AUSTRALIAN OPEN – Nel primo test impegnativo, lo svizzero estrae una prestazione d'altri tempi e doma Tsonga. Alla borsa del tennis, il titolo "Federer" è in forte rialzo. 
Roger Federer ha offerto sprazzi di grande tennis: Tsonga KO per la decima volta

Di Cosimo Mongelli – 20 gennaio 2014


Si potrebbero sprecare le iperboli più improbabili, le metafore più fantasiose per descrivere quel che abbiamo visto lunedì notte presso la Rod Laver Arena. Ma davvero Roger Federer ha bisogno di tutto questo? Sono un paio d'anni, forse tre, che nei suoi riguardi si scrivono de profundis, ne si paventa il ritiro, lo si guarda con tenerezza nemmeno fosse un vecchietto che passa i pomeriggi davanti agli scavi. Salvo poi ritrovartelo, come questa sera, a fare a pezzi il suo avversario, Jo Wilfried Tsonga, in quello che doveva essere un ottavo di finale ostico, quasi improbabile. E che si è invece rivelato come un'esibizione, un campionario del meglio che il tennis possa offrire e insegnare. Tre set a zero, in un'ora e 52 minuti. Roger praticamente ingiocabile al servizio, con una sola opportunità concessa, più per noia e distrazione che per volontà di un frustrato Tsonga, sul 4 a 3 del terzo set. Roger impressionante a rete: 39 discese e 32 punti conquistati. Smorzate, volèe, giocate con una semplicità e leggerezza degne del miglior Stefan Edberg, assiepato in tribuna, dopo aver meticolosamente coperto la telecamera orwellianamente puntata su di lui. E sicuramente artefice, dopo il suo arrivo, del ritrovato entusiasmo dello svizzero. Ritrovato entusiasmo condito da una condizione fisica che sembra averlo riportarto ai fasti che furono.
 
La cronaca dell'incontro? Primo set deciso subito all'avvio. Break di Roger che conserva senza alcun problema e senza concedere nulla. Tsonga non riesce ad impensierire lo svizzero, che si diverte come il gatto col topo a giocare sul suo rovescio, mai così falloso come questa sera, a irriderlo con palle corte troppo lontane e troppo delicate per le sue gambone. 6 giochi a 3. Nel secondo sembra esserci più equilibrio. Sembra. Roger chiude tutti i suoi turni al servizio in un pochi di minuti, due punti concessi, Joe arranca, si salva più volte da 0-30 solo grazie al servizio e spera in cuor suo di trascinare lo svizzero al tie break per avere almeno una possibilità di uscire dal tunnel. Ma il tunnel si tramuta in incubo sul 5 pari: Federer si procura una prima palla break che Tsonga annulla con un ace. Poi ecco la seconda: nastro fortunoso dello svizzero e poi dritto in rete di Tsonga che, sconsolato, si avvia al cambio di campo. E non oppone resistenza alcuna a Federer che chiude il set tenendo l'ennesimo servizio a zero. Il terzo è poco più che una formalità. Break a zero di Roger nel secondo game, altre tre palle break consecutive sul 4 a 2. Lo svizzero non le sfrutta e poco dopo si assiste, come scritto sopra, all'unico momento di suspance, Tsonga ha la prima palla break dell'incontro.
 
Sfruttarla non riaprirebbe il match, ma di certo toglierebbe un po' di sicurezza a Federer che si sta preparando da sin troppi minuti alle risposte da dare a Courier a bordo campo. Ma non è proprio serata. Il francese scaraventa in rete l'ennesimo rovescio e deve attendere solo il turno di servizio seguente dello svizzero, chiuso a zero, perché questa disfatta abbia finalmente fine. Quarantunesimo quarto di finale in carriera per Federer, proprio come Jimmy Connors (che però li ha spalmati in un lasso di tempo maggiore). Ad attenderlo Andy Murray, che sulla Hisense Arena si è distratto per un quarto d’ora contro Stephane Robert e gli ha concesso un set, salvo dominare gli altri tre: 6-1 6-2 6-7 6-2. Per imporsi, lo scozzese dovrà alzare notevolmente il livello. Forse ancor più che l'ultimo precedente, sempre su questi campi, lo scorso anno. Roger è sorridente, fiducioso e spensierato come poche volte accaduto negli ultimi mesi: "Ho trovato tanta fiducia nei primi tre incontri in questo torneo e stasera giocato molto bene, il mio miglior tennis e sono stato bravo a comandare gli scambi. Sto molto bene fisicamente". Gli avversari sono avvertiti.