L’INTERVISTA – Leonardo Caperchi, ex coach di Gaudenzi e Fognini, si è trasferito presso l’Accademia di Rick Macci. E ha tra le mani un potenziale fenomeno: Tyra Black. 
Leonardo Caperchi al lavoro con Tyra "Hurricane" Black

Di Riccardo Bisti – 5 febbraio 2014

 
Molti conoscono Leonardo Caperchi per aver formato Fabio Fognini e Gianluca Naso. Li ha presi da ragazzini e li ha fatti diventare professionisti. Poi le strade si sono separate, ma i rapporti restano ottimi. Leo ha provato a lavorare in Italia, inaugurando un progetto con il Comitato Regionale della Liguria. Non tutto è andato per il verso giusto, così ha deciso di attraversare l’oceano per esplorare nuove realtà professionali. Dopo un approccio con la USTA, ha trovato la sua dimensione presso la famosa accademia di Rick Macci, a Boca Raton. Caperchi è entusiasta del progetto, del sistema e della mentalità americani. Ecco i pensieri di un emigrante di lusso.
 
Come è nata la possibilità di trasferirsi negli States?

Dopo aver lavorato con tanti allenatori italiani (Piatti) e stranieri (tra gli altri, Ronnie Leitgeb e Salvador Sosa) e aver avuto importanti esperienze all'estero, ho voluto provare a lavorare in Italia. Prima cercando di far crescere un giocatore italiano: con Fabio Fognini è stata una avventura pazzesca, forte e coinvolgente sul piano emotivo. In seguito volevo continuare a far crescere altri giocatori italiani e pensavo che un settore giovanile come quello ligure fosse una buona base, per poter poi proseguire con il Settore Tecnico Nazionale. Dopo aver conosciuto la realtà tecnico-politica italiana dall'interno, ho capito che l’ambiente non coincideva con le mie esperienze precedenti e la mia mentalità. E' così nata la voglia di guardarsi in giro: per fortuna il tennis offre molte opzioni, addirittura la possibilità di scegliere dove vivere e lavorare. Sono andato a parlare con i vertici USTA a dicembre 2012 e mi sono confrontato con Josè Higueras, Hola Malmquist e Jay Berger, rispettivamente responsabile e coordinatori maschili e femminili del junior development. Il loro National Tennis Center si trova a Boca Raton, Florida. Sono stati giorni interessantissimi. Il tipo di profilo che cercavano corrispondeva esattamente al mio, ma volevano allenatori americani dopo aver inserito parecchi stranieri. Di passaggio per il National Tennis Center, a un paio di miglia, si trova la Rick Macci Tennis Academy. Essendo molto curioso, volevo conoscere Macci e vedere come lavorava. Avevo sempre sentito il suo nome in merito alla costruzione di diversi giocatori, ma non lo avevo mai conosciuto.Un ragazzo italiano, Giampaolo Mauti, lavorava lì ed è stato gentilissimo a presentarmi a Macci e a farmi conoscere i meccanismi dell’Accademia. Mi è piaciuto il sistema, l'atmosfera professionale, la bellezza del Boca Lago Country Club e di Boca Raton. Le poche ma decise parole scambiate con Macci, principalmente su Gabriella Price, una bimba di dieci anni dal presente sbalorditivo e dal futuro (penso) dirompente, mi hanno fatto venire voglia di cominciare da lì invece che dalla USTA. I miei primi approcci sono stati respinti, perchè ero…troppo qualificato. Ma Giampaolo Mauti ha fatto capire che tipo fossi, e quali vantaggi e contributi avrei potuto portare all'organizzazione. Il suo ruolo e' stato determinante. Ho rischiato, ho lasciato il lavoro italiano e mi sono preparato a tre mesi di prova e di conoscenza reciproca. Appena arrivato, ho seguito per 3 giorni il loro lavoro, sia dentro che fuori dal campo. Due settimane dopo ero a bordo come coach full time e responsabile dei settori non controllati da Bryon Gill (Academy Director) e Mauti (Head coach). Ho così esaudito un desiderio: vivere la realtà americana in una loro capitale del tennis. Un amico mi ha detto: "Ma non trovi mai pace!". Non voglio avere pace, voglio energia e crescita. Purtroppo, in Italia, o ti appiattisci o diventi indifferente. Spero che un giorno le cose cambino, ma non mi interessa vivere cosi.

Quali sono le differenze principali tra un'accademia italiana e una americana?
Penso che le organizzazioni riflettano i loro leader. Ogni responsabile traccia la sua linea, quindi anche all'interno delle accademie italiane o americane ci sono molte differenze, per cui posso parlarti solo dell'organizzazione che sto vivendo. Un numero ristretto di ragazzi su una ventina di campi, con Macci in campo tutto il giorno e attento ad ogni dettaglio, sia nelle ore di accademia che private. E' il primo ad arrivare e curare ogni particolare organizzativo, tecnico o relazionale. Un leader professionale, persona di campo e interessante a 360 gradi. Gli mandi una mail e ti risponde alle 4:30 del mattino del giorno dopo. Altre caratteristiche? Visione a lungo termine e poche chiacchiere. Farei riflessioni sulle altre, ma sarebbe poco americano: per questo, mi concentro sulla mia. Anche questa è un’altra differenza di base piuttosto importante.

