Clamorosa eliminazione della numero 1, battuta da Alize Cornet e da una condizione fisica impresentabile. L’autodifesa: “Con me giocano tutte come fossero maschi”.

Di Alessandro Mastroluca – 29 giugno 2014



Il diluvio, poi un nuovo Wimblegeddon. Il sabato condensato in qualche ora di gioco al tramonto, Centrale coperto escluso, è diventato il Manic Saturday dei Championships. Per la prima volta dal 2005, Serena Williams esce prima degli ottavi in due Slam di fila. “Sembra che tutte giochino la partita della vita contro di me” ha detto, abbattutissima, in conferenza stampa la numero 1 del mondo che è 6-3 nei Major quest'anno e ha mancato i quarti in quattro degli ultimi cinque Slam giocati. “Appena sono un po' sottotono, si mettono a giocare come se fossero maschi”. È vero, Alize Cornet ha giocato la partita della vita, ma ha trovato la gentile collaborazione della numero 1 del mondo, che le ha concesso di rientrare con una serie di errori impossibili da spiegare. “Anni fa non riuscivo nemmeno a giocare sull'erba – ha commentato una Cornet raggiante a caldo – lei invece qui si trova come a casa, è un sogno, non riesco ancora a crederci”. Dopo aver perso cinque game nelle prime due partite e averne giocati due (1-1) prima della sospensione, dopo aver aspettato ore ed essere arrivata a un 6-1 facile facile in 27 minuti, nessuno aveva la percezione che la storia sarebbe clamorosamente cambiata. “Dopo l'interruzione, le gambe non giravano – ha aggiunto la francese – e pensavo: sarà durissima oggi. E invece alla fine ce l'ho fatta, ancora non so come, col cuore e con l'aiuto del pubblico. È una delle più grandi sorprese del torneo”. Uno shock che si fa sentire anche su Ivanovic e Lisicki che hanno la sfortuna di scendere in campo subito dopo su un Campo 1 diventato improvvisamente silenzioso, distante.
 
RIMONTA E LACRIME
Nel secondo set, Cornet inizia a squadernare palle corte in successione, a non sbagliare nulla mentre la numero 1 del mondo e cinque volte campionessa a Wimbledon si incarta in nove gratuiti e cede due break di fila. Il terzo turno di battuta diventa fondamentale non tanto per avviare la rimonta, quanto per evitare di vedersi rifilare il secondo 6-0 in carriera in uno Slam dopo quello subito contro Mary Joe Fernandez al Roland Garros 1999. Cornet si ritrova prima a due punti dal set, sul 5-1 30 pari, ma spedisce un dritto in corridoio e restituisce uno dei due break. Serena, però, è in una condizione fisica davvero impresentabile, è sempre in ritardo, pesante negli spostamenti sia laterali che in avanzamento, e Cornet, che già l'ha battuta a Dubai, celebra il 6-3 con un pugnetto e uno sguardo che non ha nulla dell'Alize tremebonda che nascondeva il volto sotto l'asciugamano per nascondere le lacrime nei momenti di difficoltà. Lacrime che nel terzo set Serena è sembrata contenere a stento mentre il suo futuro a Wimbledon le sfuggiva via via di mano. Lacrime che hanno sostituito gli occhi della tigre, come a Julio Cesar, il portiere del Brasile sorpreso a piangere prima della serie di rigori nel drammatico ottavo contro il Cile. L'ex numero 1 dell'Inter, però, di penalty ne ha parati due con tanto di occhi arrossati ed è diventato istantaneamente un eroe nazionale. Serena, invece, si è inviluppata in errori e frustrazioni.
 
RISCOSSA INTERROTTA
Ha evitato due palle break nel primo game del terzo e alla seconda, dopo aver recuperato uno dei venerici drop shot della francese in crescente flow agonistico, le ha stampato in faccia un “come on” che è riecheggiato per tutta Church Road. Riesce comunque a tenere quel turno di battuta, un game durato 15 minuti in cui ha urlato tutto a tutti, giudici di linea compresi, ma non ha impaurito la Cornet. Costantemente aggressiva alla risposta, Serena manca la chance di salire sul 2-0 e servizio affossando sul 40 pari una risposta facile su una seconda non così lavorata. La percentuale di prime, però, continua a precipitare e il senso di fretta nel suo gioco a crescere. E alla fine la fretta presenta il conto. Aggira tre palle break con due regali della francese, che però alla quarta occasione stampa il dritto chiave del 3-2. Cornet infila otto punti su nove e vola 5-2. E qui vengono in mente i versi di Antonello Venditti: “Quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita”.  Perché per un attimo Serena torna la vecchia Serena, che trova gli angoli e domina da fondo. E Cornet deve combattere contro i suoi demoni, contro la prospettiva di una vittoria storica, di un traguardo impronosticabile, di un posto nella piccola storia del torneo più importante del mondo. Combatte, e alla fine vince. Alla fine sul campo 1 è Alize che salta e che esulta, prima e dopo essersi fermata a firmare autografi a tutta la prima fila o quasi. È la sua prima vittoria in carriera contro una top-10 in uno Slam, dopo 13 sconfitte di fila. Ora la prospettiva di un ottavo con Eugenie Bouchard, che ha comunque giocato due semifinali nei primi due Slam della stagione, è la sua prova del nove, il suo esame di maturità.