INDIAN WELLS – Prima sconfitta stagionale per lo svizzero, sofferente alla schiena e un po’ spossato sul piano mentale. Anderson lo sorprende e sfida Federer nei quarti. 
La gioia di Kevin Anderson, autore dell'impresa di giornata

Di Riccardo Bisti – 13 marzo 2014

 
Gli occhi erano tutti su di lui. Vincere un torneo del Grande Slam significa popolarità. E popolarità significa aspettative. Appena Stanislas Wawrinka tirava un vincente, il pubblico di Indian Wells si esaltava. Se lo aspettavano. E invece, quando ha perso la prima partita del 2014 (7-6 4-6 6-1 contro Kevin Anderson), la gente era delusa. Lo aveva adottato. Alcune spettatrici lo sostenevano come se fosse un figlio. Da quando ha alzato le braccia a Melbourne, Wawrinka non è più un giocatore come gli altri. Il suo nome significa qualcosa. Tanta gente si è affezionata al suo tatuaggio con la frase di Samuel Beckett, o più semplicemente alla sua storia. E le sue partite, un tempo relegate nei campi secondari, oggi finiscono sul campo centrale. Gliel’hanno concesso anche in una giornata con Murray, Federer e Djokovic. Questi sono i lati positivi, ma ce ne sono anche altri. Gli avversari, per esempio, lo affrontano con ancora più impegno. Magari sentono di poterlo imitare, di sicuro giocano alla morte. Dopo aver cacciato per anni, oggi lo svizzero è la preda. E quando sei la preda giochi, vinci e perdi in modo diverso. I campioni trovano la zampata al momento decisivo, quando sentono l’odore del sangue. Contro Anderson, in forma straordinaria, Wawrinka non lo ha fatto. Sul 4-4 ha avuto un paio di palle break, ma non le ha sfruttate (e in una delle due è colpevole), così il set si è trascinato al tie-break, in cui il suo tennis si è sfaldato. Dopo aver perso il primo e preso un break di svantaggio nel secondo, ha chiesto l’intervento del trainer per un dolore alla schiena. La partita sembrava finita. E invece, ancora una volta, ha tirato fuori quel che gli era rimasto. Ha trovato il controbreak a zero, firmandolo con un bel passante di rovescio. A quel punto, la paura si è impadronita di Anderson. Quando è andato a servire per rimanere nel set, ha giocato un game disastroso e ha dato allo svizzero la possibilità di mostrare il pugno, come se l’onda positiva fosse finalmente tornata.
 
E invece no. Nel terzo set non è mai stato in partita e ha ceduto rapidamente, raccogliendo la prima sconfitta stagionale. In conferenza stampa, ha escluso che la sconfitta sia imputabile a qualche problema fisico. “La schiena non mi ha creato problemi, anche perché ho vinto il game successivo. Ero solo un po’ stanco”. In realtà, le motivazioni di questa sconfitta sono più profonde. “Sono deluso di me. Sono un po’ cotto mentalmente, ma non è questo il problema. Sono stato negativo per tutta la partita, mi lamentavo del servizio, del mio modo di giocare…se faccio così, non merito di vincere. Pensavo al modo per trovare una soluzione, e non si fa così”. Stanislas ha comunque ammesso che lo status di campione Slam ha la sua influenza. La gente, il pubblico, il torneo si aspettano molto da lui. Paradossalmente, il lungo periodo di stop dopo la Coppa Davis (è rimasto senza tornei per oltre un mese, saltando Marsiglia e Dubai) non lo ha ricaricato, ma ha reso più difficile il ritorno alle gare. Lo sforzo mentale per tornare a giocare lo ha consumato.
 
I suoi sostenitori (che stanno aumentando a vista d’occhio) apprezzeranno una disamina così lucida. In fondo, il primo modo per risolvere un problema è riconoscerlo. E Stan è un maestro nel trovare soluzioni. In Australia gli è era andato tutto bene. Contro Kevin Anderson non ne ha trovate, ed era deluso più per questo che per la sconfitta. Trovare soluzioni, in fondo, non è un processo cosciente. Ai campioni viene naturale. Wawrinka sta ancora lavorando in questo senso. Ovviamente non va sottovalutata la prestazione di Anderson, che nelle ultime settimane ha messo il turbo: finale a Delray Beach, finale ad Acapulco e adesso quarti a Indian Wells, dove se la vedrà con Roger Federer. Per lui è stata la 150esima vittoria in carriera, la prima in quattro scontri diretti contro Wawrinka. “Non ho mai pensato al fatto che lui fosse il campione dell’Australian Open – ha detto – semplicemente ero concentrato su quello che stavo facendo”. E’ quello che proverà a fare contro Federer, che ha tenuto a distanza Tommy Haas, battuto con un doppio 6-4. “Dovrò concentrarmi solo sul gioco. Sto giocando un ottimo tennis e ho intenzione di andare avanti” ha detto il sudafricano. Per Federer sarà il nono quarto di finale a Indian Wells, frutto di quattro titoli e 45 partite vinte. Negli altri match, hanno centrato i quarti Ernests Gulbis (secondo anno di fila, al termine di una sfida un po’ tesa contro Bautista Agut), il qualificato Benneteau e l’idolo di casa John Isner, finalista nel 2012, bravo a superare Fernando Verdasco.
 
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – OTTAVI DI FINALE
Alexandr Dolgopolov (UCR) b. Fabio Fognini (ITA) 6-2 6-4
MilosRaonic (CAN) b. Andy Murray (GBR) 4-6 7-5 6-3
Kevin Anderson (SAF) b. Stanislas Wawrinka (SUI) 7-6 4-6 6-1
Roger Federer (SUI) b. Tommy Haas (GER) 6-4 6-4
John Isner (USA) b. Fernando Verdasco (SPA) 7-6 3-6 6-3
Ernests Gulbis (LET) b. Roberto Bautista Agut (SPA) 7-6 4-6 6-2
Julien Benneteau (FRA) b. Feliciano Lopez (SPA) 6-3 7-6
Novak Djokovic (SRB) vs. Marin Cilic (CRO)