L’azzurra supera la giovane Konjuh e vola in finale a Istanbul. La crisi è alle spalle, gli obiettivi sono due: vincere il decimo titolo WTA e chiudere l’anno tra le top-20.

Di Riccardo Bisti – 19 luglio 2014

 
La crisi di Roberta Vinci era iniziata a una dozzina di fusi orari da qui, nel catino blu di Auckland, quando fu sconfitta in tre set dalla giovanissima Ana Konjuh, grande promessa (e quasi realtà) del tennis croato. Le metafore sono affascinanti, ma spesso veritiere. Il 6-4 6-2 con cui l’azzurra si è presa la rivincita sulla Konjuh vale molto, perché simboleggia la fine di un momento difficile, ancor di più rispetto alla finale di Bucarest. Sul cemento di Istanbul abbiamo rivisto, per lunghi tratti, la Roberta che ha fatto innamorare tutti gli appassionati. La Roberta del talento, che si butta a rete non per disperazione ma perché è la sua zona di comfort, laddove le altre non hanno il coraggio di andare. Hanno paura, o semplicemente non sono capaci. La Vinci ha centrato la finale in una città un po’ maledetta, poiché al Masters di Istanbul non ha mai combinato granchè insieme a Sara Errani. Hanno vinto sui campi di tutto il mondo, ma alle WTA Finals sono sempre mancate. Magari si rifaranno a Singapore. Nel frattempo, nel WTA International organizzato per compensare la perdita del Masters, ha rispettato lo status di seconda testa di serie. La tarantina non ha concesso niente, spazzando via Tatishvili, Dulgheru e Nara. Contro la Konjuh c’era un pizzico di preoccupazione, vuoi per il precedente, vuoi perché la croata è più fresca di lei avendo perso qualche mese a causa di un’operazione al gomito.
 
A CACCIA DEL DECIMO TITOLO
Invece Roberta ha gestito lo scambio con sapienza, sin dal primo punto. Ha capito le debolezze della croata e le ha sfruttate nel modo giusto. In particolare, la Konjuh è piuttosto lenta negli spostamenti. Ad appena 16 anni è piuttosto robusta: dovrà stare attenta a non esagerare perché il peso potrebbe diventare un problema, non solo per la mobilità, ma anche per il rischio di infortuni. Non dovrà commettere l’errore di Sabine Lisicki, la cui carriera sta incontrando qualche difficoltà a causa di un fisico non sempre prontissimo. La ragazza ha due fondamentali molto potenti, la cui gestualità ricorda vagamente Jennifer Capriati. Roberta ha dominato nei primi game, poi però Ana sembrava aver trovato la chiave di lettura. In alcune occasioni l’ha persino sfidata a fioretto, peraltro con risultati apprezzabili. Si è avvicinata da 0-4 a 3-4, ma la Vinci ha ugualmente chiuso il parziale. Sei mesi fa la croata era uscita alla distanza, mentre stavolta Roby l’ha tenuta con la testa sotto la sabbia. Il match avrebbe potuto girare in avvio di secondo set, ma l’azzurra ha fatto esattamente quello che ci vuole contro una giovane: l’ha scoraggiata. E quando la fiducia viene meno, non c’è niente da fare. Ana dagli occhi blu è diventata impotente in risposta ed è uscita dal match appena la Vinci le ha strappato nuovamente il servizio. Se la crisi è iniziata contro la Konjuh, è finita sempre contro di lei. Roberta è tornata e può già fissare il nuovo obiettivo: chiudere tra le top-20 per il terzo anno di fila. Con le pesanti cambiali dell’estate americana in arrivo, non sarà facile. Intanto cercherà di entrare in doppia cifra a Istanbul, centrando il decimo titolo in carriera. Sarebbe un gran risultato, anche sul piano simbolico. In finale se la vedrà con Caroline Wozniacki, con cui è avanti 2-1 negli scontri diretti. Sarebbe il modo migliore per preparare la fase più delicata della stagione. Vincere questo torneo, tra l’altro, le darebbe la quasi certezza di un posto al Masters B di Sofia. 

WTA ISTANBUL – SEMIFINALI
Caroline Wozniacki (DAN) b. Kristina Mladenovic (FRA) 6-2 6-3
Roberta Vinci (ITA) b. Ana Konjuh (CRO) 6-4 6-2