Lavori solo con Tyra Black o anche con altri giocatori?
Sono a disposizione del settore over 10, ma se ogni tanto nasce l'esigenza intervengo con qualche piccolino. Tyra Black è spesso nel mio settore e nel mio campo. In un’accademia dinamica e attenta all'esigenza individuale, il plan è spesso un “no plan”. Bisogna reagire continuamente e adattare la situazione all’individuo e al momento, con attenzione alla crescita sul lungo termine.

Come valuti la Black? Punti forza, debolezze? Dove può arrivare?
Mai vista un atleta naturale cosi. E ne ho visti di atleti: uomini, donne, grandi, piccoli. Un puma nelle movenze, leggera e potente, agile e veloce. Possiede un equilibrio ad alta velocità e una lettura della situazione tattica impressionanti. Quando comincia a muoversi veloce e spingere, diventa devastante. Mi sorprendono movimento, controllo dello spostamento e potenza della palla. Spettacolo in movimento. Sportivamente, ne sono innamorato.

E' più forte lei o la sorella maggiore Tornado?
Mi piacciono entrambe. La maggiore, Alicia "Tornado" (classe 98) ha le stesse movenze, forse con un tempo sulla palla ancora migliore. La piccola penso sia potenzialmente più esplosiva, un vero gioiellino ancora tutto da ripulire. Tornado ha già avuto la sua dose di difficoltà a inquadrarsi e capire come essere professionale. Tyra è ancora lontana dal sapersi allenare. Non si sa preparare, allenare, defaticare. Insomma, come tutti i giovani ha bisogno di una scintilla che la esalti. Sappiamo bene che questa scintilla è la forma di allenarsi e migliorare. Noi allenatori abbiamo il compito di generare lo stress inteso come stimolo, i giocatori devono avere la capacità di rispondere. Sono convinto che questo sia il vero margine di miglioramento di una bimba come Hurricane Tyra Black. Ne ha tutto il tempo, ma deve cominciare.
E stiamo parlando di una bimba di 12 anni che parteciperà al camp di Fed Cup USA, con Venus, Serena e Sloane Stephens. Sarà la prima dodicenne a fare qualcosa del genere..

Hai conosciuto la mamma Gayal? Che tipo è? Dicono che sia molto "vivace"…
Vivace, attenta alle dinamiche individuali e dell’accademia, tecnica, rompiscatole alla ricerca della qualità. Unico difetto: mamma, nel senso che a volte non separa la realtà di una una disamina scomoda dalla realtà immediata. Come fargliene una colpa? In generale è un'ottima mamma. Inoltre, qualsiasi genitore di un ragazzo promettente è considerato pazzo da tutti gli altri. Sono loro a spingere fino a quando i bimbi diventano i migliori di una nazione, poi ci vuole la fortuna di trovare buone situazioni tecniche di supporto.

Il tuo pensiero sugli ex campioni all'angolo dei più forti? Becker con Djokovic ed Edberg con Becker, oltre a Lendl con Murray?
Spettacolo. Darei una gamba per trascorrere un giorno, o anche solo una sola cena con queste tre coppie. Sono tutte persone estremamente interessanti, grandi personalità e conoscitori del gioco. Sarà bello vedere cosa porteranno ai loro giocatori. Quello che ha fatto Lendl è sotto gli occhi di tutti.

Quale binomio pensi possa funzionare meglio?
Mi incurioscisce molto Edberg-Federer, impossibile negarlo. Talento, attacco, facilità, carattere, eleganza, fredda lucidità.

Cosa può dare un ex campione rispetto a un coach che non è stato giocatore?
Ogni campione può dare qualcosa. Dipenderà molto dalle esigenze individuali, ma chi non seguirebbe Boris Becker che ti chiede di attaccare la seconda del tuo avversario? O Stefan Edberg che ti aiuta a rimanere lucido in una arena incandescente, alzando la qualità contro un giocatore piu' fisico? Brad Gilbert giocava ancora quando ha cominciato con Andre Agassi, e la loro partnership ha fatto la storia del tennis. Chi lavorerebbe male tra Courier, Sampras, Chang, Muster o Safin? Con Marat non si annoierebbero …

Nel calcio alcuni ex campioni hanno fatto subito bene, altri hanno fallito: ritieni che anche nel coaching sia necessario fare un po' di gavetta?
La gavetta è importante ovunque, ma aver giocato fa parte della stessa. Se hai le giuste caratteristiche di mentalità, perché non avere successo anche subito? Per chi, come me, non ha vissuto esperienze importanti da giocatore, è ovvio che lo studio e il lavoro con allenatori di esperienza sia fondamentale.

Ti sembra corretto che si possa diventare coach professionisti da un giorno all'altro? Non si dovrebbe istituire un corso-esame-patentino professionale come nel calcio, con tanto di albo dei coach professionisti?
Mi sembra che l’ATP abbia scelto una buona strada certificando chi lavora o ha lavorato per tanto tempo sul circuito, stilando una lista degli allenatori ATP ufficiali. Recentemente ne sono entrato a fare parte ed è motivo di grande orgoglio. Non penso si diventi coach professionisti da un giorno all'altro, ma nessuno può improvvisare. In fondo, il coach viene scelto dal giocatore, non è imposto. Una lista importante come quella ATP distingue chi ha già lavorato per diversi anni da chi comincia, o da chi ha praticamente tradotto la parola maestro ma che non lavora in ambito professionistico. La libera traduzione va benissimo ma, concedetemi la battuta, il Dott. Commercialista mica opera da Doctor!