IL LIBRO – Presentato “Doctor Laser”: Angelo Mancuso racconta l’affascinante storia del dottor Pierfrancesco Parra, l’uomo che ha rimesso in sesto il fisico di oltre 500 tennisti. Presenti Paolo Bonolis…e due ministri!

Da Roma, Riccardo Bisti – 16 maggio 2014

 
“Ho scelto Angelo perché è alla mia altezza. Insieme non ne facciamo uno”. La battuta del dottor Pierfrancesco Parra ha inaugurato la presentazione del libro “Doctor Laser”, scritto da Angelo Mancuso, capufficio stampa della Federazione Italiana Tennis. Ci si può domandare l’utilità di un libro dedicato a un medico che si occupa prevalentemente di sportivi, ma potrebbe farlo soltanto chi non conosce il tennis e il ruolo che il Professor Parra ha ricoperto (e ricopre) nel nostro sport. Lo hanno soprannominato “Doctor Laser” proprio perché la sua apparecchiatura ha fatto miracoli su decine (centinaia!) di sportivi, soprattutto tennisti. “Sono passati da me praticamente tutti tranne Roger Federer” ha detto. Ma lo ha fatto senza presunzione, con la simpatia e la parlantina che lo contraddistingue. Alcuni presenti alla conferenza, tenutasi presso il Centro Media del Foro Italico, hanno sussurrato: “Dovessimo andare a cena con il dottor Parra, avrebbe aneddoti da raccontare fino al mattino successivo”. Queste decine e decine di aneddoti sono state raccontate con maestria da Mancuso, che secondo Parra “Ha raccolto tante chiacchierate ed è riuscito a cogliere l’essenza di quello che gli raccontavo”. Fa piacere sottolineare lo sforzo produttivo di Angelo Mancuso. Personaggio schivo, non ama apparire e ricopre un ruolo delicato che di tanto in tanto lo ha esposto a qualche critica. Ma lui, per citare una frase molto di moda nel mondo tennistico, “ci ha sempre messo la faccia”. Quel che non tutti conoscono è la sua completa e totale dedizione al lavoro. Una macchinetta instancabile, sempre pronto a risolvere qualsiasi problema. Sembra non stancarsi mai, come se avesse una batteria ricaricabile nascosta chissà dove. Per questo, quando abbiamo saputo che aveva scritto un libro, la prima domanda è stata: “Ma come diavolo ha fatto? Dove ha trovato il tempo?”.
 
UN CAVALLO DI NOME GENIOSO
Durante la conferenza stampa ha lasciato spazio al vero protagonista della storia, il Doctor Laser. C’erano tante persone, a partire da personalità dello spettacolo e della politica. Addirittura due ministri: Angelino Alfano (Ministro degli Interni) e Maurizio Lupi (Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti). Presente Paolo Bonolis, autore di una delle due prefazioni (l’altra è stata di Gianni Clerici), molto divertente, in cui ha raccontato che Parra gli ha “chiuso un menisco in un’ora a San Remo, nel 2009”. Parra, toscano verace nella lingua sciolta e nell’accento, deve la sua notorietà all'invenzione di una macchina laser in grado di curare quasi ogni patologia senza ricorrere all’intervento chirurgico. La sua storia, avvincente, è racchiusa nelle 128 pagine scritte da Mancuso e corredate da tante immagini fotografiche, messe a disposizione della famiglia Parra (la moglie Chiara e i tre figli) nonché dai fotografi FIT Antonio Costantini e Angelo Tonelli. “Io sono l’antitesi di qualsiasi protocollo – ha detto Parra – perché ritengo che il protocollo sia nemico della scienza, ma anche dell’arte. Bisogna dare il giusto peso alla macchina”. Il laser magico è nato sul finire degli anni 80, ed occupava una stanza intera con i suoi 130 chili di peso. Oggi, 25 anni dopo, è riuscito a renderla portatile. E gli effetti miracolosi si racchiudono in 35-40 centimetri. “Il mio primo paziente è stato…un cavallo, di nome Genioso. All’epoca avevo lo studio a Livorno e facevo la Guardia Medica a San Rossore (Pisa). Mi portarono questo cavallo che rischiava di essere abbattuto perché vittima di una forte tendinopatia. Lo portarono a Livorno e io creai una prolunga dal primo piano al pian terreno. Si riprese e vinse delle gare”. Gli inizi furono tutt’altro che facili: nel 1988 organizzò una presentazione, a Viareggio, initolata “Nuove metodologie al servizio dello sport d’azione e d’avventura”. C’erano 5-6 persone, tra cui madre e sorella di Parra. Ma tra loro c’era il responsabile dei Centri Chiropratici della Liguria, nonché Oscar Archetti, fisioterapista di Gelindo Bordin.
 
DJOKOVIC, NADAL…MA NON FEDERER
Ancora oggi, il caso-Bordin è quello che Parra si porta nel cuore. Pochi mesi prima, aveva emozionato l’Italia nella maratona olimpica di Seul, quando si inginocchiò a baciare il tartan dopo aver superato, in un’escalation esaltante, il keniano Douglas Wakiihuri e l’atleta di Gibuti Ahmed Salah Houssein. Aveva un tendine d’achille a pezzi, ormai prossimo al ritiro. Si recò al primo consulto una sera alle 22.30. “Quando lo vidi, pensai che sarebbe stata un’impresa disperata. Invece gli rimettemmo a posto il tendine e andammo alla maratona di New York, dove raggiunse un ottimo terzo posto. Di quell’esperienza ricordo la partecipazione alla Domenica Sportiva e una cena indimenticabile a casa di Luciano Pavarotti”. Da lì si è sviluppata una carriera sempre più brillante, che si è presto legata al mondo del tennis. In tutti questi anni, Parra ha raccolto 500 patologie soltanto tennistiche. “Da me sono passati tutti, l’unico che manca è Roger Federer. Gioca meglio di tutti e quindi si usura meno. Nel 2007, a New York, vennero da me in contemporanea Novak Djokovic e Rafael Nadal”. Fosse stato per lui, avrebbe raccontato tutto il libro. Lo hanno fermato in tempo, ma ha comunque raccontato un paio di segreti: “Per avere successo nel proprio lavoro servono tre ingredienti: preparazione tecnica, forza di volontà e una componente di fortuna. Io ho avuto fortuna: quando lavorai con Bordin ero molto inesperto, e il rischio di creare un’ustione era davvero grande”. Il libro, edito da Vallardi Editore, è stato possibile anche grazie al sostegno del gruppo River, che gestisce uno splendido hotel nella zona nord di Roma. In rappresentanza, c’era l’Amministratore Delegato Michele Scandellari. La chiusura è banale, ma mai come in questo caso è veritiera: un libro che ogni appassionato di tennis deve avere nella propria bibilioteca. Perché qui si va ben oltre il “dietro le quinte”: qui si entra nei corpi e nelle teste dei giocatori. E poi, promesso, chiederemo a Mancuso dove ha trovato il tempo per scriverlo. 

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