Nonostante abbia scalato quasi 400 posizioni nel 2013, Ajla Tomljanovic vuole continuare a studiare. Seguirà un corso online con l’Università dell’Indiana. “Non voglio diventare stupida”..
Ajla Tomljanovic tira un ottimo rovescio a due mani
Di Riccardo Bisti – 27 dicembre 2013
La Croazia ha meno di 5 milioni di abitanti. Non è un bacino umano eccezionale, ma i geni sono buoni. Hanno avuto Ivanisevic, Ljubicic, Ancic…adesso c’è Marin Cilic. Tra le donne hanno vinto uno Slam con Iva Majoli, ma adesso ci sono cartucce nuove, fresche, importanti. Di Ana Konjuh abbiamo già parlato, ma la grande novità del 2013 è una 20enne che ha scalato quasi 400 posizioni. A gennaio, Ajla Tomljanovic era numero 453 WTA, ma ha chiuso al numero 77. Si è distinta soprattutto nei tornei ITF: adesso è giunto il momento di tuffarsi nel circuito maggiore e riprendersi il tempo perduto nel 2012, quando è stata colpita dalla mononucleosi e ha giocato appena sei tornei. Per reggere l’impatto con le migliori, ha scelto un coach di alto livello: David Taylor, australiano, ex allenatore di Samantha Stosur. “Stavo cercando un coach da mesi – racconta la Tomljanovic – David ha concluso il suo rapporto con la Stosur, e il mondo è piccolo. Il suo pregio? Ha una buona visione di quello che dovrebbe essere un giocatore di successo. Ha molta esperienza, può portare ottime cose al mio tennis”. La Tomljanovic è uno dei tanti giovani atleti messi sotto contratto da IMG. La sua carriera junior è stata di ottimo livello: numero 4 ITF, ha vinto l’Australian Open in doppio con Christina McHale. A 17 anni, era già numero 160. Ma la crescita si era bruscamente interrotta. Adesso il progetto ha ritrovato fiducia, e IMG si è nuovamente interessata a lei. “Sono stati loro a contattarmi – ha ammesso Taylor – la parte migliore del ruolo di un coach è aiutare una tennista a raggiungere il top del suo potenziale. Ajla ha possibilità enormi. Ha un’ottima tecnica, serve bene e ha un gran rovescio. Lavoreremo affinchè altre parti del suo gioco siano forti come queste”.
La relazione tra coach e giocatore, tuttavia, va oltre il campo da tennis. Taylor ha un’esperienza forte in questo senso: anni fa, non ha abbandonato la Stosur quando è stata colpita dalla malattia di Lyme. Adesso si trova in una situazione simile. “Sam ha visto le cose da un’altra prospettiva. Ha dato il massimo dopo la malattia. Un’esperienza del genere ti fa vedere le cose in modo più tranquillo, ti fa apprezzare quello che hai”. La Tomljanovic sta recuperando dopo la mononucleosi dell’anno scorso. “La mia prospettiva è cambiata. Il problema è alle spalle, ma cerco di non dimenticarlo, soprattutto se gioco una brutta partita. In un certo senso mi sento fortunata ad aver vissuto un problema del genere ed essere tornata”. La maturità di Ajla si esprime nella voglia di studiare. Non vuole limitarsi a tirare pallate. Si è iscritta a un corso universitario online. “Non voglio diventare stupida solo giocando a tennis”. Il corso inizierà a gennaio: si tratta di una convenzione stipulata dalla WTA con l’Università dell’Indiana. Sapendo di avere a che fare con atleti professionisti, cercano di impostare i corsi tenendo conto degli impegni agonistici. La Tomljanovic, tra l’altro, ha l’esempio della sorella maggiore Hana, discreta giocatrice impegnata con la Virginia University. “Il tennis è la mia priorità, ma le due cose possono convivere – dice la croata – studiare è positivo, non potrebbe mai essere altrimenti. Ed è ottimo per il mio cervello”. Da quelle parti, poi, c’è Mario Ancic, pure lui bloccato dalla mononucleosi (che però lo ha messo KO) e ottimo studente, tanto da aver intrapreso una brillante carriera da avvocato.
La Tomljanovic ha iniziato a giocare intorno ai 6 anni, seguendo la sorella, ma proviene da una famiglia di sportivi. Papà Ratko era un campione di pallamano, mentre la madre giocava benino a tennis. “Mio padre è stata la persona più importante della mia carriera. Viaggia sempre con me: anche mia mamma mi segue ogni tanto, ma mio padre è fondamentale per la preparazione atletica”. Lasciando perdere gli obiettivi, tipici di una ventenne (diventare numero 1, vincere degli Slam), la Tomljanovic può diventare un esempio per la sua voglia di fare le cose per bene. Troppi giocatori si rifugiano nella scusa che il tennis è troppo impegnativo. E’ una professione, per carità. Ma alcuni giocatori (il nostro Gaudenzi, la Zvonareva, Michael Russell e altri) hanno dimostrato che libri e racchette si possono conciliare. Ajla si definisce “testarda” ed è una grande appassionata di basket: avendo trascorso molto tempo negli Stati Uniti, in particolare presso l’Accademia di Chris Evert a Boca Raton, è diventata una tifosa dei Miami Heat. “Molti pensano che io sia americana. Ci vivo da sette anni e ho assimilato diversi comportamenti. Tuttavia, spesso escono alcuni aspetti del mio carattere che tradiscono le mie origini”. E così, anche se l’accento di Ajla si è un po’ americanizzato, la Croazia può ridere. Tra gli uomini manca una punta, ma le soddisfazioni potrebbero essere dietro l'angolo. Soddisfazioni rosa.
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