L’opinione del nuovo CEO ATP: l’attenzione ai tornei challenger, l’ottimismo per il futuro, la grande fiducia nella pulizia del tennis e il calendario che si allunga…silenziosamente.
Chris Kermode ospite di un talk show durante le ATP World Tour Finals
TennisBest – 20 febbraio 2014
Sono passati meno di due mesi da quando Chris Kermode ha preso in mano l’ATP. Il dirigente britannico, emerso dopo una lunga consultazione a seguito della tragica morte di Brad Drewett, ha effettuato la prima mossa ufficiale qualche giorno fa, quando è stato diramato il calendario ATP del 2015. Bisogna dargli atto di sapersi relazionare con i giocatori: dall’anno prossimo, il calendario tornerà all’antico e la off season si accorcerà ulteriormente. Sarà ripristinata la settimana di pausa tra il Masters 1000 di Parigi Bercy e le ATP World Tour Finals. La finale di Coppa Davis si terrà nell’ultimo weekend di novembre, riducendo a 4-5 settimane il periodo di off-season. I tennisti si lamentano per la lunghezza della stagione, ma non si è levata una sola voce di dissenso. Evidentemente, Kermode ha trovato le argomentazioni giuste per non farli arrabbiare. Ma è interessante ascoltare le opinioni del nuovo CEO: nei giorni scorsi è stato intervistato dal sito britannico The Tennis Space, esprimendosi su numerosi argomenti. Vale la pena riportare le dichiarazioni più interessanti.
“La mia sfida come amministratore delegato sarà quella di continuare a far crescere tutte le aree del tennis: lo scorso anni abbiamo avuto 830 milioni di telespettatori contro i 430 del 2007, i ricavi commerciali sono cresciuti del 200% rispetto al 2009 e lo scorso anno abbiamo avuto il record assoluto di spettatori: 4,7 milioni di presenze nei luoghi dei vari tornei”.
“Non voglio dire che un punto sia più importante degli altri, ma i challenger sono molto importanti. Ci saranno più eventi, più prize money. Stiamo mettendo nei challenger i proventi che arrivano dallo streaming. Vogliamo dare la sensazione che valga la pena giocare a tennis piuttosto che praticare altri sport”.
“Non sono così preoccupato per la fine dell’epoca dei Fab Four. Quando si ritirarono Borg e McEnroe, molti pensarono che fosse finito tutto, poi sono arrivati i Becker e gli Agassi. Ci sarà sempre qualche nome nuovo. In Australia si sono fatti notare Grigor Dimitrov, Milos Raonic, i giovani australiani, Nishikori…quando ci sarà il cambio della guardia, per me sarà una cosa interessante. Ogni generazione arriva alla fine, ma sarà interessante vedere chi arriverà dopo”.
“L’omologazione delle superfici? Io sono convinto di una cosa: o un prodotto è buono o non lo è. La gente discute di queste cose, ma negli ultimi 10 anni abbiamo probabilmente assistito ai migliori match degli ultimi 30 anni. Se poi diamo un’occhiata alle sfide tra Djokovic e Nadal, vediamo due stili di gioco completamente diversi. Non credo che sia un problema se lo spettacolo è più lungo o più corto. Quando giocavo, tutti dicevano che lo spettacolo era troppo veloce e chiedevano un rallentamento”.
“Capisco che qualcuno chieda una maggiore differenziazione delle superfici. Non sono d’accordo al 100%, ma è un argomento da valutare. Radunerò la mia opinione parlando con i cinque soggetti in ballo: giocatori, tornei, sponsor, spettatori e media. Ai miei tempi, i terraioli arrivavano a Wimbledon e perdevano al primo turno, era certo. Siamo sicuri che fosse una buona cosa? Io non ne sono così convinto”.
“Il tennis è uno sport assolutamente pulito. E’ bello vedere tanti giocatori che lottano per un sincero spirito competitivo e non per i soldi. A bassi livelli, i giocatori sanno quali sono le loro responsabilità, quali rischi corrono e come possono evitarli. Lavoriamo a stretto contatto con la Tennis Integity Unit, l’integrità del gioco è una nostra priorità”
“McEnroe dice che il doppio sta morendo, ma il tennis è uno sport globale e in certi mercati è un prodotto assolutamente cruciale. In Gran Bretagna, per esempio, la gente lo segue moltissimo. Alle ATP World Tour Finals ci sono doppi con 17.000 spettatori. Forse in passato ci siamo concentrati troppo sul singolo, ma la gente deve sapere chi sono i doppisti, penso che sia soprattutto una questione di marketing. Alcuni giocatori preferirebbero due set e un Champions tie-break piuttosto che le regole sul no-ad. Ma se metti 20 persone in una stanza, avrai 20 opinioni diverse. Ho alcune idee sul singolare che per ora non voglio rivelare perché prima voglio parlare con i giocatori e i tornei, ma penso che tutti gli sport evolvano, pensate a cosa è successo nel cricket".
“La lunghezza della stagione? La maggior parte dei giocatori la vuole più lunga, i migliori vogliono accorciarla. E’ una questione di equilibrio. Per me è possibile che ci sia un calendario con eventi obbligatori, ma anche con un po’ di flessibilità. Credo che adesso sia ragionevole: è tutta una questione di equilibrio”.
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