Il dolore per la separazione con la fidanzata aveva messo KO Sam Querrey. Adesso, dopo un mese di stacco assoluto, il n. 2 americano è pronto. “Sono a metà strada. Ma è ancora lunga” 
Sam Querrey con la ex fidanzata Emily McPherson: a marzo le aveva chiesto di sposarlo

Di Riccardo Bisti – 31 dicembre 2013
 
“Finchè un bel giorno la carta d’identità / non mi ha rivelato la verità”

 
Prima o poi arriva il momento in cui capisci che una parte della tua vita è andata via per sempre. Non puoi tornare indietro e, soprattutto, non puoi più vivere come prima. Il primo tempo è finito e c’è da vivere il secondo, bello o brutto che sia. Succede anche nella carriera di uno sportivo. Quel momento è arrivato anche per Sam Querrey. Fosse nato da qualsiasi altra parte del mondo, non avrebbe chissà quali pressioni. Invece è nato negli Stati Uniti, la nazione più importante di tutte. Una nazione in crisi: fino a qualche anno fa, nessuno si sarebbe preoccupato dello stato fisico ed emotivo del numero 46 ATP. Oggi, in assenza di alternative, sperano che lo Zio Sam stia bene. E lui dice di si, anche se viene da un periodo difficile. Il primo tempo della sua carriera è terminato male, sia sul campo che – soprattutto – fuori. E’ finito un amore, e solo chi prova un dolore del genere sa quanto sia difficile tirarsi su. “Sento che la mia carriera è giunta a metà strada” ha detto nei giorni scorsi, prima di partire per l’Australia. Il primo tempo è stato discreto, con qualche buon successo e un best ranking al numero 17 ATP. Ma ci si aspettava di più. “Veniva da una carriera junior molto brillante, è arrivato rapidamente tra i top-20 ed ha dovuto affrontare la pressione di dover diventare un campione” dice l’ex tennista David Nainkin, che lo segue dal 2009. Querrey riparte dal numero 46 ATP, peggiore classifica dal 2007 (se si esclude il 2011, quando fu operato al gomito destro dopo un banale incidente). Nel 2013 non ha giocato finali e nemmeno superato il terzo turno in uno Slam.
 
La sua stagione è terminata con un mese di anticipo. Durante il Masters 1000 di Shanghai si è infortunato a un muscolo addominale e ha salutato la compagnia. C’è stato un periodo di stacco totale: non ha fatto nulla per un mese. Ha messo le racchette in soffitta e ha lasciato perdere il tennis. “Non ho fatto niente in senso letterale. E’ stato bello tornare a casa e non pensare al tennis”. Con le batterie mentali nuovamente cariche, a novembre ha ripreso ad allenarsi a Carson in compagnia di Jack Sock, Steve Johnson e Donald Young. Tennisticamente, Querrey è perfetto per il power tennis. Tira un servizio potentissimo (non come il suo amico John Isner, ma comunque ottimo) e picchia come si deve da fondocampo. Un tennis che si adatta benissimo anche alla terra battuta. La testa, invece, non sempre è stata all’altezza. Querrey è un tipo un po’ naif, come testimonia l’incidente di qualche anno fa che lo ha costretto all’operazione. Provare ad allacciarsi una scarpa appoggiando il peso del corpo su un tavolo di vetro, beh, non è una grande idea. E qualche anno fa, a inizio carriera, si presentò in campo con un buco nella scarpa. Nel 2010 ammise di aver mollato una partita al Roland Garros perché voleva assolutamente tornare a casa. Quest’anno è partito bene, poi i nodi sono venuti al pettine. “Non mi divertivo più. Non riesco a esprimere con una parola quello che stavo passando. Ero stanco e avevo nostalgia di casa”.
 
E le cose negative, si sa, vengono sempre insieme. Ha avuto un paio di piccoli infortuni (problemi muscolari al torace e tendinite al gomito destro), poi a un certo punto è scomparso. La ragione di alcune assenze è stata la separazione con Emily McPherson, fidanzata di lungo corso. Una separazione che ha chiesto un duro tributo anche al tennis. Allo Us Open ha perso al secondo turno contro Adrian Mannarino. Può sembrare una scusa, ma parte della sconfitta era dovuto al suo stato mentale. “Mentalmente non ero del tutto in partita”. Pochi mesi prima, le aveva chiesto di sposarlo. Si trovavano in California, dove abitavano in un appartamento con un balcone dalla vista mozzafiato. "Eravamo proprio lì quando le ho fatto la proposta, prima di una cena al lume di candela" disse a Miami, dove era al settimo cielo, anche per lo status di numero 1 americano. Dopo aver toccato il cielo con un dito, è franato negli inferi. Ma poi arriva un momento in cui bisogna tirarsi su. Succede a tutti, prima o poi. Lo chiamano istinto di sopravvivenza. Bisogna avere la forza di chiudere il capitolo e aprirne uno nuovo, magari rifugiandosi in un pensiero diverso “Cose e persone che mi succhiavano via / anche soltanto un grammo di energia / buttare tutto, buttare quello che fa male / o perlomeno buttare quello che non vale”. Adesso Querrey guarda avanti, facendosi forza col pensiero della sua età. Il tennis è sempre più “anziano”. E lui, 26 anni, pensa che il secondo tempo possa essere più bello del primo. Per ritrovare se stesso, il californiano ha lavorato sul dritto e sulla seconda di servizio, nonché sulla mentalità. “Devo essere più aggressivo nei momenti caldi di un match. Se metto a punto certe cose, nemmeno molte, posso entrare tra i primi 15”. Per riuscirci, vuole migliorare la qualità della vita. “Voglio solo divertirmi e godermi la mia fortuna, perché molti ragazzi non hanno la fortuna di arrivare a questi livelli. Se ci penso, è qualcosa di davvero esaltante”. La qualità della vita si misura anche dalle persone che ti stanno accanto. Per questo, ha strappato David Nainkin alla USTA e lo ha assunto come coach privato. Nell’ultimo anno e mezzo, lo ha condiviso con Sloane Stephens in un curioso team misto. “Voglio qualcuno che mi spinga al massimo. Ho la curiosità di scoprire i miei limiti. Per scoprirlo, l’unico modo è avere qualcuno a tempo pieno”. E a Brisbane ha vinto un buon match contro Tursunov. Adesso è atteso da Matosevic in vista di un possibile quarto contro Roger Federer.

“Perchè io un po' mi sento come all'inizio dello show / perchè è il mio secondo tempo e io voglio godermelo / perchè io spero tanto che sia splendido”