Dall'inviato a Ginevra, Riccardo Bisti – 11 settembre 2014
(Foto Costantini – FIT / E' di Costantini anche la foto in home page)
Ci proviamo con Simone. Schierare Bolelli in singolare era l'unica alchimia, l'unico coniglio nel cilindro di Corrado Barazzutti per scompigliare le carte di una partita che si presenta a senso unico. Per nostra fortuna, a tennis si gioca ovunque tranne che sulla carta. E sul Rebound Ace dell'immenso Palexpo ginevrino apriranno il bolognese e Roger Federer, dopodichè Fabio Fognini e Stan Wawrinka chiuderanno la prima giornata. Il bel rituale della cerimonia-sorteggio ha dato l'illusione che svizzeri e italiani siano sullo stesso piano. Tute, colori e bandiere hanno trasmesso una bella sensazione di equilibrio, come se la Victoria Hall di Ginevra, teatro secolare e dalla storia crudele (l'interno andò in fiamme negli anni 80, oggi l'hanno ricostruito) fosse il vero teatro della sfida. E come presenza scenica gli azzurri non hanno niente da invidiare a nessuno, nemmeno agli svizzeri di Re Federer. La carta dice che loro sono favoriti: sono più forti, più blasonati e hanno il vantaggio del fattore campo. Il Rebound Ace non è particolarmente veloce, ma certamente Barazzutti avrebbe preferito la terra battuta. Non era quasi mai capitato che il capitano azzurro facesse una scelta in contrasto con le indicazioni della classifica ATP, ma le avvisaglie c'erano tutte: Bolelli ha vissuto una stagione straordinaria in relazione a dove era partito e agli obiettivi che si era dato. Ha rischiato di restare senza punti, adesso è bello saldo tra i top-100 ATP. Da numero 76 può solo crescere e magari migliorare un best ranking datato 2009. La sua combinazione servizio-dritto può fare danni, così come un braccio sufficientemente freddo nei momenti importanti. Magari Seppi (n.48) avrebbe garantito il compitino, la prestazione dignitosa, la bella figura. Ma in dieci precedenti contro Federer ha raccolto un set su ventidue. Troppo poco per rischiarlo. “Bolelli è in gran forma, lo ha dimostrato allo Us Open. Dopo averlo seguito negli allenamenti qui a Ginevra ho pensato che fosse più adatto per giocare contro Federer” ha detto "Barazza". Seppi l'ha presa bene: è un ragazzo corretto, ha una giusta percezione della realtà. “Non sono al 100%, non sto giocando il mio miglior tennis, ma se fossi chiamato a scendere in campo sul 2-2 sarei pronto e non mi tirerei indietro”.
LA PRUDENZA DI CAPITAN LUTHI
Arrivare a giocarsi la finale sul 2-2 è uno scenario che oggi sembra da sogno. Per riuscirci dobbiamo vincere a tutti i costi il doppio (anche se Barazzutti ha rifiutato di considerarlo più importante rispetto agli altri punti) e scippare uno dei primi tre singolari, magari quello di Fognini contro Wawrinka. Perchè King Roger, onestamente, sembra inavvicinabile. Ma non si sa mai. “Non sono sorpreso della scelta di Bolelli – ha detto lo svizzero – viene da una buona stagione ed era stato scelto anche cinque anni fa. Inoltre, in Davis, la classifica ATP assume un valore secondario”. I due svizzeri d'oro (Chiudinelli e Lammer, fidati scudieri, si sono limitati ad ascoltare quello che veniva detto durante sorteggio e conferenza stampa) potrebbero pagare un filo di stanchezza. Lo hanno sottolineato, pur senza dare troppa importanza alla cosa. In un certo senso, non aver raggiunto la finale a Flushing Meadows ha avuto un effetto collaterale positivo: Wawrinka è a Ginevra da domenica, Federer da lunedì. Hanno dunque avuto tutto il tempo per adattarsi alle condizioni di un campo dove cinque mesi fa avevano rischiato grosso, trovandosi in svantaggio contro il Kazakistan dopo la seconda giornata. “Infatti non esistono match facili – ha detto Severin Luthi – contro il Kazakistan doveva essere tutto facile, invece ci siamo trovati sotto 1-2. E gli italiani sono più forti dei kazaki. Spero di chiudere la prima giornata sul 2-0, ma sono pronto ad accettare anche l'1-1”.
QUELLE SCONFITTE DI WAWRINKA
Si, ci vuole un miracolo, anche perchè Fognini (sicuramente) e Bolelli (forse) potrebbero essere costretti a giocare tre giorni di fila, tenendo ritmi a cui non sono abituati. “In effetti potrebbe essere un weekend molto faticoso per Bolelli” ha detto Federer. Tra i due, il più attaccabile sul piano mentale è certamente Wawrinka: dopo il gran successo in Australia ha vissuto una stagione di alti e bassi. A volte sembra inavvicinabile (come è successo a Monte Carlo), altre può anche battersi da solo. Tutti ricordano il trionfo australiano, ma nel 2014 ha anche raccolto sconfitte contro Anderson, Dolgopolov, Golubev (in Davis…), Garcia Lopez, Thiem e Benneteau. Ottimi professionisti, per carità. Ma un buon Fognini può certamente essere all'altezza. E ha anche vinto l'ultimo precedente dopo aver perso i primi quattro. Spulciando qua e là, insomma, si trova qualche appiglio per sperare di fare bella figura. Purtroppo, tuttavia, in Coppa Davis non si scende in campo per ottenere applausi e nemmeno per raccogliere il punto della bandiera. Bisogna vincere, magari trovando gli stimoli nella speranza di centrare una delle più grandi imprese nella storia della Davis azzurra. Probabilmente sarebbe la più grande dal 1922, quando Cesare Colombo giocò il primo match della nostra storia contro il britannico Algernon Kingscote. Fabio, Simone, Andreas e Paolo hanno nelle proprie mani e nelle proprie racchette un'occasione storica. Non provarci nemmeno sarebbe delittuoso.
COPPA DAVIS 2014 – SEMIFINALI
SVIZZERA – ITALIA (Ginevra, rebound ace indoor)
Roger Federer (SUI) vs. Simone Bolelli (ITA)
Stan Wawrinka (SUI) vs. Fabio Fognini (ITA)
FRANCIA – REPUBBLICA CECA (Parigi, terra battuta outdoor)