Nel 2002, il nostro direttore aveva “placcato” 50 giocatori per creare, colpo per colpo, il giocatore ideale. Un’avventura interessante e molto divertente. Se poi c’era di mezzo il “Senor Rios”…

TennisBest – 30 aprile 2014

 
Dodici anni fa, quando lavorava a Tennis Italiano, il nostro direttore si mise in testa di individuare il tennista perfetto. Miglior dritto, miglior rovescio e così via. Il giocatore ideale che sarebbe stato imbattibile. L’unico modo per scoprirlo era chiedere direttamente ai giocatori. Niente chiacchiere da bar: gli unici a poter dare una valutazione erano quelli che li dovevano affrontare sul serio, certi colpi. Fu un’avventura lunga sei mesi, da Barcellona a Palermo, passando per Parigi, Londra e New York, ma piena di aneddoti e situazioni curiose magistralmente raccontare in questo articolo. Oggi i voti sarebbero ben diversi, ma all’epoca il giocatore perfetto era….

Di Lorenzo Cazzaniga
 
Con questo servizio abbiamo pensato a voi. A voi fanatici che trascorrete le notti a seguire un match di primo turno dell’Australian Open, che passate ore a discutere se cammina di più il dritto di Sampras o quello di Agassi, che ve la prendete con la fidanzata se si emoziona nel vedere Blake, ma non fa una piega davanti a una smorzata di Santoro. Ne abbiamo presi 50 di questi campioni e abbiamo fatto votare loro i migliori colpi del circuito. Li abbiamo inseguiti ovunque: Hewitt l’abbiamo braccato sul circuito di Montmelò a Barcellona mentre provava una macchina da rally; Kafelnikov era reduce da una “seratina” a Tashkent, mentre Schuettler si era appena ritirato a Flushing Meadows. E poi ancora Safin, Ferrero, Roddick, Blake, tutto scovati nelle players’ lounge dei tornei, da Parigi a Londra, da Roma a New York. Gli abbiamo messo sotto il naso una piccola scheda: a loro il compito di compilarla. Niente chiacchiere da Bar Sport, dunque, niente coach, manager, giornalisti a decidere se è migliore il dritto di Juan Carlos Ferrero o quello di Carlos Moya, se al volo è meglio Tim Henman o Pete Sampras, se fa più male il servizio di Wayne Arthurs o quello di Goran Ivanisevic. Qui a scegliere sono stati i protagonisti, quelli che il dritto di Ferrero, il rovescio di Kuerten o il servizio di Ivanisevic se li vedono arrivare addosso ogni giorno.

E allora via, partiamo col viaggio. L’onore di aprire le danze spetta a Younes El Aynaoui. Aveva appena terminato un allenamento di un paio d’ore sotto il sole cocente di Barcellona, il bravo marocchino, e forse una botta di caldo deve avergli dato alla testa. Scruta le nomination e subito attacca: “Ma chi li ha scelti questi nomi? Come mai non ci sono io tra i migliori dritti?”. Beh, a noi sembrava che quelli di Sampras, Ferrero, Roddick, Federer e Agassi fossero un filo più incisivi. Per nostra fortuna, proprio mentre El Aynaoui (1 metro e 92) mostrava ampi gesti di insofferenza per l’accaduto, Gato “O’Animal” Gaudio ci corre in sostegno: “Dai Younes, non ti offendere, ti voto io” dice l’argentino, mentendo, visto che poi avrebbe votato per Pete Sampras. Scampato il pericolo, andiamo in cerca di qualcuno che possa esserci più amico. Scorgiamo Ivan Ljubicic, pupillo del nostro Riccardo Piatti. Pensavamo di andare sul sicuro. Ci sbagliavamo. “Non conto proprio un c…. – ci accoglie – e il mio servizio, non meritava di stare tra i top-5?” Ljubo (1 metro e 93) ha certamente un servizio degno di nota, ma noi avevamo scelto quelli di Arthurs, Ivanisevic, Roddick, Philippoussis e Rusedski: perbacco, avevamo escluso anche Sua Maestà Sampras! E comunque era data l’opportunità di votare chiunque, anche se escluso dalle nostre nomination (ma nessuno ha votato per Ljubicic). Un po’ preoccupati per il prossimo incontro, ci avviciamo a Mariano Zabaleta. Compila spedito le prime voci, poi scoppia a ridere. Lo imitiamo fingendo di aver capito il suo spagnolo stretto: “Sampras e Agassi eccitanti? Ma li avete mai visti?”. Per la verità si e non sembravano tanto male. Capiamo tuttavia che tra sudamericani e nonrdamericani non corre buon sangue e il voto va a Ivanisevic.
 
