LA STORIA – Pochi tennisti sono riusciti a tirare il dritto con entrambe le mani. L’unica a riuscirci in epoca moderna è stata la russa Evgenia Koulikovskaya, top 100 nel 2003.
Evgenia Koulikovskaya oggi. Insegna Al mitico Spartak Club di Mosca
Di Riccardo Bisti – 27 dicembre 2013
Tirare solo il dritto, senza mai imparare il rovescio. Sarebbe devastante. Secondo l'ambidestro Claudio Grassi, n. 455 ATP, è quasi impossibile. “C’è troppo poco tempo tra un colpo e l’altro, poi con due dritti non riesci a sfruttare il 100% della potenza. Quando stacco la mano sul lato sinistro, lo faccio solo per soluzioni puramente istintive. Impostare due fondamentali solidi sarebbe molto difficile”. Grassi è uno dei rarissimi casi di tennista ambidestro: mancino naturale, all’età di 7 anni ha iniziato a giocare con la destra e non ha mai smesso. Oggi serve con la sinistra e gioca con la destra. Ma giocare totalmente a specchio gli sembra impossibile. In effetti sono passati 80 anni da quando Giorgio De Stefani giunse in finale al Roland Garros (e tra i top 10) giocando due dritti, 40 da quando Antonella Rosa ha vinto un titolo di doppio misto e si è portata a ridosso delle top-100. Ere geologiche che hanno rivoluzionato il gioco. Eppure qualcuno c'è riuscito. Pochi ricordano Evgenia Koulikovskaya, eppure è entrata tra le prime 100 non più tardi di dieci anni fa. Mancina naturale, Evgenia ha iniziato a giocare a Mosca all’età di 7 anni. Come in ogni SAT che si rispetti, il primo colpo che le hanno insegnato è il dritto. Ma lei aveva qualcosa di diverso rispetto alle compagne: quando il braccio si stancava, le altre andavano a sedersi. Lei cambiava mano e continuava a tirare, stavolta con la mano destra. “Il mio maestro mi vide e decise di fare un esperimento: non mi ha mai insegnato a tirare il rovescio”. Ora, non sappiamo se denunciare questo tizio al Telefono Azzurro (anche se ormai il fatto è caduto in prescrizione) oppure fargli i complimenti per aver realizzato un prototipo, un modello quasi inimitabile.
Una decina d’anni dopo, Evgenia è diventata professionista. La sua carriera non è stata leggendaria: è stata al massimo numero 91 WTA (nel giugno 2003). Un po’ meglio in doppio, dove ha fatto una comparsa tra le prime 50. In carriera ha vinto nove titoli ITF tra il 1995 e il 2002, l’ultimo in Italia, a Orbetello. Negli anni di massimo splendore, ha dovuto spiegare mille volte come mai fosse senza rovescio. “Mi sento come un cavallo nel circo – disse – corro e la gente segue la mia esecuzione. A volte divento pazza: capita spesso che la gente venga a vedere i miei match e poi mi punti il dito contro, dicendo: ‘Guarda, guarda come gioca!’. Capisco che sia un tennis diverso, che stimoli una reazione, ma a volte non riesco a sopportarlo”. Nel suo mitico “Tennis Encyclopedia”, Bud Collins ha ricordato i migliori giocatori privi di rovescio. Oltre a De Stefani, negli anni 50 ci fu Beverly Baker Fleitz, finalista a Wimbledon, sconfitta dalla connazionale Louise Brough. Tanti 30-40enni di oggi ricordano Luke Jensen, che insieme al fratello Murphy formava un duo di “buffoni” negli anni 90: vinsero il Roland Garros, poi si costruirono l’immagine di tennis-rockstar con tante copertine e poche vittorie. Coronarono il loro sogno al defunto torneo ATP di Philadelphia, quando entrarono in campo a bordo di una rombante Harley Davidson. Tra le sue stranezze, Luke serviva con efficacia sia con la destra che con la sinistra. Gli statistici ricordano il primo turno di Wimbledon 1972, quando si affrontarono l’indonesiana Lita Liem e l’olandese Marijke Schaar. Fu l’unica partita di tutti i tempi senza un solo rovescio.
La Koulikovskaya aveva una lateralità indecifrabile. Mancina naturale (come De Stefani, come Grassi), serviva con la sinistra. Tuttavia, a tavola utilizzava il coltello con la destra. Curiosamente, non chiamava i suoi colpi “dritto” e “rovescio”, ma semplicemente “destra” e “sinistra”. L’avesse conosciuta, Giorgio Gaber le avrebbe certamente dedicato una strofa della sua mitica canzone “Destra Sinistra”. Evgenia è stata un’anomalia che non ha avuto seguito. Eppure il dritto è il colpo più forte, quello che genera più potenza. Anche i giocatori con un rovescio migliore, spesso si spostano per giocare il dritto. Giocare con il double forehand, tuttavia, è un vantaggio più sulla carta che sul campo. Spostare le mani sul manico richiede tempo: il tennis di oggi non lo consente. De Stefani poteva farlo, Grassi no. Pensateci: in posizione d'attesa, quale mano metti in fondo al manico? E se la palla ti arriva dal lato “sbagliato”? “Tirare due dritti è un sogno – disse una volta il vecchio coach Michael De Jong, ex allenatore di Mary Pierce – fino agli anni 80, quando il gioco era più lento, forse c’era il modo di far funzionare la tattica. Ma oggi si tira troppo forte, è quasi impossibile”. Per tutte, ma non per la Koulikovskaya. Lei aveva trovato il modo: attendeva la palla con entrambe le mani sull’impugnatura, poi al momento di colpire lasciava cadere la mano che non avrebbe colpito. Dal lato sinistro era un colpo tradizionale, mentre da destra colpiva la palla con la mano a metà impugnatura. A un certo punto, però, si è stufata. Aveva 26 anni e una discreta classifica quando ha deciso di smettere. Oggi fa l’allenatrice al mitico Spartak Mosca e cerca di tenere vivo lo spirito di Larisa Preobrazhenskaya, creatrice del sistema che ha portato il tennis russo in cima al mondo. Evgenia fu una delle sue prime allieve: pur essendo orfana di padre (papà Boris è morto quando aveva pochi mesi), ha potuto continuare perchè la Preobrazhenskaya credeva in lei. “Oggi non sarebbe possibile – sospira – il tennis è diventato uno sport per ricchi. E tutti i migliori talenti scappano all’estero: la Khromacheva è andata in Belgio, mentre la Putintseva è stata acquistata dal Kazakistan”. Ma questa è un’altra storia.
Allo Spartak, comunque, si insegna anche il rovescio.
(Articolo pubblicato il 12 aprile 2013)
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