Doha mette a nudo le difficoltà di Murray e Nadal. Lo scozzese soffre ancora alla schiena e cede di schianto. In Australia non sarà tra i favoriti. Rafa passa, ma Gulbis può impensierirlo.
Andy Murray ha accusato qualche fastidio alla schiena operata
Di Riccardo Bisti – 2 gennaio 2013
Ahi ahi, è allarme Murray. C’è qualcosa che non funziona nel fisico dello scozzese, campione di Wimbledon e finalista in carica all’Australian Open. Per anni, è stato associato al ‘chiagnefottismo’ tennistico, ma stavolta i problemi ci sono davvero. Florian Mayer è avversario difficile, sa metterti in difficoltà con il suo tennis per nulla ortodosso. Ma sono scuse: in condizioni normali, Murray vince agevolmente. Lo stava facendo anche in Qatar, dove ha gestito il match senza problemi fino al 6-3 3-0 nonostante l’assenza di Ivan Lendl a bordocampo. Per Murray era la seconda partita ufficiale, ma la prima contro un avversario degno di tal nome, poiché al primo turno aveva superato il locale Zayed in appena 37 minuti. E' presto per dare giudizi, ma Andy non è ancora pronto per essere protagonista. La sua autonomia è di circa un’ora, poi il serbatoio si svuota. Non sappiamo se sia una questione atletica o legata soprattutto alla schiena. Conoscendo lo scozzese, è più probabile la seconda. Negli ultimi game di questo 3-6 6-4 6-2 si è anche fatto assistere dal trainer. E’ normale, dopo un intervento chirurgico. E’ solo questione di tempo, anche se nei giorni scorsi ha detto di non sapere se sarà competitivo per vincere nuovamente uno Slam. Volendo essere ottimisti – e tutto sommato ce ne sono le ragioni – va però detto che mancano 11 giorni all’Australian Open. Sembrano pochi per trovare una forma accettabile. Non è una questione tecnica, ma meramente fisica. Per vincere uno Slam ci vogliono feeling e sensazioni positive. In questo momento, Murray è un cantiere aperto.
“Nella mia mente, il match era finito sul 6-3 3-0” ha detto Florian Mayer, che nel terzo set ha irriso lo scozzese con la finta di una smorzata, poi diventata uno slice a fil di rete. Vincente. “Tuttavia ho provato ad essere più aggressivo, a prendere qualche rischio. Di certo Andy non ha giocato al meglio, sapevo che avrei avuto una chance”. Il prossimo avversario sarà Victor Hanescu, ottimo vincitore su Fernando Verdasco (4-6 7-6 6-2 lo score), con cui non vinceva da oltre nove anni. E’ stato un gran giorno per il tennis tedesco: in serata è giunta la vittoria di Daniel Brands contro David Ferrer, miglior successo in carriera per Brands. E’ finita 6-4 7-5 ed è un segnale delle difficoltà che lo spagnolo potrebbe incontrare nel 2014. Brands possiede le armi tecniche per far male agli avversari (ricordate il gran match contro Nadal al Roland Garros?), ma sembra cresciuto sul piano mentale. Nell’ultimo game ha rimontato da 0-30, mostrando una serenità invidiabile. L’unico a non mollare è Rafa Nadal, che ha evitato la tripletta tedesca e centrato un posto nei quarti battendo Tobias Kamke al termine di un match complicato, chiuso col punteggio di 6-3 6-7 6-3. Che Nadal non fosse al massimo, beh, era risaputo. Lo spagnolo viene da una off season brevissima: impegnato con le esibizioni fino al 24 novembre, si è preso due settimane di riposo assoluto e ha ripreso a lavorare soltanto il 10 dicembre. Per sua stessa ammissione, ha detto che non si sarebbe presentato al top né ad Abu Dhabi e nemmeno a Doha. In effetti, si vede. Ha commesso alcuni errori non da lui.
“Ho trascorso molto tempo in campo e ho vinto: questa è la cosa più importante – ha detto Nadal – oggi ho giocato molto meglio di ieri, Kamke ha giocato un’ottima partita”. Se le gambe e le braccia sono ancora un po’ arrugginite, lo spirito è sempre lo stesso. Sotto 4-1 nel secondo, lo ha ripreso e per poco non lo vinceva. Nel terzo non ha corso rischi, anche se il vero Nadal non avrebbe sciupato tre palle break consecutive sul 5-5 nel secondo, e non avrebbe perso i primi cinque punti del tie-break. Adesso c’è un match molto affascinante contro Ernests Gulbis. Rafa presenta così la sfida: “Non lo vorresti mai incontrare perché tira forte su tutte le palle. E ha un gran servizio, anche la seconda palla. Poi tira forte tutti i colpi da fondocampo”. Le sfide Nadal-Gulbis hanno un sapore speciale, con almeno due precedenti di alto livello: la semifinale del Foro Italico 2010, quando al lèttone non bastarono 50 colpi vincenti per sfondare l’inarrivabile Nadal, che quell’anno si aggiudicò lo Slam Rosso (i tre Masters 1000 su terra più il Roland Garros). L’ultimo è ancora nella memoria: a Indian Wells, Rafa sudò le proverbiali sette camice per imporsi 7-5 al terzo, peraltro dopo essere stato a due punti dalla sconfitta. Gulbis è uno dei pochi ad affontare Nadal senza alcun timore reverenziale. “Il suo tennis non mi dà fastidio. Se tiro un vincente, è così contro tutti. Anche contro di lui. E il suo topspin è perfetto per il mio timing”. E’ vero, ma fino ad oggi ci ha sempre perso. Che sia giunta la volta buona?
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