Tommy Robredo, numero 18 ATP, ci ha spiegato tutto ciò che utilizza quando scende in campo. Con un tocco di eleganza italiana: l’abbigliamento Sergio Tacchini.

Da Monte Carlo, Lorenzo Cazzaniga – 22 aprile 2014

 

Tommy Robredo potrebbe tranquillamente essere il protagonista di un film sul tennis anni 70: faccia pulita, capello corto, nessun tatuaggio in vista. E un look molto classico, “prevalentemente bianco”, come fosse appena uscito da un doppietto all’All England Club. Lo incontriamo all’hospitality Sergio Tacchini mentre è impegnato al torneo di Monte Carlo per farci raccontare tutto quello che usa quando deve scendere in campo per un match del circuito pro.
 
Qual è il tuo rapporto con la Sergio Tacchini?
Ottimo, da sempre. Ormai sono tanti anni che vesto Tacchini e mi trovo particolarmente bene. Mi piace parlare direttamente con i manager dell’azienda, senza utilizzare il mio manager perché diventa un rapporto più diretto.
 
Sei direttamente coinvolto nella creazione dell’abbigliamento che utilizzerai in campo?
Mi chiedono spesso cosa penso di questo o di quel materiale. Io lo uso tutti i giorni e credo di poter dare un buon feedback. L’importante è arrivare a ottenere un prodotto performante e di grande comfort come quello che indosso attualmente. E di stile classico, come piace a me.
 
Ti abbiamo visto anche con la maglia con la banda rossa: ti ricordi chi la indossava?
McEnroe, no? E chissà che fra un po’ di anni qualcuno non dica anche Robredo! (ride)
 
Ti ricordi la tua prima racchetta?
Certo: una Donnay di legno che mio padre mi regalò… quando avevo due anni!

Ora si utilizzano racchette decisamente più performanti. Tu usi una Dunlop (in questo momento una M6.0: in realtà, come accade per tanti giocatori pro, si tratta di un telaio personalizzato, che in certe foto è denominato 2C) da tanti anni: cosa chiedi in particolare ad una racchetta?
Manovrabilità e controllo. E chiaramente rotazioni. Bisogna avere un feeling perfetto col telaio e la sensazione di assoluto controllo mi aiuta a spingere con fiducia. Poi l’impugnatura è fondamentale, infatti il manico è fatto su misura per avere le migliori sensazioni. E sopra ci metto il Tournagrip, per una presa perfetta.
 
Quanto pesa la tua Dunlop?
Tanto… 365 grammi.

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Si parla spesso di come le corde stiano cambiando il modo di giocare: sei d’accordo?
Dipende: se parliamo del periodo in cui giocavano col budello, è chiaro che è cambiato tanto. Ma negli ultimi anni direi proprio di no. La verità è che i giocatori professionisti non amano cambiare un prodotto col quale si sentono bene. In tutta la mia carriera ho cambiato una sola volta tipo di corda, quando sono passato da Kirschbaum a Luxilon, perché ho trovato fosse un pochino migliore. E anche con la racchetta: utilizzavo una Prince Graphite col doppio ponte, ma da oltre dieci anni sono passato Dunlop senza più cambiare.
 
Diversi giocatori utilizzano un incordatore personale: credi sia un grande vantaggio?
L’incordatore personale ti garantisce che le tue racchette siano sempre perfette, identiche tra loro. Però anche gli incordatori dei tornei lavorano molto bene. Chiaramente può cambiare la macchina, quindi chiedo una prima incordatura di prova per capire come reagisce, e poi decido di conseguenza. Di sicuro chiedo sempre che tutte le mie racchette siano incordate dalla stessa persona e dalla stessa macchina.
 
Che tensione usi?
Piuttosto bassa rispetto alla media: 21,5 x 20,5 kg. Ho cominciato a giocare da professionista che incordavo a 26/25 kg e ogni anno ho abbassato la tensione perché le palle sono diventate più dure, le superfici più lente e quindi c’era bisogno di un maggior aiuto in fase di spinta.
 
Quanta differenza si avverte cambiando marca di palle?
Tantissima. Quello che non piace ai giocatori pro è cambiare palla durante la stagione su una determinata superficie. Prendiamo la terra battuta: l’ideale sarebbe giocare tutti i tornei con la stessa palla. Invece giochiamo a Monte Carlo, Roma o Madrid con una palla e poi a Roland Garros con un’altra. Figurati che già la stessa palla si comporta in maniera diversa da torneo a torneo perché varia l’umidità e la temperatura, se poi cambiano anche marca e caratteristiche… E’ complicato e i continui cambi sono rischiosi per il braccio.
 
Come scarpe utilizzi Asics, per molti la migliore del mercato?
Mi piacciono per due motivi: sono molto solide questo mi fa sentire sicuro negli spostamenti. E poi per lo stesso modello hanno suole per ogni tipo di superficie, quindi non devo cambiarlo a seconda del torneo.
 
Utilizzi anche degli occhiali da sole quando giochi: problemi di vista?
No, solo per comodità, così non ho fastidi se c’è molto sole o quando alzo gli occhi al cielo per servire. Me ne hanno regalato un paio e da quel momento li ho utilizzati spesso. Ho diverse lenti, a seconda delle condizioni di luce, però li uso se sono convinto che giocheremo tutta la partita col sole: se invece vedo che siamo a fine giornata e che il sole calerà in fretta, preferisco non mettermeli fin dall’inizio, per non cambiare le condizioni durante il match.