Finale rossocrociata a Monte Carlo: Wawrinka torna quello dell’Australian Open e spazza via Ferrer, mentre un ottimo Federer supera un Djokovic sofferente al polso.

Di Cosimo Mongelli – 19 aprile 2014

 
Sarà una finale in famiglia, quella del torneo di Montecarlo. Finale tra Roger Federer e Stanislas Wawrinka che, suo malgrado, lo ha superato nel ruolo di numero uno svizzero. Di classifica e di fatto. Una finale affascinante, una finale che oggi ha ben altre prospettive rispetto al passato, quando Stan non aveva ancora capito di essere un fenomeno. Però rimane l'amaro in bocca. Il match clou di giornata era l’attesa sfida tra Federer e Djokovic. Le ore che precedono l'inizio dell'incontro sono funestate dalle notizie sulle condizioni fisiche di Nole. Vistosa fasciatura al braccio, riscaldamento di pochissimi minuti in mattinata e match che sembra a rischio. Nole stringe comunque i denti e decide di provarci. Per se stesso, per il pubblico, per l'avversario. E sin dai primi scambi, dopo l'inizio dell'incontro, il serbo sembra non risentire dell'infortunio. Le gambe si muovono che è un piacere. E i colpi sembrano i soliti. Anzi, forse è lo svizzero ad accusare psicologicamente, almeno all'inizio, del un presunto vantaggio. C'è equilibrio, poche occasioni per romperlo, almeno fino all'epilogo del set. Sul 4-5 Roger si ritrova a dover annullare due set point dopo un paio d'errori gratuiti sin troppo inusuali per lui. Lo svizzero rimedia con altrettanti colpi da applausi, con la chiosa di una palla corta che manda in visibilio il pubblico. Siamo sul 5 pari. Nole serve per guadagnarsi almeno il tie break. 40 a 0, sembra fatta…ma è qui che finisce il match. Dicevamo, 40 a 0 e dopo aver sbagliato incredibilmente il punto del game il serbo si innervosisce, si sconforta, si arrende. Cede il servizio con l'amara ciliegina sulla torta di dritto da museo degli orrori. Cede, soprattutto, l'onore delle armi. Comincia a toccarsi il braccio: non è una delle solite sceneggiate da giocatori sull'orlo del baratro che non accettano la sconfitta. Il dolore lo sente davvero. Lascia andare la partita, Roger fa il minimo sindacale, buon per lui, per concluderla. Il secondo set è encomiabile soprattutto per la stoicità di Nole di rimanere in campo. Un campione anche in questo, nel non rifugiarsi in un ritiro che nessuno gli rimprovererebbe.
 
WAWRINKA FA IL FENOMENO
Nella prima semifinale ci si attendeva un incontro equilibrato, nel match che vede di fronte l'encomiabile David Ferrer (reduce dall'impresa contro Nadal) e Stan Wawrinka che, nel più assoluto anonimato (le luci della ribalta ancor oggi non gli appartengono) era giunto in semifinale fischiettando, senza perdere nemmeno una volta il servizio. Ma l'equilibro, almeno nella prima mezz'ora (la durata del primo set), è una chimera. Non si assiste ad una partita di tennis ma ad un'esibizione. Quella di Wawrinka, che inanella vincenti (16), punti di una bellezza raccapricciante, rovesci sublimi, dritti devastanti e prime come se non ci fosse un domani. 6 giochi a 1 e l'impressione che in campo ci siano due giocatori di pianeti completamente diversi. Il merito di David Ferrer, da quando ha preso una racchetta in mano, è quello di non scoraggiarsi mai, di non regalare nemmeno quando non c'è storia. Wawrinka , forse distratto dalla facilità con cui aveva vinto il primo, nemmeno si distrae ma spinge un po' meno. E David, dopo la palla break annullata nel primo gioco, riesce a trascinare lo svizzero al tiebreak. A Stan basta reinterpretare se stesso, si immedesima per qualche minuto nell'alieno visto nel primo set e per lo spagnolo non c'è nemmeno il tempo per salvare il salvabile. Terza finale Masters 1000 per Wawrinka. E terza finale del 2014. Le statistiche contro Roger contano poco o nulla. La pressione sarà tutta sulle spalle del ex numero uno. Inevitabilmente.
 
MASTERS 1000 MONTE CARLO – SEMIFINALI
Stanislas Wawrinka (SUI) b. David Ferrer (SPA) 6-1 7-6
Roger Federer (SUI) b. Novak Djokovic (SRB) 7-5 6-2