AUSTRALIAN OPEN – La 16enne Belinda Bencic vince lo scontro generazionale con la 43enne Kimiko Date. Sorpresa: non strilla quando colpisce la palla! Perde Venus Williams. 
La storica stretta di mano tra la 16enne Bencic e la 43enne Date Krumm

Di Riccardo Bisti – 13 gennaio 2014

 
La curiosità era laggiù, sul Campo 6. Da una parte Kimiko Date, 43 anni, dall’altra Belinda Bencic, giovane stellina svizzera nata a Flawil il 10 marzo 1997. Ventisette anni di differenza. Una vicenda possibile soltanto nel circuito WTA. Per intenderci, hanno la stessa differenza di età che intercorre tra Ivan Lendl ed Andy Murray. Solo che Ivan è il coach, Andy è il giocatore. Ma Kimiko e Belinda, a modo loro, sono dei fenomeni. La giapponese perchè ha una fisico impressionante, se relazionato all’età. E’ un fascio di muscoli tonici e leggeri. La Bencic, beh…non sappiamo se diventerà una campionessa, ma ha colpito per una caratteristica “silenziosa”. Molto silenziosa. Quando colpisce, non strilla come una pazza. Un silenzio assordante che la rende una mosca bianca. Vederla (e sentirla) avrà fatto gioire centinaia di persone. Tanti puristi si sono stufati delle urla belluine delle giocatrici e invocano a gran voce un ritorno alle origini. Curiosamente, l’avvento della Bencic arriva all’Australian Open, laddove hanno inventato il ‘gruntometro’ per quantificare le urla di Victoria Azarenka e Maria Sharapova, ben oltre i 100 decibel. Sarà contentissima Stacey Allaster, grande capo della WTA. L’associazione ha lanciato un programma educativo per le nuove generazioni, in cui si cerca di limitare il grunting pern ripulire l’immagine del tennis femminile. La Bencic potrebbe essere il testimonial ideale della nuova tendenza. Di sicuro è un bel colpo per un’immagine che aveva toccato il fondo qualche anno fa quando la portoghese Michelle Larcher De Brito fece faville a Roland Garros a suon di urla da giungla.
 
Nel frattempo, Belinda si è imposta con il punteggio di 6-4 4-6 6-3. E' stata una partita interessante, con un contrasto di stili non solo fisico, ma anche tecnico. Le due condividono gli sponsor. Ma erano diversissime. Top bianco e gonnellino giallo per la Date, accostamento azzurro-arancio per la Bencic. E mentre la svizzera usa una Yonex di nuova generazione, Kimiko utilizza un telaio bianco, che rimanda agli anni in cui era una top-10 e Belinda non era ancora nei pensieri di mamma Dana e papà Ivan, che ancora oggi è il suo allenatore. La madre della Bencic, pensate, è cinque anni più giovane rispetto alla Date. Una storia incredibile. Così come sono incredibili le similitudini tra Bencic e Hingis, la più grande campionessa del tennis svizzero. A parte gli sponsor (pure Martina aveva gli stessi!), c’è una storia di emigrazione dietro. Gli Hingis sono arrivati dalla Slovacchia, mentre i Bencic si sono trasferiti dalla ex Cecoslovacchia nel 1968, l’anno dei grandi tumulti. Lei picchia forte, non ha un tennis rivoluzionario. La sua gestualità è ben nota a guardoni di oggi. Grandi botte in topspin, ricerca costante del punto. Cosa la rende speciale? Il timing sulla palla e la capacità di mettere i piedi dentro il campo. Contro il tennis pernicioso della Date ha dovuto farlo. Vedremo se farà qualcosa del genere contro avversarie più convenzionali. La giapponese è partita forte, avanti 3-0 e poi 4-2. Poi la Bencic ha infilato un parziale di quattro giochi. Il secondo set è stato uno spettacolo. In realtà, quando gioca la Date è sempre uno spettacolo. Con discese a rete in controtempo, dritti in slice, soluzioni d’astuzia, è salita 2-0, poi 3-1, poi 5-2. Il break al sesto game, ottenuto a zero, è stato un piccolo gioiello. La 43enne che ha ‘scherzato’ la 16enne, come accade nei tornei di quarta categoria, quando il giovane viene intortato dal marpione. Un rovescio in direzione anomala spediva il match al terzo, sotto il solleone di Melbourne. E il Campo 6 non ha le protezioni degli Show Courts. Da quelle parti, il sole picchia per davvero.
 
Ma poi la freschezza fisica ha preso il sopravvento. Sotto 1-5, Kimiko ha recuperato fino al 3-5 ma poi si è arresa. Come nei sopracitati tornei di quarta, quando il giovane batte il vecchio, significa che è pronto al salto di qualità. E’ certamente il caso della Bencic: potrebbe giocare i tornei junior fino al 31 dicembre 2015, ma con questo successo entrerà tra le top-150 WTA. Gli sponsor se la contendono perchè hanno visto in lei le stimmate della campionessa. E poi, con quel silenzio mentre impatta la palla, avrà conquistato una notevole schiera di sostenitori. Al secondo turno ci sarà la prova del nove contro Na Li, tra le favorite per il titolo. Forse è la più accreditata per mettere in difficoltà Serena Williams. Al primo turno ha lasciato le briciole ad Ana Konjuh, l’altro baby fenomeno del 1997 che adesso tornerà a casa per operarsi al gomito. Il resto della prima giornata ha fatto registrare l’ennesima caduta di Venus Williams. Le sconfitte della Venere Nera, ormai, non fanno più notizia. Stavolta un po’ di più, perchè era reduce dall’ottima finale ad Auckland. Ma l’avversaria si chiamava Ekaterina Makarova, che quando si gioca in Australia diventa un’altra giocatrice. La russa vanta due quarti di finale nelle ultime due edizioni, peraltro con vittorie di prestigio su Serena Williams, Marion Bartoli ed Angelique Kerber. Una buona Venus ha dominato il primo set, ha rifiatato nel secondo ed è salita 3-0 nel terzo. Ma poi si è bloccata e, dopo aver perso un paio di game combattuti, ha mollato. E così, ancora una volta, la russa può ballare la “Makarena”, uno dei soprannomi che le hanno affibiato. Male Laura Robson, totalmente a disagio contro Kirsten Flipkens, vincitrice con un netto 6-3 6-0. La partnership con Nick Saviano e Jesse Witten è iniziata nel peggiore dei modi.