L'INCHIESTA – Dopo decine di battaglie, l’addio di Corrado Barazzutti alle panchine di Davis e Fed Cup potrebbe non essere così lontano. Ma chi sarà il suo successore’ Lo abbiamo chiesto ai possibili candidati…

Di Riccardo Bisti – 23 aprile 2014

 
La presidenza di Angelo Binaghi è indissolubilmente legata alla figura di Corrado Barazzutti. Subito dopo l’insediamento, l’ingegnere sardo sollevò Paolo Bertolucci dall’incarico di capitano di Coppa Davis e lo sostituì con Barazza. Sulla panchina di Fed Cup c’era Raffaella Reggi: “Raffi” durò un anno, poi subentrò Barazzutti anche tra le donne. Il tecnico friulano sta battendo tutti i record di longevità sulle panchine azzurre. Quello in corso è il 14esimo anno consecutivo alla guida della Coppa Davis, il 13esimo in Fed Cup. Sono stati anni difficili: una dolorosa retrocessione in Serie C, la faticosa risalita, i sorteggi sfortunati e l’agognato ritorno nel World Group. La vittoria in Argentina gli offre l’occasione di centrare la sua prima semifinale. “Contro la Gran Bretagna abbiamo tantissime possibilità di farcela” ha detto a Mar del Plata. In Fed Cup è andata decisamente meglio: Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci lo hanno reso il capitano più vincente della storia azzurra, con ben quattro titoli (2006, 2009, 2010 e 2013). Ma “Barazza” non è eterno. Lo scorso anno ha superato i 60 anni ed è normale che subentri un pizzico di stanchezza. Non l’ha mai detto esplicitamente, ma da qualche anno lascia intendere che il suo addio potrebbe non essere lontano. Come tutti, Barazzutti ha fatto cose buone e meno buone. Tanti gli riconoscono la capacità di aver tenuto insieme un gruppo di prime donne, altri gli rimproverano un atteggiamento troppo servile nei confronti della dirigenza. Ma quel che è stato è stato. Il futuro, invece, è un’incognita. Nessuno ha mai parlato seriamente del post-Barazzutti, salvo qualche sparata su Francesca Schiavone nell’entusiasmo post-vittoria al Roland Garros.
 
Ma il problema-capitano potrebbe porsi molto presto. E allora abbiamo raccolto i pareri di sette protagonisti del nostro tennis, gli ultimi due capitani (Bertolucci e Reggi) più alcuni papabili per le panchine di Davis e Fed Cup. In verità, ne avevamo contattato qualcuno in più, ma c’è chi ha preferito non rispondere, magari per pudore, forse per non sembrare presuntuoso nell’autocandidarsi. Ma Silvia Farina, Laura Golarsa, Giorgio Galimberti, Davide Sanguinetti e Diego Nargiso hanno dato il loro parere, senza nascondersi. Qualcuno ha tranquillamente avanzato la propria candidatura, peraltro senza presunzione. Semplicemente, è stata l’espressione di un desiderio. E’ emerso un quadro interessante, che tornerà molto utile anche alla FIT quando sarà l’ora di decidere. Oltre a domandare chi dovrebbero essere (e perchè) i nuovi capitani di Davis e Fed Cup (proponendo alcuni nomi, ma dando totale libertà di scelta), abbiamo chiesto al nostro parterre de roi se sarebbero disponibili in caso di chiamata, e cosa pensano del capitano unico per entrambe le competizioni. In fondo, l’Italia è l’unico grande paese ad adottare questa soluzione. L’altro era la Russia, ma dal 2014 il posto di Shamil Tarpischev in Fed Cup è stato preso da Anastasia Myskina.
 
CHI DEVE ESSERE IL PROSSIMO CAPITANO DI COPPA DAVIS?
(Proposte: Renzo Furlan, Davide Sanguinetti, Diego Nargiso, Giorgio Galimberti, Potito Starace)
 
Raffaella Reggi: “Per come è impostata la situazione attuale, credo che Giorgio Galimberti abbia più chance di tutti. Lavora già con la Fed Cup, ha un buon rapporto con i giocatori….ci sono tanti fattori che influiscono su queste scelte, al di là della personalità che uno dovrebbe avere. Un buon capitano deve avere carisma, una buona interazione con i giocatori e la giusta conoscenza del panorama internazionale”.
 
