Le prime impressioni d Boris Becker sull’impegno con Novak Djokovic. “Mi ha contattato quando ha perso il numero 1 ATP. Ho accettato solo dopo averci parlato a lungo”. 
Novak Djokovic è rimasto molto deluso dalla sconfitta allo Us Open con Nadal

Di Riccardo Bisti – 21 dicembre 2013

 
La BBC si è trovata il gioiello in casa. Tra le sue innumerevoli attività, Boris Becker ha fatto anche il telecronista per la TV di stato britannica. Ed era inevitabile che le concedesse la prima intervista da coach di Novak Djokovic. E’ interessante scoprire le tempistiche e le ragioni che hanno spinto il serbo a contattarlo. Il primo contatto è avvenuto in ottobre, nel giorno in cui Rafael Nadal ha scippato a Djokovic la prima posizione ATP, poche settimane dopo averlo battuto allo Us Open. Djokovic vinse ugualmente il torneo, battendo in finale proprio Nadal, ma fu superato ugualmente superato. E la striscia di 24 successi di fila, ancora aperta, non gli è bastata. “Sono stato contattato da Novak e dal suo agente mentre lui stava giocando a Pechino – ha detto Becker – sono rimasto sorpreso, non mi aspettavo la chiamata. Sono stato molto onorato”. Becker ha rivelato di aver discusso a lungo e di essersi scambiato più di un’opinione con Djokovic prima di accettare l’incarico. I due sono stati insieme a Monte Carlo per un giorno e mezzo, poi Becker ha parlato a lungo con Dodo Artaldi, spiegandogli le cose che vorrebbe cambiare. “Non si tratta di un lavoro a metà. Non sarebbe stato giusto né per lui, né per me. Bisogna provarci per vincere. O ti impegni al massimo, oppure non lo fai. O mi impegno o non mi impegno”. E ha scelto di accettare dopo alcuni colloqui in cui si è reso conto del fuoco che bruciava dentro Djokovic. “Volevo capire quanto gliene fosse rimasto, e che cosa avrei potuto offrirgli”.
 
Djokovic viene da una buonissima stagione, in cui ha vinto sette tornei e si è aggiudicato l’Australian Open. Tuttavia, è stato superato da Nadal e ha perso due finali Slam che non gli sono andate giù. “Si, quest’anno ha perso un paio di brutte partite in altrettante finali Slam – ha proseguito Becker – lui è un vincente, vuole continuare a trionfare ed entrare nei libri di storia. I risultati di Murray e Nadal hanno spostato un ingranaggio. E’ rimasto indietro di quel 5 o 10%. Gli è mancato qualcosa per qualche ragione. Ha deciso che voleva qualcuno nel suo angolo che potesse aiutarlo, e questa è la ragione per cui arrivo io”. L’arrivo di Becker è una profonda suggestione perché tornerà a sfidare, sia pure a distanza, uno dei più grandi rivali di sempre: Ivan Lendl, che siede all’angolo di Andy Murray. “Credo che ci sia una generazione che ha davvero cambiato il tennis – ha detto Becker – il tennis che abbiamo messo in mostra negli anni 80 non è così diverso da quello di oggi”. Becker è poi entrato nel merito tecnico della vicenda. Dopo i primi contatti, ha subito deciso di non interrompere il lavoro di Vajda. “Ci siamo messi d’accordo per fargli terminare la stagione con calma e poi dare l’annuncio al momento giusto”. A proposito di Vajda, ha tenuto a precisare che continua a far parte del progetto: “Nessuno conosce Djokovic meglio di lui, ed è stato molto favorevole al mio arrivo per tutto questo periodo. E’ un lavoro di squadra, non voglio sostituirmi a nessuno ma semplicemente aggiungermi. So che Novak è rimasto molto impressionato dall’accoppiata Lendl-Murray, e voleva fare qualcosa del genere”. Becker non ha praticamente esperienza da coach. L’unica volta che ha fatto qualcosa di simile risale a quasi 20 anni fa, quando giocava ancora e aveva dato una mano a un team tedesco giovanile, di cui facevano parte Tommy Haas e Nicolas Kiefer. “Ma non è un lavoro così per farlo. Ci metterò tutto me stesso”. In questi giorni, Djokovic e Becker si trovano in Spagna e poi si ritroveranno ad Abu Dhabi, dove il serbo giocherà il Mubadala World Tennis Championships.