US OPEN – Lo scozzese batte Haase in quattro set nonostante i crampi. “Sono iniziati dopo meno di due ore, non so cosa sia successo” ha detto.
Di Alessandro Mastroluca – 26 agosto 2014
Il tennis è per l'80% una questione di testa. E il passaggio del turno di Murray lo dimostra. L'ultima volta che lo scozzese ha affrontato Haase a Flushing Meadows, nel 2011, si è trovato sotto due set a zero. Tre anni dopo ha rischiato di veder svanire un vantaggio di due set, eppure è andato ancora più vicino alla sconfitta: sarebbe stata la prima al debutto in un major dal 2008. Tradito dai muscoli, dai crampi che l'hanno bloccato, che hanno moltiplicato i gratuiti (alla fine saranno 51) e ridotto la velocità della prima di servizio a 160 km/h di media, Murray ha vinto di testa. O meglio, Haase l'ha persa di testa, infilando la sedicesima sconfitta in diciannove partite contro un top-10 perché incapace di sfruttare le difficoltà fisiche dell'avversario. Ha continuato a giocare troppo centrale, troppo profondo, anziché cercare di farlo muovere, di farlo correre, soprattutto in orizzontale, di farlo giocare in allungo soprattutto dalla parte del dritto, dove soffriva certamente di più. Era anche avanti 5-3 nel quarto set, Haase, che si è trovato a servire per portare il match al quinto ma non ha trovato di meglio che firmare la resa con il doppio fallo sulla palla break. Non ha più vinto un game. Murray ha chiuso 6-3 7-6(6) 1-6 7-5 ma non ha certo cancellato i dubbi sul suo immediato futuro in questo torneo. In queste condizioni, è più facile che si ripeta il 2010, quando per l'ultima volta in uno Slam è uscito prima dei quarti di finale, battuto allora da un Wawrinka deluxe sullo stesso campo, il Louis Armstrong, che il trionfo del 2012. “Non so cosa sia successo, ho iniziato ad avere i crampi dopo un'ora e tre quarti di partita – ha detto Murray, che pure è uno dei giocatori che cura meglio la preparazione fisica e atletica – non sapevo cosa fare, avevo dolore alle braccia quando servivo, alle gambe, non sapevo se mi conveniva cercare di risparmiare energie per provare a finire la partita. Ho provato a portarla a casa senza caricare troppo sulle gambe. Cercherò di capire cosa è successo. E comunque non sarebbe dovuto accadere, nonostante il caldo”.
PRIMI ALLARMI
Già dai primi punti si capisce che Murray è tutt'altro che al meglio. Inizia la partita con un doppio fallo, gioca cortissimo, spesso la palla non supera il rettangolo di battuta, soprattutto quando tira il dritto. È pesante negli spostamenti, frenato, dà quasi l'impressione di “cadere sulla palla” e non di caricare il peso per dare forza al colpo. Va avanti di due break, vede dimezzarsi il vantaggio, manca un primo set point su uno scambio lungo in cui Haase fa di tutto per complicarsi la vita prima di chiudere con la volée a campo aperto su un passante che era più un invito, ma gli basta il terzo ace per il 6-3. I cinque doppi falli e il 47% di punti con la prima nel set, però, sono segnali di allarme che si moltiplicano dopo il break che porta Haase avanti 3-1 nel secondo. Haase sembra in controllo della partita. Murray gioca tanto indietro, troppo indietro. L'olandese ha tutto il tempo di girare intorno alla palla, di accelerare di dritto anche da sinistra. Ma è il servizio a tradirlo, e il controbreak del 3-2 è il passaggio che apre a un nuovo finale di partita, o almeno di parziale. Al tiebreak Murray manca due set point consecutivi dal 6-4 ma ancora una volta Haase si arrende, alla terza occasione, con un dritto lungo. Se quest'anno ha vinto solo 2 tiebreak su 15, e ha comunque un record negativo nel circuito maggiore negli ultimi quattro anni, un motivo ci sarà. L'olandese domina nel punteggio un terzo set pieno di occasioni che vanno e vengono e allunga 4-1 e poi 5-3 nel quarto. In un'altro contesto, un parziale di 11 giochi a 4 determina uno spostamento decisivo del momento del match, soprattutto se avviene tra il terzo e il quarto set. Ma in questo caso no, perché Haase allunga una scialuppa a un avversario che continua a soffrire ma non chiama il trainer, non potrebbe peraltro trattandosi di crampi. Murray recupera, manca due matchpoint ma chiude comunque al terzo nonostante abbia ricavato il 60% di punti con la prima e il 51% con la seconda nel quarto set ed è davvero l'unica ragione di sollievo. Certo, non gli dispiacerà affrontare al secondo turno il tedesco Matthias Bachinger, al secondo Us Open in carriera, e non Radek Stepanek che ha fatto parlare di più per le maglie con stampata la skyline di New York. Ora, dopo il 63 62 62 subito oggi, potrà mostrare i suoi outfit kitsch solo in doppio e doppio misto.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...