Silvia Farina: “Non ne ho la più pallida idea! L’andamento attuale mi farebbe pensare a Giorgio Galimberti. Si sta facendo le ossa come vice di Corrado Barazzutti, potrebbe avere un senso. Sta accumulando esperienza, fa la sua gavetta, rimane a contatto con i giocatori e ha un buon rapporto con tutti. Sanguinetti lo vedo un po’ lontano dall’entourage federale, mentre mi sembra che Furlan sia focalizzato su un gruppo di ragazzi”.
 
Davide Sanguinetti: “Davide Sanguinetti, per una questione di esperienza. Tra i nomi proposti, sono quello che ha trascorso più anni nel circuito, sia come giocatore che come coach. E poi ho maturato una certa esperienza proprio in Coppa Davis. Sarebbe molto adatto anche Renzo Furlan, abbiamo grossomodo gli stessi requisiti”.
 
Giorgio Galimberti: “Non ho remore a dire Giorgio Galimberti. Motivo? Sto facendo un percorso formativo con Corrado Barazzutti. In un certo senso, si può dire che sto facendo ‘scuola da capitano’. Sono andato anche a Cleveland a supporto della squadra di Fed Cup. Quando sarà il momento, spero di essere almeno preso in considerazione. E’ da tempo che seguo questo progetto, sono stato chiaro anche con la FIT, non credo di star perdendo tempo. Ovviamente non dò nulla per scontato, qualunque sia la decisione, sarà stata opportunamente valutata”.
 
Paolo Bertolucci: “Facile: Renzo Furlan. E’ stato un giocatore di ottimo livello, è un’ottima persona e lavora da diverso tempo come coach, sia con giovani che con professionisti affermati. Inoltre è molto serio e competente”.
 
Laura Golarsa :“E’ un bel problema. Fare un nome è quasi imbarazzante. L’unico che mi viene in mente, una spanna sopra tutti, è Andrea Gaudenzi. In Davis ci vuole qualcuno che abbia personalità, che sia al di sopra dei giocatori, che sia un valore aggiunto. Dopo Panatta, Bertolucci e Barazzutti non bisogna cambiare tanto per farlo. Bisogna trovare un nome che sia all’altezza dei giocatori".
 
Diego Nargiso: “Dipende da cosa si vuole fare. Penso che l’ItalDavis debba ritrovare coesione in diversi uomini e ruoli. Per i prossimi 5 anni, non avremo un giocatore in grado di fare la differenza come può essere un Federer, un Nadal, un Djokovic. Il capitano non deve essere troppo giovane, per questo escluderei Starace e Galimberti. Sanguinetti? Forse non ha la personalità necessaria. La persona adatta può essere Renzo Furlan. Ha l’esperienza giusta, abbiamo fatto tante battaglie insieme e ha anche l’aplomb giusto per un ambiente del genere. Sarebbe in grado di portare tranquillità e serenità”.
 
 

CHI DEVE ESSERE IL PROSSIMO CAPITANO DI FED CUP?
(Proposte: Silvia Farina, Tathiana Garbin, Rita Grande, Francesca Schiavone, Laura Golarsa)
 
Raffaella Reggi: “Solito discorso. Ci vogliono personalità, carisma e interazione con le giocatrici. E’ quello che ho provato a fare io nel mio periodo. Onestamente, oggi faccio fatica a trovare una personalità spiccata tra le donne. Mi piace molto Flavia Pennetta, che però sta ancora giocando. E’ quella che mi ispira di più. Forse anche la Schiavone, per tutto quello che ha fatto. Tuttavia, non so come potrebbe interagire a livello caratteriale con le giocatrici. Ma ripeto: mi piace molto la Pennetta”.
 
