Sfruttando la benevolenza del torneo di Sydney, John Tomic si presenta in tribuna per i match del figlio. “Nelle aree pubbliche può entrare”. Ma a Melbourne sarà caccia all’uomo… 
John Tomic in prima fila a Sydney durante il match del figlio

Di Gianluca Roveda – 8 gennaio 2014

 
Guarda un po’ chi c’è. T-shirt blu, berretto scuro. Quel tizio in prima fila, durante il match tra Bernard Tomic e Marcel Granollers, è un volto familiare. Nella splendida Ken Rosewall Arena, che nel 2000 aveva ospitato i Giochi Olimpici, siede un personaggio che di olimpico non ha nulla. John Tomic è stato squalificato a tempo indeterminato per la vicenda della presunta testata a Thomas Drouet, ex sparring del figlio, ma continua a bazzicare nell’orbita del figlio. Gli australiani, disperatamente a caccia di un erede per Lleyton Hewitt, speravano che il ‘ban’ servisse a Bernard per trovarsi un nuovo coach. Invece, la soluzione fa rabbrividire. Ha scelto il croato Velimir Zovko, con la supervisione di papà John. A quanto pare, non se lo toglierà mai di mezzo. Forse non ha mai avuto intenzione di farlo. La squalifica è un po’ strana: ATP e ITF lo hanno bannato, ma i singoli tornei possono decidere se consentirgli l’ingresso come spettatore pagante. Negli Slam è in atto una specie di caccia all’uomo. Manca soltanto che agli ingressi mettano la sua foto segnaletica. Sarà così anche all’Australian Open. Al torneo del Queen’s, però, lo avevano fatto entrare. Ed è lo stesso an Sydney, dove lo hanno avvistato addirittura nel box giocatori. E Papà John non è il tipo da nascondersi dietro ai cespugli, oppure mimetizzarsi tra la folla. No, lui si fa vedere. L’ATP ha fatto sapere che non c’è stata alcuna violazione ai regolamenti. Tomic ha pagato il biglietto ed è entrato, come ogni libero cittadino. I tornei dello Slam sono più rigidi, mentre gli eventi ATP possono decidere se bannarlo o meno. L’ATP preferirebbe la prima opzione, ma non ha una reale autorità in questo senso.
 
“La presenza di mio padre mi ha trasmesso una bella sensazione – ha detto Tomic dopo il buon 6-3 6-0 rifilato allo spagnolo – so che la squalifica terminerà molto presto, tra qualche mese, e tornerà ad aiutarmi. E’ lui ad avermi insegnato a giocare. Mi conosce meglio di chiunque altro, è uno dei motivi per cui sono diventato un tennista”. Sull’imminente Australian Open, ha detto: “Andremo insieme a Melbourne. Mi sento come a casa. Certo, lui non potrà entrare, ma va bene lo stesso. Lo vedrò comunque a casa. Se ci sarà qualcosa da dirmi, me lo dirà”. Sydney è un torneo importante per Tomic. Potrebbe assumere un valore simbolico. Dodici mesi fa, vinse il suo primo titolo ATP. Sembrava pronto a una grande stagione. Invece è stato un disastro. Chissà che il New South Wales non possa rappresentare un nuovo inizio. Lunedì si è fatto una chiacchierata con Lleyton Hewitt, reduce dal gran successo a Brisbane. “Per lui è stato un grande risultato, spero di poterlo imitare”. Ma l’interesse è tutto sul padre. Craig Watson, direttore del torneo, gli ha permesso di entrare nell’impianto, tuttavia gli è severamente vietato l'accesso nell’area riservata ai giocatori. “Non c’è nulla che vieti a John di entrare nelle aree pubbliche, così gli ho consentito di entrare” ha detto Watson. Sulla Ken Rosewall Arena, tuttavia, si è infilato nel box del figlio e sembrava parte integrante del clan. In fondo, è proprio così. La natura del rapporto tra Bernard Tomic e il padre sarebbe materiale per psicologi, non solo sportivi. Non sappiamo come andrà a finire la carriera del bad boy di Gold Coast. Una cosa è certa: in questo momento, il legame con il padre sembra indissolubile. Il tempo ci dirà se è un bene o un male.