Lasciamo Barcellona senza ulteriori problemi. Tappa successiva: Roma. Finalmente giochiamo in casa e le cose, pensiamo noi, dovrebbero filare lisce. Il primo approccio è il più significativo: Andre Agassi. Aggirato un solerte vigilante che, nonostante due pass e altrettanti permessi firmati ci impediva l’accesso alla players’ lounge, ci appollaiamo con il Kid di Las Vegas intento a discutere tattiche e schemi con il suo nuovo coach, Darren Cahill. Andre prende tempo per ogni risposta, lasciando per ultimo i suoi pezzi forti. “Dritto e rovescio? Beh, dovrei votare me stesso. Ma poi pubblicate le scelte di ognuno? Certo che si? Allora non è elegante”. E ci mette due punti di domanda. Bravo Andre. La scelta di non votarsi pare tipica dei top-players: Pete Sampras ha dato per scontato che non si potesse, Lleyton Hewitt ha accuratamente omesso il suo nome anche là dove nessuno avrebbe potuto muovergli una critica. E così Safin, Costa e Federer. Qualcuno, invece, il vizietto l’ha mostrato. Boutter ha scritto “moi” come miglior fisico, Gonzalez si è autovotato miglior dritto, così come Sanguinetti miglior rovescio. Era in effetti in dubbio, lo spezzino, ma è bastato invogliarlo con un semplice “…e fai vedere che ci credi” perchè il suo ego lo obbligasse all’autocelebrazione. Dopotutto se non ci crede lui…Andiamo oltre. Una volta dentro la players’ lounge ce ne guardiamo bene dall’uscire. Il vigilante non è ancora convinto delle nostre intenzioni e il buffet è piuttosto invitante. Troviamo Fabrice Santoro impegnato con due brioches. Gli chiediamo un “petit moment”, ci vorranno quaranta minuti buoni per avere la sua scheda compilata. Classifica ATP alla mano e il padre a fargli da supporto, Fabrice ha soppesato ogni risposta come nessun altro, tanto che Sebastien Grosjean, che era in attesa anche lui di fare le sue scelte, ha ceduto: “Dommage, ma ho fame e qui ho l’impressione che vada per le lunghe”. Scappato Grosjean, afferriamo Julien Boutter. Santoro questa volta fa lui da consigliere: “Julien perchè non voti il tuo servizio? Dopotutto è uno dei migliori del circuito…”. “E che ne so io – ribatte Boutter – non ho mai provato a rispondere al mio servizio”. Chapeau. Il francese poi non capisce come Blake possa essere finito tra i migliori dal punto di vista fisico. “Ha i polpaccetti” dice. Dal corridoio spunta la chioma rasta dell’americano e capiamo perchè Vogue e People Magazine l’hanno votato come sportivo più sexy dell’anno. Ha pure studiato ad Harvard: è vero che nella giungla del circuito mondiale aiuterebbe di più essere cresciuti nel Bronx, ma a noi piace così. Promosso, alla faccia di Boutter. Ma se parliamo di fisico, meglio rivolgersi a un altro francese. Michael Llodra, per sua stessa ammissione, ha cominciato ad allenarsi un annetto fa e ancora non pare un marcantonio. Deve quindi aver votato per invidia quel Paradorn Srichaphan, campione di arti marziali, che ti sposta anche solo passandoti di fianco. Prima di lasciare Parigi, proviamo anche con Marcelo Rios, un tizio che ha collezionato variati “Premi Limone” come più acido giocatore del circuito. “Senor Rios, una pregunta” abbozziamo. Impossibile riportare in queste righe la risposta.

