ROLAND GARROS – Rafa cede il primo set del torneo a Ferrer, ma poi rimette le cose in sesto. Adesso sfida Murray, che batte Monfils più l'oscurità.
Di Alessandro Mastroluca – 5 giugno 2014
Il derby tra i due spagnoli con più vittorie negli Slam valeva più di un posto in semifinale. Per un set, David Ferrer ha sognato di diventare il secondo giocatore a battere Nadal al Roland Garros. Dopo aver vinto il primo, però, non è neanche riuscito a portarlo al quinto, come era riuscito a Isner e Djokovic. La 64esima vittoria a Parigi non toglie del tutto i dubbi di Nadal, che quest'anno ha perso tre volte sulla sua superficie migliore per la prima volta dal 2004. E senza l'infortunio alla schiena che ha tradito Nishikori a Madrid, sarebbe stata la sua peggior stagione di sempre sul rosso. Però ha vinto 22 volte contro Ferrer, e al valenciano è servito a poco il precedente di Montecarlo. “Ferru” gioca alla grande per un ora e mezza, parte aggressivo e allunga 3-1 ma consegna l'immediato controbreak alla quarta occasione. Sotto 5-4, Nadal sbaglia un drop shot, non controlla una risposta di Ferrer e soprattutto si limita ad appoggiare lo smash e a farsi infilare. Ferrer, lo spagnolo che ha sconfitto più volte Nadal (6), restituisce la cortesia nel game che spedisce Nadal avanti di un break, poi lo grazia con tre errori nel sesto gioco. Sfumato il controbreak del 3-3, Nadal sale 4-2 e completa il 6-4 in un parziale tutt'altro che indimenticabile scandito da parecchi errori gratuiti (27 in tutto). Di fatto la partita finisce qui. Nadal non sbaglia mai nel terzo set e registra solo tre gratuiti nel quarto, stampa un parziale di 13 game a 1 e infila la vittoria numero 182 negli slam a fronte di sole 24 sconfitte.
NADAL: “HO TROVATO LE SOLUZIONI ADATTE”
“Sono contento perché oggi ho trovato le giuste soluzioni – ha detto Nadal – la schiena non mi ha fatto male: abbiamo preparato molto bene la partita e mi sono allenato meglio che nel resto della stagione, soprattutto sul rovescio”. Il suo 39esimo successo del 2014, record stagionale, il 23esimo sul rosso, gli consente di eguagliare Roger Federer e agganciare la quinta semifinale consecutiva al Roland Garros. Come nel 2011 troverà Andy Murray, che ha finito per pagare a caro prezzo le sole 3 palle break su 18 trasformate tre anni fa e gli errori nella seconda metà della semifinale di Roma. “Andy ha un gran talento nel leggere il gioco e nel trovare sempre la posizione giusta in campo. È bello affrontare Murray, si merita di essere in semifinale di uno Slam”. Murray ha vinto 14 delle ultimi 16 partite al quinto set, premio evidente alla solidità da campione dello scozzese. Una solidità che ha avuto la meglio sul buio e sulle doti atletiche di Monfils, già capace di battere due volte Murray a Parigi (una a Bercy, una al Roland Garros nel 2006), anche se è stato proprio lo scozzese ad apparire un po' perso dopo aver dominato i primi due set. “Io e Gael ci conosciamo da quando abbiamo 10, 11 anni – ha detto Murray – siamo ottimi amici, per cui è sempre difficile affrontarlo. In più, all'inizio c'era un vento davvero molto forte, Ho iniziato bene, poi quando il vento si è calmato lui ha trovato dei colpi straordinari. Sono fortunato che Monfils abbia iniziato male il quinto”.
MURRAY, MONFILS E LE REGOLE DA INTERPRETARE
Una fortuna doppia per Murray. Difficile dire cosa sarebbe successo se il supervisor Stefan Fransson avesse accettato la richiesta di Murray di sospendere il match per oscurità a fine quarto set, proprio mentre Nadal sul Lenglen stava stringendo la mano a Ferrer. “Avrei preferito giocare sullo Chatrier – si è lamentato il maiorchino – tra il centrale e gli altri campi ci sono molte differenze”. Difficile sapere se Fransson avrebbe preso la stessa decisione se non ci fosse stato un francese di mezzo. È una zona grigia piuttosto ampia, consentita dalla discrezionalità nell'interpretazione delle regole nel tennis. Una flessibilità di cui lo stesso Murray ha beneficiato l'anno scorso a Wimbledon, quando la sua partita contro Baghdatis è stata prolungata, anche se solo di qualche minuto, oltre il coprifuoco concordato con la municipalità. Lo scozzese ha lasciato cinque game nei primi due set: il gesto di fair play, il punto concesso al francese dopo che una palla gli era sfuggita dalla tasca, non sembrava aver avuto alcun effetto. Eppure, improvvisamente la partita si avvicina al rollecoaster del 2006. Il pubblico, rincuorato, fa partire la ola e sul 5-4, sui due set point Monfils, lo stadio diventa una bolgia. Il francese spreca le prime due occasioni, ma alla terza arriva il regalo di Murray, un rovescio affossato a rete che allunga il match. Alle 21,05 parte il “po-po-po” sulla musica di Seven Nation Army (diventato un cult a Germania 2006) e Monfils si esalta. Dopo due ore e 53 minuti ha portato il match al quinto e superato Murray per numero di vincenti complessivi, 39 a 36. Lo scozzese, però, trasforma il sarcasmo verso il supervisor in fretta al limite del compulsivo, in carburante per completare la 98ma vittoria nelle 99 partite in cui ha portato a casa i primi due set negli Slam (unica sconfitta contro Nalbandian a Wimbledon 2005). Monfils, che in carriera ha recuperato due set di svantaggio solo a De Bakker in Australia tre anni fa, si sgonfia presto, troppo presto. A Murray, che ha chiuso col “bagel”, non resta che affidarsi alla cabala. Nelle due occasioni in cui ha battuto Monfils in un torneo ATP, ha sempre conquistato il titolo. Basterà per estromettere Rafa dal suo regno?
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