Silvia Farina: “Ho detto Galimberti per la Davis, ma la scelta potrebbe cadere su di lui anche per le donne. Alternative? Se la Schiavone volesse ancora giocare, forse i nomi più adatti sono Tathiana Garbin e Silvia Farina. Tathiana sta facendo tanto a livello di FIT, sia con le under 18 ma anche con le Over. Forse potrebbe avere un buon seguito perchè segue già alcune giovani giocatrici: la Matteucci, ad esempio, fa parte del suo team. Ma continuo a pensare a Galimberti”.
 
Davide Sanguinetti: “Direi Silvia Farina. Motivo? E’ benvoluta da tutti, anche quando giocava. Secondo me è molto importante che il capitano sia benvoluto da tutti. Ed è fondamentale che sia scelto dai giocatori stessi”.
 
Giorgio Galimberti: “Francesca Schiavone. La conosco molto bene, tiene da matti alla Fed Cup ed è molto legata alle compagne: lo ha dimostrato durante l’ultima finale, quando non ha resistito e si è presentata a Cagliari. Se le facessero la proposta e lei accettasse, mi farebbe molto piacere. Vedrei piuttosto bene anche Flavia Pennetta. Insomma, mi piace l’idea di una grande giocatrice sulla panchina di Fed Cup”.
 
Paolo Bertolucci: “Qui è più complicato. Non so bene come siano i rapporti e chi abbia una buona relazione sia con le giovani che con le top-players. Bisognerebbe conoscere meglio certe dinamiche. Sai, all’interno si sa bene chi è voluto dalle 2-3 più forti. Le prime ad essere ascoltate dovrebbero essere Errani e Vinci. Mettere in panchina un ex giocatrice non troppo benvoluta procurerebbe solo problemi, anche se magari è molto valida. Ciò che conta un buon rapporto. Imporre un elemento non gradito avrebbe solo effetti collaterali: scarso rendimento, qualche rinuncia…"
 
Laura Golarsa : “Da allenatrice della Schiavone, vi dico tranquillamente di depennarla dalla lista perchè ha ancora 2-3 anni di carriera per togliersi belle soddisfazioni. Se penso alle giocatrici attuali, mi sembrerebbe giusto virare sui loro coach. Per questo vedrei bene Pablo Lozano o Francesco Cinà, graditissimi a Errani e Vinci. O si mette una persona davvero al di sopra delle parti, altrimenti la scelta dovrebbe spettare ai giocatori, soprattutto un gruppo unito come il loro. Meglio lasciar scegliere le giocatrici, altrimenti si rischia di cadere in scelte politiche”.
 
Diego Nargiso: “Anche qui preferirei una persona con un certo bagaglio di esperienza. E’ una dote troppo importante per questo ruolo. Forse Francesca Schiavone. In alternativa, Silvia Farina”.
 
SE TI OFFRISSERO L’INCARICO, ACCETTERESTI?
 
Raffaella Reggi: “Non farmi neanche questa domanda. Con questa dirigenza non ho rapporti da quando mi hanno fatto fuori nel 2001”.
 
Silvia Farina: “Certo, perchè no? In fondo anch’io ho il mio ruolo. Faccio la mamma, ma mi occupo delle Under 16 e giro spesso con loro”.
 
Davide Sanguinetti: “Certamente. Quando mi sono ritirato, parlai con Angelo Binaghi e gli dissi che tra le mie speranze c’era proprio quella di fare il capitano di Davis. Il presidente lo sa. Gli dissi che all’epoca ero troppo giovane, ma che quando sarebbe stato il momento mi sarebbe piaciuto ricoprire questo ruolo. Lo farei con grande piacere”.
 
Giorgio Galimberti: “Ovviamente si. Pur avendo tanti impegni, la mia accademia, il mio ruolo di coach di Gioia Barbieri, dedico molto tempo a Coppa Davis e Fed Cup. Se vado a fare il factotum, un motivo ci sarà…”.
 
Paolo Bertolucci: “La vedo una cosa talmente lontana e difficile che non mi pongo nemmeno il problema. Sono fuori dal giro da troppo tempo. Ho già fatto il capitano, ho raggiuno una finale, mi sono tolto le mie soddisfazioni…credo che vada bene così”.
 