Comunque sia, anche il torneo di Roma passa in archivio e la nostra caccia si sposta allo Stade Roland Garros di Parigi. Ti accordi subito della tipica grandeur francese: le players’ lounge sono tre, i campi una trentina, le sale interviste quattro. Come, dove e quando acchiapparli? Serve un certo tatto perchè nei tornei del Grande Slam la tensione sale. Prendiamo Richard Gasquet, 16 anni, piccolo fenomeno di Francia, al suo esordio in tornei di questa importanza. Ancora non è tra i top-100 del mondo, ma ci incuriosisce l’opinione di un enfant prodige. Mette Agassi e Sampras un po’ ovunque, segno che i miti sono duri a morire tra i ragazzini. “Come faccio a non votare uno di cui ho il poster in camera?”. Scopriamo anche che l’approccio più facile è alla fine delle conferenze stampa (quando hanno vinto). L’unico inconveniente è che bisogna aspettare che i giornalisti connazionali del giocatore abbiano terminato le loro sacrosante domande. E così ci siamo dovuti sorbire quaranta minuti di tedesco per avere Tommy Haas, venticinque di olandese per Sjeng Schalken, ma soprattutto trentacinque di finlandese per Jarkko Nieminen. Sopravvissuti al corso intensivo di lingue, lasciamo Parigi e ci tuffiamo nel tempio di Wimbledon. La fortuna, come al solito, è sempre dalla nostra. Una settimana di pioggia ininterrotta ci impedisce di avvicinare chiunque. Troviamo per caso Wayne Ferreira, ombrello in mano, che cerca riparo sotto un albero: scopriamo che dopo 13 anni di carriera ancora gli piace guardare il tennis: “Il giocatore che mi diverte di più? Devo indicarne almeno quattro: Sampras, Agassi, Ivanisevic e Safin”. Belli fradici ringraziamo per ritrovarci…di nuovo sotto la pioggia, questa volta a New York. Nella selva dei giocatori assiepati sul sofà della sala giocatori, ci cattura una bella morettina. Scopriamo che si chiama Miroslava. Al suo fianco riconosciamo dal naso a tubero il futuro Pete Sampras, al secolo Roger Federer. Lo svizzero però, non porta rispetto per il vecchio Pete: al servizio gli preferisce Arthurs, alla volèe Henman, nel dritto Moya. Sarà che l’unica volta che Federer ha affrontato Sampras l’ha battuto sul suo campo preferito (il Centre Court di Wimbledon), ma uno che ama il gioco di classe non doveva scordarsi di Pistol Pete. Intanto rimpolpiamo la nostra ricerca con varie schede. Safin si ricorda che Pat Rafter è nel suo buen ritiro australiano, ma che uno con le sue volèe nel circuito non c’è più; a meno di non credere ad Acasuso, terrorizzato da un armadio che scende sempre a rete e di nome fa Max Mirnyi; Dupuis cita il rovescio di Andrei Pavel: e i veri intenditori sottoscrivono. Prima di lasciare la Grande Mela, vediamo di nuovo Marcelo Rios, impegnato…a riposarsi. Ci avviciniamo prudenti e bugiardi: “Senor Rios, in collaborazione con l’ATP stiamo svolgendo un’inchiesta…”. La risposta ci fa intuire che non sempre tra il senor Rios e l’ATP è corso buon sangue. Ormai però siamo agli sgoccioli. Appena di rientro, troviamo una mail a firma di Pete Sampras. Il campione americano non ha mai mostrato grande cultura generale (se è vero che ha lasciato una fidanzata rea di averlo obbligato a un pomeriggio al Louvre), ma certamente è dotato di notevole cultura sportiva. Vota Agassi di continuo, compresi i due fondamentali dal fondo. Dopotutto, quante volte Sampras si è visto infilato da un dritto o un rovescio di Agassi? Troppe, per dimenticarsene.

Siamo così giunti all’ultima tappa. Nella tribuna giocatori della Favorita a Palermo, mezz’ora prima di scendere in campo, ritroviamo Marcelo Rios, mentre si lecca una cremolata con walkman nelle orecchie. Da veri autolesionisti riattacchiamo con il solito motivetto: “Senor Rios…”. Questa volta si allunga una mano, scruta la scheda e abbozza. “Ma questa è già stata compilata”. In effetti Sargis Sargsian ci aveva già messo mano, ma dopo dieci mesi di inutili tentativi, il Senor Rios si mette pure a fare lo schizzinoso? Poi comincia finalmente a scrivere, ma quando c’è da votare il giocatore più divertente non gli viene in mente nessuno. Nemmeno se stesso. Siamo così giunti al termine del nostro viaggio: abbiamo messo insieme 50 campioni e 352 voti. Ventotto giocatori ne hanno ricevuto almeno uno, Alla fine abbiamo costruito un cyber-giocatore che, se esistesse, sarebbe imbattibile. Guardatevi il responso finale e e provate a immaginare un campione più forte. Ma è pur certo che, per quanto la giuria sia la più attendibile possibile, non mancherà di scontentare qualcuno che ci avrebbe visto chissà quale colpo al posto di quelli prescelti. Qualche dubbio vi resterà, come succede a questi stessi grandi campioni quando discutono del loro gioco. Non essere mai soddisfatti: l’arte è tutta qui.
 
IL GIOCATORE PERFETTO DEL 2002
SERVIZIO: Wayne Arthurs
DRITTO: Juan Carlo Ferrero
ROVESCIO: Marat Safin
GIOCO AL VOLO: Tim Henman
FISICO: Lleyton Hewitt
TESTA: Lleyton Hewitt