AUSTRALIAN OPEN – La Knapp gioca un match quasi eroico e per poco non batte la Sharapova (bastavano due punti), mentre la Giorgi si fa rimontare dalla Cornet. Caldo record.
Maria Sharapova ha consumato molto più ghiaccio del previsto per superare una grande Knapp
Di Riccardo Bisti – 16 gennaio 2014
C’è stato un momento in cui le partite di Karin Knapp e Camila Giorgi avrebbero potuto terminare con lo stesso punteggio: 6-3 4-6 6-4 per le rivali, Maria Sharapova e Alize Cornet. E invece, mentre Camila si scioglieva come neve al sole, Karin si è rifiutata all’idea della sconfitta e ha trascinato la russa a una battaglia infinita, simile a quella di qualche anno fa, quando Masha rischiò di finire arrosto contro Camille Pin. Ma stavolta il livello è stato ben più alto. Una partita bella, intensa e combattuta nonostante il caldo mostruoso che ha attanagliato Melbourne Park e ha obbligato a sospendere gli incontri e a chiudere il tetto sui due campi principali. Una regola un tantino balorda, tuttavia, consente la sospensione soltanto alla fine del set in corso. Quando la heat policy è entrata in vigore, Sharapova e Knapp erano già nel cuore del terzo set, quindi non c'erano alternative: finire o finire. La Knapp avrebbe meritato di vincere per alimentare la fiaba del povero che per una volta si prende la rivincita sul ricco. Qualcuno pensa che il termine “catenata” sia sgradevole per descrivere un colpo molto potente, ma è l’espressione che meglio di tutte rende l’idea dei colpi della Knapp, seguita in tribuna dal fidanzato-coach Francesco Piccari. Sul ritmo, sulla velocità di palla, ha tenuto testa alla Sharapova con sorprendente agio. Ma non si limitava alla sparatoria: spesso, con il dritto, riusciva ad affondarla. Con una grinta un po’ goffa ma efficace, tratto distintivo della sua seconda carriera, la Knapp è arrivata a due punti dal match sull’8-7 al terzo, ma la classe della Sharapova è venuta fuori ancora una volta. Ha fatto la differenza nel game successivo, quando si è presa con i denti il break decisivo e – soprattutto – nell’ultimo, quando ha cancellato una delicata palla break con un irrazionale rovescio sulla riga. E così, al terzo turno, ci va la russa dopo 3 ore e 28 minuti, foriere del 6-3 4-6 10-8 finale.
La Knapp esce a testa alta. Ha mantenuto un atteggiamento impeccabile anche nella sconfitta. Le fa onore, anche perchè avrebbe più di un motivo per essere arrabbiata con il destino. Battere la Sharapova sul Centrale di Melbourne sarebbe stato un piccolo indennizzo. Perdere così avrebbe giustificato parolacce o racchette frantumate. Invece, con il viso rosso dalla fatica, è uscita dal campo con compostezza. Doppiamente brava. Il terzo set di questa partita avrebbe fatto la felicità degli scrittori. Due donne costrette a rimandare palle gialle in un catino rovente, pericoloso per la salute. Da una parte l’algida Sharapova, la sportiva più pagata al mondo, tanto attenta all’immagine da risultare fastidiosa. Nulla è casuale, nemmeno il cappellino di coach Sven Groeneveld. Eppure, a un certo punto, anche lei si è dimenticata delle apparenze. Guardava il suo clan con gli occhi sbarrati, sinceramente spaventata. E la giacchetta termica ai cambi di campo non era più un vezzo, ma una necessità. Difficile associare le parole ‘Sharapova’ e “Simpatia’, ma bisogna darle atto di essere una combattente nata. E questo le ha permesso di vincere un mucchio di partite sofferte. La Knapp aveva l’immagine opposta. Gambe pesanti, abitino dell’anno scorso (ce la vedete la Sharapova con addosso un vestito del 2013?), quell’atteggiamento un po’ così, come se la grinta fosse forzata. Ma che coraggio, che passione! Il match è sembrato routine per un set e mezzo, poi Karin è deflagrata. Sul 4-4 del secondo ha messo un buon numero di prime palle, e nel game successivo ha sfruttato le incertezze al servizio della Sharapova. Nel terzo è andata sotto 3-1, ha rimontato fino al 3-3, è finita di nuovo sotto 5-3 e sul 5-4 ha annullato tre matchpoint. Due con coraggio e fortuna, centrando un paio di righe. Sul terzo ha giocato male la Sharapova. Poi, sulla palla break, un nastro malandrino le ha regalato il 5-5. Sembrava il punto-simbolo, la rivincita dei negozietti di periferia contro i centri commerciali. Ma Karin, pur continuando a spingere a volontà con il dritto, non è riuscita a trasformare la fiaba in realtà. Tuttavia, può fare ottime cose. Non è una frase buttata lì: giocasse sempre così, quante giocatrici riusciranno a contenere le sue bordate? Quante volte, nella sua carriera, la Sharapova è stata costretta a giocare così spesso di controbalzo? Karin ha mostrato un’ottima preparazione atletica. Ha preso palle che un tempo avrebbe solo accompagnato con lo sguardo. Con la Schiavone sempre più indietro e il duo Errani-Vinci in difficoltà, se fossimo in Corrado Barazzutti avremmo più di un dubbio su chi schierare a Cleveland.
Chi invece esce senza gloria è Camila Giorgi. Impegnata sulla Margaret Court Arena, ha ceduto in tre set ad Alize Cornet. “Chi di rimonta ferisce, di rimonta perisce”, si potrebbe dire. Al primo turno era stata in svantaggio 2-4 al terzo contro la Sanders, stavolta era avanti 4-1 contro una Cornet provata dal caldo e dalle continue rincorse. Sembrava fatta, invece Camila si è spenta e ha ceduto cinque giochi consecutivi. Il punto-simbolo di questa partita è arrivato sul 4-2, in un game lunghissimo che ha riportato sotto la Cornet. Camila aveva annullato tre palle break, e sulla parità ha clamorosamente messo in rete un dritto al volo a campo aperto. Un altro errore in lunghezza regalava il controbreak alla francese, che pochi minuti dopo poteva sdraiarsi, addirittura in lacrime, sulla sauna a cielo aperto di Melbourne Park. Non sappiamo quanto la vicenda extra-tennistica di cui si parla in questi giorni l’abbia condizionata (in questo match, a differenza del primo, non aveva il badge di SuperTennis sull’abito): lei dice di no e probabilmente è vero, ma continua a perdersi in errori piuttosto gravi e a una condotta tattica inesistente. Vuole fare il vincente a tutti i costi, ogni colpo è finalizzato all’obiettivo. E’ un tennis affascinante, che attrae pubblico e interesse, ma con limiti precisi. Camila e il suo staff dovranno lavorare su quello, con calma ma anche con la consapevolezza di un dato già riportato, ma che merita attenzione: tra le top-100, ben ventidue giocatrici sono più giovani di lei. Significa che le altre non stanno a guardare.
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Grazie Rafa, modello di talento e intelligenza
Un campione unico, buono, intelligente, amato da tutti, fan e avversari, anche il suo più grande foto Ray Giubilo...