L'americana torna in campo dopo i fatti di Wimbledon. "Ho una gran voglia di vincere". Nel frattempo si è fatta una mezza vacanza e ha recitato in un film.

Di Riccardo Bisti – 30 luglio 2014

 
L'avevamo già vista a Umago, dove aveva palleggiato sul campo in cemento dello Stella Maris Resort, accompagnata dall'inseparabile sparring Sasha Bajin. Già che c'era, aveva fatto anche un paio di tuffi sull'Adriatico. Ma Serena Williams non aveva rilasciato dichiarazioni, salvo le parole d'amore per quell'angolo di Croazia, abilmente diffuse dall'ente croato del turismo. Adesso, invece, è tornata sul serio. Nelle prossime ore affronterà Karolina Pliskova al torneo WTA di Stanford, cui è particolarmente affezionata perchè è lì che vinse il primo titolo dopo il brutto incidente del 2010. La prestazione è molto attesa, ma erano attese anche le sue parole dopo i fatti di Wimbledon, quando era letteralmente collassata sul campo durante il doppio con la sorella Venus. Serena è stata chiara: non metterà più piede su un campo da tennis se dovesse sentirsi ancora così. "Adesso ho capito che se non mi sento bene non devo scendere in campo" ha detto a Stanford, dove si è imposta nel 2011 e nel 2012. L'americana ha detto che la malattia virale l'ha bloccata a letto per tre giorni, con i medici che le avevano ordinato di non viaggiare. "Ero molto, molto malata – ha detto la n. 1 WTA – a Londra sono scesa in campo perchè non volevo deludere la gente e mia sorella. Volevo che nessuno rimanesse deluso dopo la mia sconfitta in singolare". E' opportuno ricordare che la sorella Venus soffre da qualche anno della Sindrome di Sjogren, malattia autoimmune particolarmente fastidiosa. Forse anche per questo, si sottoporrà a test più accurati "per verificare cosa non va in famiglia". Non è stata più precisa nel fornire dettagli. 

LONTANA DALLE SPECULAZIONI
"Ammetto di aver sottovalutato la mia condizione" ha detto l'americana, che ha paragonato l'episodio a quanto provato nel 2011, quando fu ricoverata d'urgenza a Los Angeles per un'embolia polmonare e un'ematoma che fu rimosso chirurgicamente. Qualcuno pensò che fosse addirittura un pericolo di vita. Subito dopo Wimbledon, la stampa tedesca aveva addirittura ipotizzato che il problema fosse dovuto a una gravidanza (col padre che sarebbe stato il coach Patrick Mouratoglou). La sparata non ha trovato riscontro: lei, nel frattempo, dice di non aver letto i giornali e di non conoscere le speculazioni. Tuttavia, ha fornito qualche dettaglio in più sulla sua travagliata esperienza londinese. Ha iniziato a sentirsi male dopo la sconfitta contro Alize Cornet e non si è riscaldata prima di scendere in campo nel doppio "fatale". "E non ho preso alcun farmaco prima della partita". Quando le hanno chiesto se il suo problema fosse più mentale o emotivo, lei non ha avuto dubbi. "Certamente fisico, perchè dopo la sconfitta contro la Cornet mi sono sentita male e via via stavo sempre peggio. Non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto. Dopo la partita non ho mangiato nè bevuto, ero vittima di vertigini". 

PARENTESI CINEMATOGRAFICA
Dopo Wimbledon, ha dato forfait a Bastad e si è concessa la già citata vacanza, convinta da Bajin che è nato in Serbia e conosce bene quella zona. "Ho trascorso quella che io definisco una vacanza – ha detto – ma devo metterci le virgolette: è vero che mi sono goduta il mare, però dedicavo la mattina agli allenamenti". Prima di andare a Stanford, ha fatto una rapida sortita a Toronto, dove ha girato alcune scene di un film in cui interpreta se stessa: il film è top-secret, mentre di se stessa ha detto: "Ero sicuramente molto arrugginita nelle vesti di attrice! Ma adesso ho una gran voglia di ricominciare e di tornare a vincere". A giudicare dalle colleghe, Serena fa già paura ancor prima di scendere in campo. "E' già tornare a ruggire, fidatevi – ha detto Angelique Kerber – l'ho vista allenarsi e mi ha impressionato". Il tabellone non è semplice: nei quarti avrebbe Ana Ivanovic, con cui ha perso in Australia, e in semifinale Victoria Azarenka, sua principale avversaria nel 2013. Insomma, a Stanford non si scherza. E non c'è spazio per le malattie.