Nessun rientro per la francese. Alcuni indizi avevano fatto pensare a una clamorosa partecipazione a Wimbledon. “Sarò nel Royal Box per la finale femminile e forse giocherò il torneo delle leggende”.
Di Riccardo Bisti – 2 maggio 2014
Il 24 giugno, quando a Londra saranno le 13, le verrà un po’ di magone. La tradizione ultra-secolare di Wimbledon vuole che il programma della seconda giornata sia inaugurato dalla campionessa in carica. Quel giorno, tuttavia, Marion Bartoli non ci sarà. Magari sarà in tribuna d’onore, fedele a un presenzialismo che negli ultimi 12 mesi ha rivoltato l'immagine costruita in dieci anni di carriera. Ma non calcherà l’erba del Centre Court, come invece avrebbe diritto. Lo ha assicurato nelle ultime ore, mettendo a tacere le voci di un clamoroso ritorno per difendere il titolo conquistato nel 2013. Un paio di indizi avevano messo in moto gli investigatori: in primis, un paio di battute durante la conferenza stampa di qualche giorno fa, quando gli organizzatori di Wimbledon avevano annunciato l’aumento del montepremi, in cui Philip Brook disse: “Le voci che partono dalla Francia non sono arrivate qui…vedremo che succederà”. Sostanzialmente, non aveva smentito un interessamento di Marion. Il secondo è la sua partecipazione a un evento a Liverpool, pochi giorni prima del torneo. “Non è che sta meditando un clamoroso rientro?”, si era pensato. Invece Marion ha smentito tutto. Il prossimo 10 maggio sarà all’All England Club per l’inaugurazione dei nuovi campi, e prenderà parte a un'esibizione di doppio. Ma non ci sarà il 24 giugno, quando sullo stesso campo si farà sul serio. Sarà la prima volta dal 1997 in cui la campionessa in carica non difenderà il titolo. Tuttavia, Marion dice di non avere rimpianti. “So già che non avrò problemi in merito alla decisione dell’anno scorso – ha detto – quando vedo le mie foto a Wimbledon, so che quelle immagini resteranno appese per sempre. Per me sarà un momento bellissimo, di pura felicità”.
RITIRO IRREVOCABILE
Ovviamente non mancherà l’emozione. “Mi aspetto di versare qualche lacrima. Wimbledon è il massimo…più in alto non si può andare. Per raggiungere l'obiettivo ho dovuto svolgere un lungo viaggio”. Il viaggio più lungo mai compiuto da una tennista: per vincere il suo primo Slam, ha avuto bisogno di 47 partecipazioni. Nessuna, prima di lei, aveva dovuto aspettare così tanto. Nel primo sabato di luglio, ha spazzato via Sabine Lisicki con il punteggio di 6-1 6-4, scatenando una delle più grandi sorprese dell’Era Open. Meno di 40 giorni dopo, mentre in Europa era la notte di Ferragosto e le redazioni sonnecchiavano, ha annunciato il ritiro dopo aver perso un match a Cincinnati. Tra le lacrime, disse che il suo corpo era devastato dagli sforzi e che non sarebbe più stata in grado di far fronte alle necessità del tour. Probabilmente si era stufata del regime imposto da papà Walter, tanto strano quanto efficace. Si era separata da lui circa un anno prima, infilandosi in una girandola di coach che sembrava non dare risultati. E invece è arrivato il miracolo. Dopo aver danzato alla cena ufficiale di Wimbledon, stringendo a sè il Rosewater Dish, deve essersi sentita svuotata. E ha detto basta. “Di solito non cambio una decisione dopo averla presa – disse – però, mai dire mai”. A parte una vita mondana improvvisamente vivace, con tanto di rivelazioni piccanti (pare che abbia avuto una liason con Richard Gasquet in età adolescenziale, smentita dal diretto interessato), ha continuato ad allenarsi con una certa intensità. Un po’ con Patrick Mouratoglu, un po’ con Guy Forget. L'abbiamo anche vista a New York in occasione della giornata mondiale del tennis. Per questo, quando è giunta notizia della sua partecipazione al torneino della Liverpool Hope University International, qualcuno ha teso le antenne. “Non vedo l’ora di tornare sull’erba, mi torneranno in mente ricordi eccezionali”.
LA 29ESIMA A NON DIFENDERE IL TITOLO
Ma finirà tutto lì. O meglio, dovrebbe finire tutto lì. Quando le hanno chiesto se avrebbe portato la racchetta anche a Londra, per giocare un ultimo Slam, ha tagliato corto. “E’ totalmente diverso. Da una parte c’è un’esibizione di tre giorni, dall’altra un torneo di due settimane che coinvolge le migliori tenniste del mondo. Non ho intenzione di tornare a gareggiare seriamente: per me è ovvio. Forse parteciperò al torneo Senior di Wimbledon: su questo sto ancora discutendo con Philip Brook”. Sarebbe curioso vederla, a meno di 30 anni e con il titolo in tasca, giocare con tenniste di 15-20 anni più anziane. Ma potrebbe accadere. In realtà, era già successo diverse volte che la campionessa in carica non difendesse il titolo. La francese sarà la 29esima. Prima di lei, sette mollarono per il ritiro, sette per infortunio, cinque perchè incinte e tre perchè passate professioniste nell’epoca degli amatori. Nel 19esimo secolo ci fu il caso di Caharlotte Dod, ce dopo due successi consecutivi nel 1887 e 1888 dichiarò di essersi “annoiata” del tennis e non si presentò nel 1889. Dopo il ritiro, la Bartoli ha mostrato una personalità spiccata e mille interessi, qualità nascoste dal suo stile di vita un po’ curioso, sublimato dai tic nervosi mentre giocava. Dopo il ritiro ha lanciato un marchio di moda (denominato Winby Marion), e durante il Roland Garros dovrebbe presentare una gamma tutta nuova di scarpe e gioielli. Quando le hanno chiesto se il fatidico 24 giugno sentirà un po’ di groppo in gola, ha detto: “Io non guardo indietro. Io sono concentrata sul presente e guardo avanti. L’unica certezza è che sarò nel Royal Box durante la finale femminile”. Per ora, dunque, niente rientro. Ma l’inquietudine di Marion potrebbe anche generare qualche sorpresa negli anni a venire. In fondo, Kimiko Date è tornata dopo 12 anni di assenza. Il tempo le è ancora amico.
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