ROMA – Hanno 92 anni in tre, eppure Flavia Pennetta, Sara Errani e Francesca Schiavone tengono a galla il tricolore. E l'avventura può andare ancora avanti.
Da Roma, Riccardo Bisti – 15 maggio 2014
Tra le cose più affascinanti degli Internazionali BNL d’Italia c’è l’enorme differenza di temperatura tra giorno e sera. Quando il sole picchia sul Foro Italico c’è materiale per una bella tintarella. Capita spesso, passeggiando per le tribune, di sentire l’inconfondibile odore di crema solare. D’altra parte si sa: la scelta tra lato Tevere e Monte Mario dipende dalla voglia di abbronzarsi. Non hanno certo preso il sole Flavia Pennetta e Belinda Bencic, protagoniste di un match molto intenso, l’ultimo sul Campo Pietrangeli, iniziato alle 19 e terminato poco prima delle 21, quando la temperatura si era abbassata di ben 10 gradi. La smanicate di metà giornata avevano lasciato spazio a giacche e cappelli. Ma sul campo la temperatura è stata bollente, soprattutto negli ultimi due set. L’Italia ride perché infila un bel tris negli ottavi, indennizzo per l’assenza di azzurri nel tabellone maschile. Nel freddo della sera, Flavia ha trovato una ragazzina di 15 anni più giovane, classe 1997 ma già famosa e sponsorizzata. Su Youtube è spuntato il video di un TG svizzero, in cui erano andati a pescarla quando era una bambina. D’altra parte, la suggestione per una ragazza allenata da Melanie Molitor (mamma di Martina Hingis) era forte. Francamente, non ci sembra che Belinda sia l’erede di Martina. Di sicuro potrà dare ottime soddisfazioni agli appassionati svizzeri, delusi dalla sconfitta di Roger Federer e armati di un paio di bandiere rossocrociate. La Bencic ha un pregio importante: non strilla quando colpisce la palla. Un silenzio soave che permette di ascoltare il suono della palla. Se consideriamo che Flavia indossava un bel completo bianco, a tratti è parso di assistere a un match d’altri tempi. In avvio, la Pennetta è parsa superiore. Il primo set è stato poco più di una formalità per l’ottima Pennetta del periodo.
FLAVIA CAPISCE IL MOMENTO GIUSTO
Ma il tennis femminile è imprevedibile. Il secondo set ha mostrato una Bencic eccezionale, molto vicina al suo limite attuale. Non ha la naturale eleganza della Hingis (almeno in campo, visto che fuori è molto meglio: vista sorridere a più non posso durante una one-to-one con Sports Illustrated), ma le geometrie sono interessanti. Tira un rovescio lungolinea eccezionale, ma anche l’incrociato non scherza. Devono migliorarla sul piano atletico, perché è ancora deboluccia negli spostamenti. Ma quando picchia duro fa male, anche contro avversarie molto forti. Il secondo set avrebbe potuto tranquillamente finire 6-0 per Belinda: ha avuto palla game anche nei due game vinti dalla Pennetta. Più meriti suoi che demeriti pennettiani, insomma. Ma l’esperienza è qualcosa che non puoi allenare né comprare al supermercato. Flavia ce l’ha, Belinda no. In avvio di terzo, un rovescio sulla riga al secondo punto era il segnale della riscossa. Il break era immediato, ma subito dopo c’era il tunnel, quel vicolo cieco che quasi ogni match ti propone, quando meno te l’aspetti. Errori e scelte sbagliate regalavano otto punti di fila alla Bencic: da 1-0 a 1-2. Flavia teneva duro nel game successivo, poi firmava il capolavoro sul 2-2. Si procurava una palla break, cancellata dalla Bencic al termine di uno scambio durissimo in cui si era presentata a rete, è stata ricacciata indietro da un pallonetto, ma è riuscita a comunque chiudere con un dritto vincente. Anche lo spettatore più lontano ha sentito la sua voce, mentre la Pennetta era piegata in due dalla fatica. Lì è venuta fuori la personalità di Flavia. Sapeva che era il momento giusto, che la Bencic si sarebbe rilassata. E allora ha firmato il break con un rovescio lungolinea in corsa, di quelli che fanno venire giù gli stadi. Ancor meglio se conditi da un’esultanza alla Jimmy Connors. Gli ultimi game sono stati un dolce planare verso la vittoria e un ottavo contro la vincente di Jankovic-Kuznetsova. Flavia c’è, l’Italia fa tris.
“ROMANI, DATECI UNA MANO!”
Dopo il match, la Pennetta ha fatto più di un complimento alla Bencic. “E’ un’ottima giocatrice. Gioca bene, ha due colpi molto solidi e affronta tutto con tranquillità. La vedo molto in alto in classifica”. Uno dei punti di forza della Pennetta è un body language sempre molto positivo, che esprime una certa personalità. “Ma mi viene naturale, non lo porto all’estremo. Di sicuro non lo uso contro un'avversaria piuttosto che un'altra. Piuttosto sono stata fortunata a incontrare un coach come Salvador Navarro: raccogliere l’eredità di Urpi non era facile. Mi ha dato una grossa mano. Mi aiuta ad essere più aggressiva, cercare il punto, mi dà una mano nei momenti di tensione”. L’ultima affermazione riguarda il pubblico: “Giocare a Roma è un’emozione fantastica, ma non è facile. Se le cose vanno bene ti trasmettono grande energia, ma in caso contrario non ti sostengono, a volte senti frasi infelici. Nel secondo set ho sentito addirittura qualche fischio. Credo sia una cosa soprattutto italiano, siamo visti come gladiatori con le racchetta”. Se i risultati sono questi, tuttavia, va benissimo.
ERRANI E SCHIAVONE ALL'ASSALTO
In giornata, l’Italia aveva sorriso grazie a Sara Errani e Francesca Schiavone. Sarita, forse caricata dalla presentazione del suo libro (in uscita il 1 luglio) ha giocato un’ottima partita vendicando l’amica Roberta Vinci, battuta martedì da Ekaterina Makarova. Nel 6-2 6-3 finale, “Sarita” non ha concesso neanche una palla break alla russa. E’ il viatico migliore per affrontare il match contro Petra Cetkovska. “Anche se con lei ho brutti ricordi: ci ho perso un paio di volte, sempre dopo aver avuto matchpoint”. L’incontro inaugurerà il programma sul Campo Pietrangeli, e sarà seguito dalla mission impossible (o no?) di Francesca Schiavone contro Agnieszka Radwanska, una delle favorite. La Schiavone, comunque, si è presa la soddisfazione di battere Garbine Muguruza, 13 anni più giovane di lei. Uno splendido successo, maturato come piace a lei. Una battaglia eccezionale, in cui la Schiavone ha confermato che l’ottima prestazione del primo turno non era un fuoco di paglia. E chissà che la favola non possa andare avanti, anche se ha perso gli ultimi quattro precedenti. Ma a Roma, si sa, tutto può succedere.
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