Novak Djokovic e Boris Becker giocano a calcio-tennis durante un evento della fondazione benefica del serbo
Di Riccardo Bisti – 18 dicembre 2013
Sembrava un pesce d’aprile, invece è tutto vero. Da quando si è ritirato, Boris Becker ha fatto qualsiasi cosa tranne il coach. Adesso torna a gamba tesa nel mondo del tennis, direttamente nel team del numero 2 ATP, Novak Djokovic. Non è la prima volta che il serbo si affida a un ex campione: qualche anno fa scelse Todd Martin e fu, sostanzialmente, un fallimento. Il suo team è sempre rimasto lo stesso, guidato da Marian Vajda. E tutto funzionava alla perfezione. E invece, a 26 anni, in cerca di chissà quali obiettivi, ha chiamato l’ex campione tedesco. Becker ha vinto sei prove del Grande Slam, ha scritto pagine indimenticabili, ma è stato soprattutto un grande personaggio. Aveva un carisma eccezionale, quasi magico. Forse è proprio questa la ragione per cui Djokovic lo ha scelto. I fatti: Becker è stato assunto nelle vesti di head coach e lo seguirà in dodici tornei, già stabiliti: Australian Open, Dubai, Miami, Monte Carlo, Roma, Roland Garros, Wimbledon, Cincinnati, Us Open, Shanghai, Parigi Bercy e ATP World Tour Finals. Non sarà un impegno a tempo pieno, ma comunque notevole. “Sono orgoglioso del fatto che Novak mi abbia contattato. Farò del mio meglio per aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi, e sono sicuro che potremo fare grandi cose insieme” ha detto Bum Bum in un comunicato stampa. Anche Djokovic ha affidato le prime sensazioni a un comunicato: “Sono esaltato alla possibilità di lavorare con Boris. E’ una leggenda, conosce bene il tennis e la sua esperienza mi aiuterà a vincere nuovi trofei, sia Slam che altri tornei. Inoltre è anche una grande persona, sono sicuro che avrà un’ottima integrazione nel mio team. Porterà un nuovo approccio, e insieme a Vajda costruiranno un mix vincente. Obiettivi? Giocare al massimo e presentarmi in forma agli Slam e ai Masters 1000”.
Per Becker non sarà un compito facile. Sarà dura migliorare il rendimento di Djokovic. In fondo, Nole arriva da 24 successi consecutivi ed è il favorito per l’Australian Open, vinto nelle ultime tre edizioni. Il suo compito ricorda un po’ quello di Pep Guardiola con il Bayern Monaco (squadra di cui Becker è un gran tifoso). Il tecnico spagnolo è approdato in Bavaria dopo il formidabile “triplete” di Jupp Heynckes. Al massimo, potrà eguagliarlo. Becker ha un vantaggio e uno svantaggio rispetto a Guardiola: il vantaggio è che esistono margini di miglioramento. Lo svantaggio è che Guardiola è certamente più scrupoloso di lui. Prima di fare l’allenatore, si è fatto un viaggio in Sud America per imparare i segreti dai suoi modelli. E ha una cura maniacale del dettaglio. Boris è sempre stato un istintivo, e non tutte le sue azioni sono state dettate da chissà quali ragionamenti. Basti pensare al rapporto avuto nello sgabuzzino di un ristorante con la modella Angela Ermakova, da cui è nata una figlia. Dopo il ritiro, avvenuto nel 1999, è rimasto nell’ambiente, ma senza un ruolo ben preciso. Lo si è visto spettatore, ha ritirato un mucchio di premi, ha giocato a scacchi e poker, ha fatto il commentatore, ha scritto una biografia…e le sue ultime apparizioni sono state francamente imbarazzanti: insieme alla moglie, ha partecipato a una trasmissione TV in cui si è fatto prendere a colpi di ortaggi, ha lavato automobili con improbabili tute e giocato a calcetto con scacciamosche alle orecchie. Tutto gli è fruttato 250.000 euro. Soltanto due mesi fa, si intonavano i de profundis per il personaggio Becker: qualcuno ha parlato di presunti problemi economici, ricordando un passato arresto per evasione fiscale. Ma Boris si è inventato questo colpo di scena. In fondo, l’anonimato non fa per lui. E a Melbourne sarà uno dei personaggi più in vista.
Chissà come l’avrà presa Marian Vajda, cui non è bastata una devozione assoluta alla causa di Djokovic e una serie di grandi risultati. Forse preoccupato dalle speculazioni, il coach slovacco ha diffuso un comunicato: “Tra poche settimane, io e Novak inizieremo la nostra ottava stagione. In questo periodo abbiamo raggiunto quasi tutti i nostri obiettivi. Mi sono reso conto che Novak aveva bisogno di un nuovo head-coach per continuare a migliorare alcuni aspetti del suo tennis. Allo stesso tempo, io avrò più tempo per la mia famiglia. Il nuovo ruolo di Becker non cambierà granchè la mia posizione. Continuerò a fare tutto quello che posso per Novak, come ho sempre fatto. Sono sicuro che con Becker ci troveremo bene, e Novak continuerà a migliorare”. Vajda seguirà Djokovic in quattro eventi: Indian Wells, Madrid, Toronto e Pechino. Non è chiaro cosa farà nelle settimane di pertinenza di Becker. Ipotizzando che il tedesco si sia preparato scrupolosamente, magari come faceva prima dei vari tornei di scacchi e poker cui ha partecipato negli ultimi anni, cosa potrà dare a Djokovic? Vien da pensare al suo maestoso serve and volley, ma soprattutto al carisma. Difficilmente potrà spiegargli come vincere il Roland Garros, visto che a causa della sua testardaggine non si è aggiudicato un solo torneo sulla terra battuta. Ma la parola chiave, in fondo, è sempre la stessa: carisma. Pur vincendo tanto, e concedendosi tanti atteggiamenti da giocoliere, il serbo non è riuscito a entrare nel cuore della gente come è riuscito a Roger Federer e Rafael Nadal. A parte la recente settimana di lavoro con Stefan Edberg, lo svizzero non si è mai affidato a campioni del passato (Tony Roche era già un coach affermato). Nadal non si staccherà mai dallo zio Toni. Al contrario, Andy Murray ha tratto benefici dall’arrivo di Ivan Lendl nel suo staff. Chissà se Djokovic ha fatto questo ragionamento. Di sicuro ha già ottenuto il primo risultato: attirare l’attenzione. E non solo del mnondo del tennis.
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