US OPEN – Proprio come Sara Errani, anche la danese ha cambiato attrezzo e ritrovato feeling. A NY ha giocato una delle sue migliori partite, lasciando appena un game alla romagnola. Se continua così può vincere il torneo.

Di Riccardo Bisti – 3 settembre 2014



La migliore Wozniacki di sempre? Probabilmente si. Nemmeno quando ha guidato la classifica WTA per 67 settimane, la danese giocava così bene. Qualunque sia il motivo, il post-Wimbledon ha restituito una giocatrice eccezionale, un muro di gomma che può essere considerata una specie di Nadal in gonnella. Arriva ovunque, con una leggerezza e una facilità impressionanti. Della separazione con Rory Mcllroy si è parlato e straparlato. E si continuerà a farlo. Noi raccontiamo le altre due ragioni che ci hanno regalato una Wozniacki così forte: in primis, la motivazione extra per l’imminente maratona di New York. Il prossimo 2 novembre, ai nastri di partenza ci sarà anche lei. Sta alternando l’allenamento tennistico con quello prettamente atletico, e i risultati sono impressionanti. Rispedite al mittente le teorie secondo cui la corsa, troppa corsa, non fa bene per uno sport di scatti e contro-scatti come il tennis. Caroline è una libellula, e lo ha confermato nel terrificante 6-0 6-1 rifilato a Sara Errani. Prendere una batosta del genere contro la danese è molto più doloroso che contro Serena Williams. Con la sua fisicità, l’americana ti “spacca”. Puoi solo alzare le braccia e munirti di elmetto. Al contrario, contro una giocatriche che utilizza più o meno le stesse armi, beh, è un boccone amaro da digerire. Nella Night Session dell’Arthur Ashe Stadium è andata proprio così. E c’è poco spazio per recriminare: questa Wozniacki partirà (stra)favorita contro Shuai Peng e potrà giocarsela nell’eventuale finale, anche contro Serena Williams. Chi si aspettava un match duro, combattuto, “maratonico” (a proposito…) è stato clamorosamente smentito, prima dal vento e poi dall’atteggiamento tattico delle due giocatrici. La lunghezza media degli scambi non è stata neanche troppo bassa (7,9), ma raramente si è visto il colpo interlocutorio. Entrambe cercavano il winner, al massimo il colpo preparatorio alla botta vincente.
 
VENTO E SAETTE DANESI
Ma la Wozniacki, abito arancio-bordeaux griffato Stella McCartney, ha fatto tutto meglio. A parte un delicato primo game (si è trovata 0-40 e ha cancellato quattro palle break), ha giocato un primo set siderale. Ha interpretato meglio le bizze del vento e ha seppellito la Errani di colpi vincenti (15, con soli 4 errori). Caroline trasmetteva la sensazione di poter spingere a piacimento senza correre troppi rischi. Queste cose, sul campo, si sentono. E la Errani, pur giocando discretamente, si è sempre trovata a rincorrere. Quando poi giocava a favore di vento, la danese sembrava una macchina sparapalle settata a velocità esagerate. Ma sapeva pungere anche dall’altra parte. Il vento, oltre al campo piuttosto veloce, ha reso letali le sue saette. Senza poter chiamare Pablo Lozano (negli Slam il coaching non è ammesso), Sarita ha provato a cambiare tattica in avvio di secondo set. A favore di vento, si è presentata a rete per sei volte in un game e ha strappato il servizio alla Wozniacki. Sarà il game della bandiera. Caroline non faceva una piega, recuperava subito e incontrava l’ultimo momento di difficoltà sul 3-1, quando concedeva una palla break (frutto di un rovescio out in lunghezza, forse l’unico grave errore del suo match), ma sbrogliava la matassa nel migliore dei modi. Il punto simbolo era quello che le regalava il 5-1. Sarita, in piena “sciolta”, giocava un bel punto aggressivo e e chiudeva con una volèe smorzata. O meglio, credeva di aver chiuso. La Wozniacki ci arrivava come un treno e la infilava con un passante di rovescio, in corsa e in avanzamento, dal coefficiente di difficoltà piuttosto alto. Un dritto in rete, pochi minuti dopo, metteva fine alla contesa e a una sessione serale senza storia (comprensiva del match di Federer), perfetto contraltare alle maratone (ancora?) della sera prima.
 
LA SPADA NELLA ROCCIA
Sara Errani ha creato un’immagine, addirittura una simbologia, attorno alla sua nuova racchetta. E' l'artefice dei suoi grandi successi. Potrebbe raccontare qualcosa del genere anche la Wozniacki, tornata al vecchio attrezzo (una Babolat AeroProDrive) dopo un paio d’anni in casa Yonex. Cercava potenza e rotazioni. Il telaio giapponese non l’ha soddisfatta appieno, così è tornata all’ovile. Prima con una racchetta dipinta di nero (ma non era difficile riconoscerla…), poi il ritorno ufficiale. Anche lei ha la sua Excalibur: nella lotta medievale di New York, stavolta ha avuto ragione "Sweet Caroline" (come la canzone sparata dopo il matchpoint). Come ha avuto ragione nei confronti di chi la criticava per la scelta di correre la maratona. “Il tennis è un gioco di spint e di scatti indeterminati in tutte le direzioni – aveva detto Mary Carrillo di ESPN – capisco che lo faccia per solidarietà, ma sembra strano allenarsi per un evento così diverso da quello a cui è abitutata”. A quanto pare, la maratona le fa bene. Talmente bene che potrebbe stimolare qualche collega a imitarla. La Errani torna a casa con 500 punti e un bel risultato in tasca,  ma digerire questa sconfitta non sarà facile. Soltanto l’eventuale vittoria della Wozniacki, unita a un gran finale di stagione della danese, potrebbero alleviare la delusione. E Caroline torna a giocare una semifinale Slam a tre anni dall’ultima volta. Anche allora era lo Us Open. Ma erano altri tempi, altre speranze, altra vita. E non aveva la sua Excalibur.
 
US OPEN 2014 – DONNE
Quarti di finale

Serena Williams (USA) vs. Flavia Pennetta (ITA)
Ekaterina Makarova (RUS) vs. Victoria Azarenka (BLR)
Shuai Peng (CHN) b. Belinda Bencic (SUI) 6-2 6-1
Caroline Wozniacki (DAN) b. Sara Errani (ITA) 6-0 6-1