I francesi hanno raggiunto la semifinale di Davis. Il paese vanta dodici top-100, ma nessuno sembra in grado di vincere uno Slam. Come mai non ci riescono da 31 anni?
La Francia non vince la Coppa Davis dal 2001
Di Riccardo Bisti – 9 aprile 2014
Certe eredità sono molto pesanti. Devono averlo pensato Jo Wilfried Tsonga, Richard Gasquet, Gael Monfils e Gilles Simon quando furono soprannominati “Nuovi Moschettieri”, chiara allusione ai “Quattro Moschettieri” che dominarono il tennis a cavallo tra gli anni 20 e gli anni 30. Lacoste, Cochet, Borotra e Brugnon resero la Francia il centro del mondo tennistico. Da allora, i galletti non hanno più avuto cotanto splendore. Tanti ottimi giocatori, mai una vera crisi, però la “grandeur” non è tornata. Fino a cinque anni fa, quando Tsonga era il leader carismatico, Gasquet un artista con la racchetta, Monfils il miglior difensore del circuito e Simon e uno dei bracci più delicati. Oggi, nonostante una semifinale di Coppa Davis conquistata per i capelli (hanno rimontato da 0-2 contro la Germania), l’ottimismo non è più quello di un tempo. Questi ragazzi danno il massimo, ma non c’è modo di emulare i campioni di 80 anni fa. 20 Slam in singolare, 23 in doppio e sei Davis consecutive sono un traguardo irraggiungibile. Sembra incredibile, ma la Francia non conquista uno Slam in singolare dal 1983, quando Yannick Noah commosse un paese intero vincendo il Roland Garros. Eppure la quantità non manca. Ci sono decine di francesi nei tabelloni degli Slam, ma raramente vanno oltre i quarti di finale. Nessuno ha raggiunto i primi otto all’Australian Open, e non è andata meglio a Indian Wells e Miami. Patrice Dominguez dirige il torneo ATP di Montpellier, ma è stato per anni direttore tecnico della federtennis francese. “Le aspettative erano enormi, tuttavia credo che questi ragazzi non abbiano ancora raggiunto il top del loro potenziale”.
I Nuovi Moschettieri hanno hanno avuto percorsi paralleli a ciascuno degli attuali Fab.Four, ma non sono riusciti a tenere il contatto. Jo Wilfried Tsonga ha sfidato Djokovic nella finale dell’Australian Open 2008. L’avesse vinta, chissà…invece è stato l’inizio dell’epopea del serbo. Gilles Simon ha un tennis non troppo diverso da Andy Murray. Sei anni fa chiusero la stagione distanziati da appena tre posizioni. Da allora, Murray ha messo il turbo, vincendo due Slam e l’oro olimpico. Gilles è rimasto indietro. Richard Gasquet è cresciuto insieme a Nadal, 15 anni fa lo battè nel torneo “Le Petits As”, una specie di mondiale under 14. Doveva essere una rivalità, invece Richard non ha mai raggiunto neanche una finale Slam. Gael Monfils ha vinto Wimbledon junior proprio come Federer. Inutile rimarcare le differenze tra i due. “Io credo che Gael sia il più dotato dei quattro – continua Dominguez – non gli manca niente”. Però ha un fisico fragile e qualche problema personale. Chissà che il punto decisivo in Davis gli serva a qualcosa. Il giocatore che accende più fantasie, tuttavia, è Richard Gasquet. Da quando lo sbatterono in copertina a nove anni, il suo destino è segnato, come se fosse un fratello minore di tutto il paese, coccolato sin da bambino. I suoi insuccessi hanno creato un rapporto di amore-odio con i francesi, che non gli perdonano le debolezze mentali. E’ migliorato, ma non a sufficienza per agganciare e battere i migliori. Tsonga è il numero 1 del paese, ma ha un difetto: non vince troppe partite quando non è al meglio. Ed è un grosso problema. Monfils, al netto dei problemi personali, a volte sembra più preoccupato di divertire il pubblico che vincere le partite. Attualmente il direttore tecnico FFT è Arnaud Di Pasquale, bronzo olimpico a Sydney 2000 (battè Federer nella finalina). A suo dire, la gente si aspetta ancora molto da questa generazione. “Si attendono una Davis e un successo Slam. Ma ne siamo lontani”.
Eppure la Francia ha ben dodici giocatori tra i top-100. Gli altri tre paesi che organizzano gli Slam (Australia, Stati Uniti e Gran Bretagna) non raggiungono questa cifra neanche messi insieme. Significa che il sistema francese funziona. Sanno creare ottimi professionisti, anche top-10. “Ma a quel punto la federazione non può più fare nulla – dice Dominguez – la differenza la fanno le ambizioni, i desideri e gli investimenti”. Patrick Mouratoglu, allenatore di Serena Williams, è d’accordo. Secondo lui, i francesi mancano di ambizione. “Ho sempre pensato che siamo il paese giusto per costruire giocatori, ma ci manca la mentalità per costruire i campioni. Certo, c’è qualche eccezione. Le cose sono troppo facili per i giocatori francesi. Guadagnano troppo in fretta, così non hanno l’ambizione giusta. Forse non c’è la giusta mentalità”. Di Pasquale non è sicuro di questa lettura. “Certamente ci sono grandi aspettative da parte dell’opinione pubblica, ma sulle ambizioni c’è una forte componente personale”. Gasquet ha ammesso di avere ancora la speranza, o quantomeno la voglia di lottare per vincere uno Slam. Il talento non gli manca, ma davanti a sé c’è una montagna composta da grandi campioni. Una montagna difficile da scalare. L’obiettivo più realistico è certamente la Coppa Davis, che manca dal 2001. In semifinale ospiteranno la Repubblica Ceca: oltre al fattore campo, punteranno sulla cabala che prima o poi farà perdere una partita ai campioni in carica. “Attenzione a questi ragazzi. Non sono ancora finiti, credo sia presto per darli per morti. Io incrocio le dita”. E con lui un paese dalla grande cultura tennistica. E una passione sconfinata.
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