US OPEN – L'americana domina fino al 6-1 4-0, si distrae ma chiude facilmente contro Ekaterina Makarova. Domenica sera giocherà, da favorita, la 22esima finale Slam in carriera.

Di Alessandro Mastroluca – 6 settembre 2014

 

“Non ho più l'obbligo di vincere ormai. Ma non conosco nessuno che odi perdere più di me”. Così parlava Serena Williams, che in un'ora si è presa la 22esima finale Slam di una carriera straordinaria, l'ottava a New York, e la qualificazione matematica al Masters di Singapore, senza perdere un set: non ne cede uno prima della finale allo Us Open dal 2009. E non sono bei segnali per l'amica Caroline Wozniacki, che l'ha battuta una volta sola su nove confronti. Serena l'ha voluta con sé a Miami per una vacanza post-Roland Garros con annessa presenza a gara 6 di playoff per vedere gli Heat dominare i Pacers e “invasione” di un matrimonio sulla spiaggia. Wozniacki, debitamente consolata dopo la rottura con Rory McIlroy, l'ha forzata al terzo set a Montreal e Cincinnati. Ma per togliersi l'etichetta di “numero 1 del mondo che non ha mai vinto uno Slam” dovrà giocare una partita semplicemente memorabile. Perché negli ultimi tre anni Serena non ha mai perso una finale contro un'avversaria diversa da Vika Azarenka (19-0 il bilancio contro le altre). E la numero 1 del mondo, che si prepara alla 204esima settimana in vetta al ranking, ha 4 milioni di buoni motivi per inseguire il 18esimo Slam in carriera: è questo infatti il prize money record che le spetta in caso di successo grazie al primo posto nella Us Open Series.


TRE GAME DI DISTRAZIONE

Serena diventa così la più anziana finalista a New York dal 1991, quando Martina Navratilova è stata battuta a 34 anni. E punta ancora a diventare la prima a confermare il titolo agli Us Open per tre anni di fila dopo Chris Evert, che ha dominato dal 1975 al 1978. Impossibile, però, per Serena migliorare l'incredibile record di Chrissie, capace di perdere solo 12 game sulla via del trionfo del '76. La dominatrice del circuito ne ha infatti lasciati per strada 26. Per un set e mezzo, Serena sembra voler mettere in crisi un altro primato della “fu signora Lloyd”, quello della semifinale più breve nella storia del torneo, il 61 60 che rifilò a Bille Jean King nel 1979. Ma dal 61 40 un po' si distrae, finisce per cedere un break quando serve per il match e chiude “solo” 61 63, allungando la semifinale ben oltre i 46 minuti che a Parigi le bastarono per mandare a casa Sara Errani l'anno scorso. La numero 1 completa così la 260ma vittoria in carriera contro una top-20, la 20ma nel 2014 su 21 partite, grazie a 24 vincenti e 5 ace, che portano il totale stagionale a 388 in 50 match, prevedibilmente record nel circuito WTA. Così, la prima semifinale Slam della carriera si trasforma in un incubo per Makarova. Il sogno di diventare la quinta giocatrice a sconfiggere Serena più di una volta in un major dopo Venus Williams, Jennifer Capriati, Justine Henin e Samantha Stosur svanisce presto, si perde nella miseria di 15 punti conquistati in tutto il primo set.


NATA PER FARE LA TENNISTA

E la situazione non fa che peggiorare per la russa, che di punti ne mette a referto solo altri tre nei primi quattro game del secondo. Riesce finalmente a tenere un turno di battuta, rimontando da 15-40, e interrompere la serie negativa di 9 giochi di fila grazie a un paio di liberatorie accelerazioni di rovescio. Proprio il colpo che tradirà Serena nel suo unico “lampo di umanità” di un match condotto con la ferocia sportiva dei suoi giorni migliori, la cattiveria di chi ha imparato a non distrarsi sul campo mentre intorno fischiavano le pallottole nelle sparatorie fra gang. Makarova ha dovuto così imparare nella maniera più traumatica possibile quanto fosse corrispondente alla realtà l'autoritratto della regina del tennis femminile “Sono stata messa su questa Terra per essere una tennista – ha raccontato – dentro devi avere una vena selvaggia, una sorta di killer instinct irrazionale. Devi mettere subito in chiaro che sei imprevedibile e che non hai paura di nessuno”. “Sweet Caroline” Wozniacki è avvisata.