Lo svizzero vince ad Halle e si prende il titolo numero 79. Ma ciò che conta è una “fame” di successi ancora intatta. Tuttavia, questo Federer deve ancora aggiustare qualcosa per essere tra i favoriti a Wimbledon.
Di Riccardo Bisti – 16 giugno 2014
“Mi piace molto vincere titoli. E’ la ragione per cui gioco a tennis: giocare e ricevere la standing ovation del pubblico. Sono molto soddisfatto della mia prestazione. Lavoro duro e giro il mondo per vincere tornei come questo, non per perdere nei quarti o in semifinale. Dopo tutti i successi che ho avuto, ho bisogno di puntare ai titoli. Penso di meritare la vittoria di questa settimana”. Ancor più del successo ad Halle (il settimo in questo torneo, il 79esimo in assoluto), i tifosi di Roger Federer devono essere contenti di queste affermazioni. Il compleanno numero 33 è ormai imminente, ma le motivazioni non calano. Roger non si accontenta: ma non è un semplice concetto da dare in pasto alla stampa: vuole continuare a vincere per davvero. A volte sembra quasi che la furiosa rincorsa di Rafael Nadal serva a tenere alta la voglia, il desiderio di tenerlo a distanza. Per questo, la vittoria al Gerry Weber Open, torneo nato una ventina d’anni fa in pieno boom tedesco e capace di resistere all’usura del tempo, regala a Roger qualcosa di molto importante, che va oltre i punti e i dollari. Gli regala la certezza di essere ancora molto competitivo, perlomeno sull’erba. E proverà ad esserlo anche a Wimbledon, il suo Slam preferito, nella speranza di lavare via l’onta di dodici mesi fa, quando fu battuto al secondo turno da Sergiy Stakhovsky. “In passato, quando ho vinto ad Halle, di solito ho giocato bene anche a Wimbledon – ha detto – sono i tornei dove ho ottenuto più titoli, qundi spero che questo successo mi porti fortuna. L’hanno scorso non è successo, ma in passato si. Speriamo di tornare alle vecchie abitudini”.
TIE-BREAK IMPECCABILI
A dispetto del passaporto, l’avversario era piuttosto complicato: Alejandro Falla viene dalla Colombia, paese di terraioli, però crescere a Bogotà, a 2.500 metri d’altezza, obbliga ad allenare i riflessi e ad abituarsi a palle che schizzano via. E così l’erba gli si addice alla perfezione. Federer lo sapeva bene, tanto da aver rischiato di perderci quattro anni fa proprio a Wimbledon. E anche stavolta non è stata facile. Federer ha servito benissimo fino al 4-3, poi ha strappato il servizio al colombiano. Al momento di chiudere il set ha smarrito la prima di servizio e si è fatto riagganciare. La sfida si è protratta al tie-break, dove cinque punti consecutivi (dal 2-2 al 7-2) hanno indirizzato il primo set. Quando Roger ha preso un break di vantaggio in avvio di secondo, sembrava finita. Invece ha concesso ancora troppo e Falla ne ha approfittato, restituendogli il favore e trascinando la sfida al tie-break. Ancora una volta, Federer chiedeva e trovava aiuto dal servizio e dominava anche il secondo tie-break. “Sono riuscito a effettuare qualche serve and volley e soprattutto ho servito molto bene nei tie-break: credo che questo abbia fatto la differenza”.
A fine partita, mentre attendevano la premiazione, Federer e Falla si sono seduti nella stessa panchina e hanno chiacchierato un po’. Il più emozionato era certamente il colombiano, alla seconda finale dopo quella dell’anno scorso a Bogotà, persa contro Ivo Karlovic. Avesse vinto, sarebbe stato il primo colombiano a vincere un torneo ATP dai tempi di Mauricio Hadad, che nel 1995 vinse sulla terra verde delle Bermuda. Oggi allena Laura Robson. “E’ sempre dura perdere una partita, specie se si tratta di una finale. Ma quando affronti Roger è sempre complicato – ha detto Falla, battuto 7 volte su 7 dallo svizzero – è stata una partita combattuta e ho lottato su ogni punto”. In particolare, Falla è stato incisivo col dritto mancino lungolinea. In più di un’occasione, Roger è arrivato in ritardo e ha sbagliato. Più in generale, nonostante il successo, questo Federer non sembra ancora pronto per rivincere uno Slam. A parte il logorio fisico (che l’erba riesce a mascherare), concede qualche occasione di troppo. Andare avanti di un break e farsi riprendere due volte su due non è un buon segno. Pensate se avesse concesso tutto questo a Nadal, Djokovic, o a uno qualsiasi dei top-10. C’è ancora una settimana per rifinire la preparazione, e poi Wimbledon è un luogo magico per lui. Può sperare, ma francamente sembra esserci bisogno di una magia per regalargli lo Slam numero 18.
ATP HALLE – Finale
Roger Federer (SUI) b. Alejandro Falla (COL) 7-6 7-6
TITOLI NEL CIRCUITO ATP
1 – Jimmy Connors 109
2 – Ivan Lendl 94
3 – Roger Federer 79
4 – John McEnroe 77
5 – Rafael Nadal 64
5 – Pete Sampras 64
5 – Bjorn Borg 64
8 – Guillermo Vilas 62
9 – Andre Agassi 60
10 – Ilie Nastase 57
I TORNEI PREFERITI DA FEDERER
Wimbledon – 7 titoli (67 vittorie e 8 sconfitte)
Halle– 7 (46-5
Dubai– 6 (42-5)
ATP World Tour Finals – 6 (44-11)
Us Open – 5 (67-9)
Basilea – 5 (51-9)
Cincinnati– 5 (32-8)
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...