Laura Golarsa: “Non penso che accadrà. Tuttavia, credo che rappresentare la maglia azzurra sia sempre un grande onore. Dovessero chiedermelo, dunque, farei in modo di essere disponibile. Dopo essere stata una giocatrice di alto livello, fare da capitano in una squadra come questa sarebbe un grande onore”.
 
Diego Nargiso: “Salvo problemi davvero insormontabili, non potrei fare altro che accettare. Credo che nessun giocatore che abbia vestito la maglia azzurra possa rifiutare il ruolo di capitano. E’ la massima onoreficenza per un ex giocatore. Io direi senza dubbio di si, ma anche i giocatori dovrebbero essere consultati. Il loro parere è molto importante”.
 
 

E’ GIUSTO AVERE UN CAPITANO UNICO PER DAVIS E FED CUP, OPPURE SAREBBE MEGLIO SPLITTARE I RUOLI?
 
Raffaella Reggi: “Credo che sia giusto dividere. Sono ruoli diversi, con uomini e donne bisogna interagire in modo differente. Io credo che i capitani debbano essere scelti dai giocatori, un po’ come successe ai miei tempi. Inoltre, il capitano dovrebbe interagire con i singoli staff. Più in generale, andrebbe rivista la struttura di Davis e Fed Cup, a partire dal modo di porsi della FIT”.
 
Silvia Farina: “Non credo ci sia una regola. Se trovi una persona idonea e capace, perchè no? Se qualcuno possiede tutti i requisiti, sarebbe sbagliato porre limiti. Galimberti fa il vice di Barazzutti, ma allena una ragazza come la Barbieri, conosce bene il settore. Non credo che passare da maschi a femmine sia una grande difficoltà. Semmai andrebbe valutata la sua disponibilità in relazione agli impegni. Non credo neanche che il sesso del capitano sia un problema: ciò che conta è la fiducia. Ma questa domanda andrebbe posta ai giocatori. Se i giocatori fanno dei nomi, ma non c’è sintonia, è opportuno scartare i nomi su cui non si trova l’accordo”:
 
Davide Sanguinetti: “Dovrebbero essere splittati. Sono due cose completamente diverse. Ognuno dovrebbe concentrarsi sul suo settore”.
 
Giorgio Galimberti: “Onestamente penso che sarebbe bello avere capitani separati. Mi piace molto l’idea di un capitano donna in Fed Cup. Tra loro c’è un grande feeling, e vi assicuro che il rapporto con i giocatori è molto importante”.
 
Paolo Bertolucci: “Dipende. Può anche capitare, come accaduto negli ultimi anni, che la stessa persona ricopra entrambi i ruoli. Ovviamente non è facile trovare una persona adatta: se manca, allora si potrebbe tornare all’antico. In fondo, Barazzutti ha funzionato, almeno tra le donne. Ma non dobbiamo dimenticarci che il capitano è importante fino a un certo punto: se non avesse avuto certe giocatrici, non avrebbe vinto quattro Fed Cup. Il valore del capitano è dato dai giocatori, sono loro i protagonisti. Se io non avessi avuto certi giocatori, non sarei arrivato in finale nel 1998. E i vari capitani degli anni 70 non avrebbero colto certi successi se non ci fossimo stati noi”.
 
Laura Golarsa: “Non esiste una regola. Meglio avere un solo capitano di livello che farne per forza due. Io credo molto nel sistema di lavoro. Se qualcuno si siede in panchina, sa che il suo lavoro durerà tutto l’anno: deve seguire i giocatori, creare uno staff tecnico che si occupi di uomini e donne, oppure due staff separati. E' fondamentale aver il giusto staff: tecnici, coach, sparring, preparatori atletici. A Melbourne ho visto due giovani azzurri nelle qualificazioni, ed erano da soli. Credo che il sistema dovrebbe avere una struttura in modo che ci sia sempre qualcuno a disposizione dei giocatori. Stati Uniti, Spagna, Canada, Francia e Australia ce l’hanno. So che è costoso, ma sarebbe importante. Se lo staff è veramente un buon supporto, il capitano potrebbe anche essere unico, specie se è un nome di prestigio. Vedo più importante il sistema rispetto al singolo nome”.
 
