Lo spagnolo non ha mai difeso un titolo lontano dalla terra battuta. Ci prova a Indian Wells, dove le condizioni ambientali sono perfette. La schiena è OK, in mezzo c’è stata una vacanza rigeneratrice.
Rafael Nadal è accompagnato a Indian Wells da Francisco Roig
Di Riccardo Bisti – 7 marzo 2014
Ha vinto 62 tornei, di cui 19 lontano dalla terra battuta. Eppure, Rafael Nadal detiene un primato negativo. In fondo, ognuno ha i suoi scheletri (statistici) nell’armadio. Se Roger Federer è il tennista ad aver perso il maggior numero di partite pur vincendo più punti dell’avversario, lo spagnolo non ha mai confermato un titolo sul veloce. Con questa motivazione-extra si presenta all’Indian Wells Tennis Garden, dove l’anno scorso fece capire al mondo di essere tornato sul serio. I tornei sudamericani gli avevano dato certezze fisiche, la California ne consacrò lo status di grandissimo. Indian Wells è un luogo speciale per Nadal: ci ha vinto tre volte (2007, 2009 e 2013) e ne adora le condizioni. Ottenere un buon risultato sarà fondamentale anche per mantenere il numero 1 ATP nel resto della stagione. Gli scadranno 1.000 punti, poi proverà ad accumularne il più possibile a Miami (dove l’anno scorso non andò) prima di fronteggiare le cambiali della stagione sul rosso: finale a Monte Carlo e trionfi a Barcellona, Madrid, Roma a Parigi, per un totale di 5.100 punti. “Non ha mai difeso un titulo sul duro? Credo che sia un caso – ha detto Francisco Roig, vice-coach dello spagnolo – non diamo troppa importanza a questa cosa, è già piuttosto difficile vincere un torneo di questo livello”. Roig accompagna Rafa nei periodi in cui lo zio Toni non è presente. E la primavera americana è uno di questi. “Rafa si presenta con grande fiducia, perchè vincere un torneo è sempre molto importante. E' andato a Rio de Janeiro senza molti allenamenti sulle gambe, poi le condizioni di gioco non erano molto favorevoli. Però doveva vincere il torneo, e lo ha fatto”.
Dopo l’Australian Open, si è fermato per diversi giorni a causa del problema alla schiena patito durante la finale contro Wawrinka. Ha saltato Buenos Aires, dove era pronto un sostanzioso ingaggio, poi si è recato a Rio de Janeiro. Ha vinto il torneo senza affrontare un solo top-20, ma ha rischiato grosso in semifinale contro Pablo Andujar, battuto dopo aver annullato due matchpoint. La settimana dopo, anzichè giocare ad Acapulco, è andato a Cancun, poi si è trasferito in aerotaxi a Cozumel, dove si è preso qualche giorno di vacanza e ha privilegiato le moto d’acqua alle racchette, il mare al plexipave. “La schiena migliora giorno dopo giorno – ha rivelato Roig – all’inizio si è limitato a palleggiare da fondo, poi ha lentamente ripreso a servire. E piano piano ha ripreso i suoi ritmi abituali”. Nadal adora Indian Wells perchè ci sono condizioni un po’ strane: la palla penetra parecchio nell’aria, ma non rimbalza così veloce. “Sembra una contraddizione, ma non è così – spiega Roig – la palla vola molto, e quando tocca terra non scivola ma rimbalza molto alta. Rafa si presenta con grande fiducia e la giusta mentalità”. Inoltre, le condizioni atmosferiche sono super-favorevoli: a Indian Wells splende il sole per 354 giorni l’anno, le precipitazioni sono irrisorie (una delle poche è arrivata durante la sfida contro Federer di due anni fa), il clima è secco e la temperatura media, nei 10 giorni del torneo, si attesta sui 32 gradi. Come se non bastasse, il plexipave è forse il cemento più lento del mondo, e a Rafa piacciono molto anche le palline Penn, molto sensibili alle sue maxi-rotazioni.
Il tabellone è il peggiore possibile: l’esordio sarà contro Radek Stepanek, buon vincitore al primo turno su Istomin, poi ci saranno due tra i giocatori più in forma del momento (Dolgopolov e Fognini) prima di un rush finale durissimo: Andy Murray nei quarti e uno tra Federer e Wawrinka in semifinale. Ammesso che le gerarchie vengano rispettate, obviously. Ma c’è una barriera da abbattere, una piccola maledizione nella grande carriera dello spagnolo: un titolo da difendere sul cemento. Gli è capitato soltanto due volte di arrivare perlomeno in finale in un torneo vinto dodici mesi prima. Risalgono entrambe al 2011, allo Us Open e a Tokyo. A New York fu stoppato da un’impressionante Novak Djokovic, mentre a Tokyo incappò in Andy Murray. Curiosamente, quello resta l’ultimo scontro diretto tra i due. Una rivalità che potrebbe riproporsi a Indian Wells, a livello di quarti di finale. A parte il dato statistico, va detto che Nadal sta ottenendo ottimi risultati sul veloce. Dalle ATP World Tour Finals, non ha mai perso prima delle semifinali in un torneo sul duro. Dall’Australian Open 2012 all’Australian Open 2014 ha giocato 14 tornei, arrivando sempre – almeno – al sabato. Un dato da ricordare a chi pensa che lo spagnolo vinca solo sulla terra battuta.
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