ATP UMAGO – Secondo titolo consecutivo per l’uruguaiano: dopo Fognini, piega anche Robredo e vola al numero 40 ATP. Vola anche un torneo che festeggia la 25esima edizione con uno spettacolo pirotecnico.

Dall’inviato a Umago, Riccardo Bisti – 28 luglio 2014



Forse ricorderemo più la splendida cerimonia di chiusura che una finale un po’ insipida. Ma il Vegeta Open di Umago è un torneo che brilla di luce propria. Un torneo dove i tennisti vanno volentieri e ci si diverte, oltre che vedere un buon tennis. Se la finale tra Pablo Cuevas e Tommy Robredo non è stata il massimo (ha vinto l’uruguaiano col punteggio di 6-3 6-4), la gente si è consolata con i festeggiamenti per la 25esima edizione. Anche in tempi difficili, Umago resta una tappa glamour con il suo contorno e la vicinanza col mare. Giudici di linea e raccattapalle si sono posizionati sul campo come a formare un enorme numero 25, poi le luci dell’ATP Stadion si sono spente ed è partito uno spettacolo pirotecnico molto suggestivo, con l’illuminazione di un altro “25” gigante in un angolo dello stadio. E’ stato l’ultimo atto del torneo, prima che lo Stella Maris diventasse una discoteca a cielo aperto per danzare sotto le stelle, con tutto lo staff finalmente libero da impegni e scadenze. Chi ha lavorato a un torneo di tennis, o semplicemente sa come funzionano le cose, conosce bene la sensazione di sollievo e leggerezza dopo l’ultimo punto. L’ultimo punto del 2014 è andato a Pablo Cuevas, ed è una bella storia. Non tanto perché ha centrato il secondo titolo ATP consecutivo (aveva vinto anche a Bastad), frutto di 13 vittorie consecutive perché a Umago ha dovuto giocare le qualificazioni. La è perché ha una storia difficile alle spalle, fatta di due interventi chirurgici che lo hanno bloccato per due anni. Non sapeva neanche se sarebbe tornato a giocare.
 
UN PICCOLO GAUDIO
Invece, dopo che gli hanno infilato un po’ di cartilagine nel ginocchio in una delicata operazione a Cleveland, Ohio, ha ripreso a giocare ed è tornato più forte di prima. Ma forse neanche lui pensava di vincere due titoli di fila. E chissà che non possa superare Diego Perez e Marcelo Filippini, i migliori due uruguagi di sempre. Cuevas è il tennista attuale che più di tutti ricorda Gaston Gaudio. Nelle movenze, nella camminata, nella corsa e – soprattutto – nel rovescio. Un gesto perfetto, di tipica scuola argentina (sui paese d’adozione). Lo gioca ad occhi chiusi e non lo sbaglia praticamente mai. Con questo colpo ha costruito il successo. Se contro Fognini aveva cercato di comandare con servizio e dritto, in finale ha palleggiato a lungo rovescio contro rovescio, attirando Robredo in una trappola senza uscita. Su quella diagonale, Cuevas è più forte. Almeno, lo era stavolta. E se Tommy provava a cambiare direzione, veniva infilzato dal dritto incrociato dell’uruguaiano. Il punteggio avrebbe potuto essere ancora più netto, ma quando era avanti 6-3 4-1 con doppio break, Cuevas si è disunito e ha consentito allo spagnolo un abbozzo di rimonta. Sul 4-3 c’è anche stata la palla break che avrebbe riaperto la partita. Perché Robredo è un serpente velenoso: se ti morde, il suo veleno entra in circolo nell'organismo fino a metterti KO. Cuevas ha tirato una buona prima e la risposta del catalano, in recupero, è uscita di pochi centimetri. La partita è finita lì ed è un gran bel risultato per Cuevas, perché Robredo è un campione. Uno che è stato numero 5 ATP con mezzi non straordinari.
 
UMAGO NELL'ELITE DELL'ATP
Se lo batti, vuol dire che quel giorno eri nettamente più forte di lui (anche se forse era più stanco dopo la difficile vittoria di qualche ora prima contro Cilic). Cuevas ha trovato una condizione psicofisica eccezionale, ma non ha rinunciato alla scaramanzia: al cambio di campo sul 5-4 ha cambiato maglietta, indossando quella gialla fosforescente con cui si era imposto a Bastad. Ha tenuto il servizio a zero e si è potuto inginocchiare verso il suo angolo, come aveva fatto qualche ora prima contro Fognini. Intanto oggi festeggerà il best ranking, salendo al numero 40 ATP, non così distante dal 28 di Perez e dal 30 di Filippini. Con il suo servizio così pesante, può fare bene anche sul cemento, come ha dimostrato qualche anno fa battendo Roddick a Miami. “Non avrei mai creduto di vincere due tornei di fila – ha detto dopo il match – qui è stato ancora più complicato perché sono passato dalle qualificazioni e ho affrontato ottimi giocatori”. Invece è tutto vero, così come è vera la favola di Umago: nato nel 1990, contestualmente al circuito ATP, è uno dei 29 tornei a essersi sempre giocati dall’istituzione dell’ATP Tour. Tenendo conto che sono più di 60 e in alcuni anni se ne sono giocati anche 80, è una bella soddisfazione per chi ha scelto il tennis per valorizzare un posto incantevole. Persino il presidente della Repubblica Croata, Ivo Josipovic, ha dato la benedizione al torneo scrivendo un saluto per il programma ufficiale e presenziando alla premiazione. E’ stato lui a consegnare il trofeo a Cuevas. Poi si sono accese le luci della notte. Ma il grande tennis, a Umago, si è già prenotato per il 2015. 

ATP UMAGO – Finale
Pablo Cuevas (URU) b. Tommy Robredo (SPA) 6-3 6-4