Diego Nargiso: “Credo che maschile e femminile debbano avere capitani diversi, e non certo perchè Corrado non sia capace. Non avendo un giocatore fortissimo, è importante creare un gruppo di 12-15 giocatori da seguire costantemente, con inserimento graduale dei giovani. Farlo per uomini e donne sarebbe dura, perchè significherebbe dover seguire fino a 30 giocatori. Per fare le cose sul medio termine, dunque, sarebbe meglio splittare. E poi sono due mondi diversi: credo che ciascuno vada affrontato a modo suo”.
 
CHI E’ IL FAVORITO?
Emerge con forza il nome di Giorgio Galimberti. Da quando ha smesso di giocare, il lissonese è sempre più coinvolto in ambito FIT. Telecronista, conduttore, ma soprattutto tecnico. Da qualche tempo, per sua stessa ammissione, sta facendo “scuola di capitano” a fianco di Barazzutti. L’ambiente ha percepito questa vicinanza e il suo nome è certamente tra i papabili. Renzo Furlan ha avuto un ruolo molto importante come DT del Centro Tecnico di Tirrenia, e anche quando giocava molti dicevano che sarebbe stato un ottimo capitano. Davide Sanguinetti ha grossomodo le stesse credenziali di Furlan, con un vantaggio e uno svantaggio: il vantaggio è la maggiore esperienza di coaching itinerante, lo svantaggio è un rapporto meno stretto con la FIT. Diego Nargiso si è avvicinato di recente al mondo FIT dopo aver lasciato l’ambiente per qualche anno. Il napoletano avrebbe carisma, competenze e capacità. Inoltre, forse più di tutti, sa relazionarsi con la stampa. Laura Golarsa non ha dimenticato il ruolo di trascinatore di Andrea Gaudenzi, dotato di un naturale carisma, ma il faentino sembra interessato a ben altre faccende. Insomma, la scelta è difficile. Secondo noi il prescelto sarà uno tra Renzo Furlan e Giorgio Galimberti, con il primo favorito perché il passato da giocatore di alto livello avrà un suo peso, anche con i giocatori. Furlan è stato anche il motore silenzioso dell’impresa della Schiavone a Roland Garros: qualcuno gli imputa uno scarso carisma, ma il fatto che non sbraiti davanti ai microfoni non significa che non abbia personalità.
 
In ambito Fed Cup, piace molto l’idea di una ex giocatrice. E’ naturale pensare a Francesca Schiavone, la più forte italiana di sempre. Tuttavia – come segnalato da Raffaella Reggi – non è scontato che la milanese abbia le qualità giuste per relazionarsi con le giocatrici. Flavia Pennetta sembra più adatta, ma è un po’ prematuro parlarne, visto che si tratta di una top 15 WTA. E allora Silvia Farina potrebbe essere una buona opzione, poichè è benvoluta da tutto l’ambiente. Nessuno ha fatto il nome di Laura Golarsa, ma noi riteniamo potrebbe essere un ottimo capitano, perchè conosce bene il tennis e ha una dote non comune: ha personalità. Però… però… non sempre è facile costruire un bel rapporto tra donne ed ecco che allora potrebbe spuntare il nome di… Giorgio Galimberti: le ha seguite in varie occasioni, allena una buona giocatrice come Gioia Barbieri ed è benvoluto dalle nostre top player.
 
Per noi le scelte ideali (e percorribili) sono Renzo Furlan (o Diego Nargiso se l’opportunità dovesse verificarsi fra un annetto o due, quando il napoletano sarà da qualche tempo a pieno regime nel tour internazionale) capitano di Davis e Giorgio Galimberti (o, come alternativa femminile, Silvia Farina) capitano di Fed Cup. Però, quando toccherà alla FIT decidere ufficialmente, non sarà facile fare la scelta giusta. Magari chiederanno l’ultimo sforzo a capitan Barazzutti per dirimere la questione.