Di Riccardo Bisti – 4 agosto 2014
"Senti, sorcio, guardati un po' allo specchio. Ti vedi? E vedi anche il sottoscritto? Secondo te, chi può vincere questa partita?". La scenetta risale al 1976, protagonisti Adriano Panatta e il "sorcio" Harold Solomon. Prima della finale di Roland Garros, per mettere pressione allo sgraziato avversario, Panatta adottò lo stratagemma. Gli andò bene. L'americano giocava un tennis di fatica, insieme al gemello Eddie Dibbs è stato il precursore dei "pallettari" degli anni 80 e 90. Tanta fatica, tanto sudore, poco divertimento. Forse anche per questo ha scelto di allenare giocatori molto diversi da lui. Alla Harold Solomon Academy non hanno avuto dubbi quando si è presentata una strana ragazza di nome Naomi Osaka. Fino ad allora, era allenata dal padre ed era una delle tante. Ma dopo il periodo di prova se la sono tenuti stretta. Ed è nato un personaggio, un grande personaggio. A 16 anni, la giapponese ha sconvolto tutti a Stanford, dove ha superato le qualificazioni e ha battuto addirittura Samantha Stosur, che sul cemento americano ha vinto il suo unico Slam. A parte i risultati, la Osaka colpisce perchè ha un carattere e una storia molto particolare. E perchè ha un dritto impressionante. Contro Andrea Petkovic ha raccolto quattro giochi, ma su Youtube circola il video di un terrificante dritto con cui ha sfondato la tedesca. Basta quel colpo per accendere la curiosità su una ragazza particolare, una "Blasian", Black-Asian. Già, perchè il padre è di Haiti e la mamma è giapponese. Si sono conosciuti alla New York University ed è nata una ragazza meticcia, nera e con gli occhi a mandorla. Numero 406 WTA alla vigilia di Stanford, dove non avrebbe potuto giocare le qualificazioni, è entrata come "alternate" e ha vinto quattro partite che l'hanno spinta in 272esima posizione. "Da qui a fine anno vorrei entrare tra le top-100, mentre in futuro vorrei giocare più Slam possibili. E vincerli". Quando gli hanno chiesto se si sente in grado di potercela fare, ha detto: "Certo. Mi sento offesa da questa domanda".
PAURA DI INTERNET
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La Osaka è nata nell'omonima città giapponese ("Guardate che tutti quelli che nascono a Osaka si chiamano così") e ha iniziato a giocare spinta dal padre. "Poi mi sono resa conto di essere piuttosto brava e allora sono andata avanti". Il 4-6 7-6 7-5 con cui ha battuto la Stosur l'ha resa famosa, ma non è stata la vittoria più importante della sua carriera. "E' stato ancora più bello quando ho battuto mia sorella. Tra me e lei non c'è rivalità, perchè io sono troppo più forte. Continua a provarci, ma vinco sempre io". Mari Osaka ha due anni più di lei ed è una discreta giocatrice. A Stanford ha giocato il doppio, ma Naomi sembra di un altro livello. Di sicuro ha entusiasmato per la sua spigliatezza in conferenza stampa, dove ha rivelato di non avere un telefono cellulare, anche se si diverte a giocare sia con il computer che con l'inseparabile Ipad. "Il mio libro preferito è 'Open' di Andre Agassi. Sul film non lo so, ne ho visti diversi per più di una volta…forse Kill Bill". Nonostante la giovane età, ha le idee molto chiare. Se non avesse fatto la tennista, sarebbe rimasta nel mondo dello sport con il ruolo di manager. Ma ormai il suo destino è segnato, almeno da quando ha incontrato il suo idolo Serena Williams. Le piace guardare Novak Djokovic, ma Serena è un'altra cosa. A Stanford aveva paura di parlarle quando l'ha incrociata negli spogliatoi o in sala giocatrici. Dopo la vittoria sulla Stosur, ha detto che si sarebbe sentita in imbarazzo nel confessare a Serena della sua passione. "Sarebbe inquietante, e poi come potrei giocare con qualcuno che appena vedo mi viene da dire: 'Oh mio Dio…'". Ad ogni modo, alla fine, si sono incontrate e hanno pure fatto un selfie. La tecnologia le piace, però è un nemico di internet. "Ne ho un po' paura, mi spaventa la gente del web. Mi sembrano tutti un po' pazzi". Meglio che ne stia alla larga. In fondo, il suo compito, è scagliare dritti vincenti.