ROLAND GARROS – Il caldo inatteso condiziona la prima semifinale: spettacolo così così, Djokovic vince in quattro set. “Ma non devo permettermi certe distrazioni”.

Di Riccardo Bisti – 6 giugno 2014

 
Non sappiamo se Gunther Bresnik abbia rilasciato certe dichiarazioni (“Gulbis non ha chance contro Djokovic”) per scaramanzia o perché ci credeva davvero. Col senno di poi, tuttavia, aveva ragione. Per battere Novak Djokovic, questo Novak Djokovic, c’era bisogno di un miracolo. Non che il suo allievo non ne sia capace. Anzi, forse, è uno dei pochi in grado di associare le parole “tennis” e “miracolo”. Ma per questo torneo aveva esaurito il bonus. Non crediamo che abbia troppi rimpianti per il 6-3 6-3 3-6 6-3 che ha spedito il serbo in finale, la seconda a Parigi negli ultimi tre anni. Con questo risultato, Nole si assicura almeno due finali in tutti i Major. Statistica che dimenticheremo se dovesse vincere il torneo e diventare l’ottavo uomo di sempre a conquistare il Career Grand Slam. Prima di lui ci sono riusciti soltanto Fred Perry, Don Budge, Roy Emerson, Rod Laver, Andre Agassi, Roger Federer e Rafael Nadal. In altre parole, la storia del tennis. Quella storia a cui Djokovic ha sempre puntato. Per raggiungerla, per trovare quel pizzico di cinismo in più, ha chiamato Boris Becker al suo angolo. Prima della semifinale, scrivevamo che questo match avrebbe detto se finalmente il sodalizio funziona. Niente, non è ancora tempo di risposte. La semifinale contro Ernests Gulbis è stata condizionata da altri fattori, non c’è stato bisogno di mostrare chissà quali doti mentali. In primis, si è giocato con un grande caldo. 26-28 gradi, temperatura superiore alla media stagionale dopo che per 10 giorni l’avevano fatta da padrone nuvole e campi pesanti. I giocatori hanno avuto bisogno di qualche game per adattarsi alla sabbia svolazzante e ai rimbalzi più alti. Curiosamente, è stato Gulbis a scattare meglio dai blocchi: una morbida palla corta gli ha fruttato un paio di palle break nel quarto game, ma una sequenza di errori ha regalato a Djokovic il 2-2. Da parte sua, Gulbis aveva la potenza. Tuttavia, non era regolare. Djokovic muoveva meglio la palla, rispondeva con efficacia e sembrava più sicuro di sé. Nessuno si stupiva, infatti, quando si aggiudicava il primo set al nono gioco.
 
ALTI E BASSI DA EVITARE
Nel suo disordine…istituzionale, Gulbis aveva le idee chiare. Botte alternate a carezze erano il piano studiato a tavolino. Gli capitava di salire 0-30 sul servizio del serbo, ma poi perdeva quattro punti senza colpo ferire. Era pericoloso, ma non riusciva ad esserlo con continuità. Un break all’ottavo gioco mandava Djokovic avanti anche nel secondo, ed anche se doveva battagliare a fondo nel game successivo, si prendeva pure il secondo set. A quel punto la sfida era segnata: per sperare nel miracolo, Gulbis avrebbe dovuto vincere uno dei primi due set. Tuttavia, in avvio di terzo, ha ridotto notevolmente i suoi errori e costretto Djokovic a lottare duramente nei suoi game di servizio. Nole lottava duramente nel sesto game (e si salvava), ma non poteva nurra nell’ottavo. Il match avrebbe potuto girare in avvio di quarto, quando Djokovic saliva 2-0 ma restituiva subito il break, fracassando la racchetta sulla polvere di mattone e scatenando i fischi del pubblico. Era nervoso, troppo per uno come lui. Con un’altra mentalità, forse, Gulbis avrebbe potuto acciuffare il quinto. Sul 3-3 avrebbe dovuto spingere di più, ma per la prima volta ha dato l’impressione di sentire il peso della tensione. A un certo punto, senza apparente ragione, ha ripreso a sbagliare e la partita gli è scivolata via così, come acqua tra le dita. Neanche il tempo di riorganizzarsi e Djokovic gli aveva già stretto la mano. “Dopo due set e mezzo ho iniziato a sentire la fatica – ha ammesso il serbo – poi mi sono ripreso nel quarto, ma ho bisogno di giocare meglio, non posso permettermi certi alti e bassi”. L’allusione è proprio a quelle piccole incertezze che gli sono state fatali lo scorso anno e che non ha ancora risolto, nemmeno con l’arrivo di Becker al suo angolo. Contro Gulbis aveva un margine importante (Bresnik aveva ragione…), ma contro Rafa Nadal non sarà così.
 
IL BIVIO DI DJOKOVIC
Dovesse vincere il torneo, Djokovic tornerà al numero 1 ATP. Per lui sarà la 13esima finale Slam in carriera (ad oggi ne ha vinte sei), forse la più importante. Sarà la partita che ci dirà se può ambire ad un posto nella storia, oppure se resterà nel limbo dei (grandi) campioni che però restano un gradino sotto. A 27 anni, è giunto a un bivio importante. Non si può dire che non le stia provando tutte per prendere la direzione giusta. A modo suo, anche Gulbis ha superato il bivio. Lunedì prossimo se ne accorgerà anche il computer. Sarà l’inizio di una carriera tutta nuova?
 
ROLAND GARROS UOMINI – SEMIFINALI
Novak Djokovic (SRB) b. Ernests Gulbis (LET) 6-3 6-3 3-6 6-3
Rafael Nadal (SPA) b. Andy Murray (GBR) 6-3 6-2 6-1