Ottobre e novembre rivisti da Massimo Garlando. Mentre Federer rischia di restare a bocca asciutta, quattro giocatori accendono le fantasie per il 2015: Marin Cilic, David Goffin, Fabio Fognini e Adelchi Virgili.
Di Massimo Garlando – 20 novembre 2014
Le finali di Londra hanno sancito l’ultimo atto della stagione ATP. E’ stata un'edizione tutto sommato deludente (le uniche vere emozioni si sono registrate nella semifinale svizzera), certamente non aiutata dall'epilogo monco per via del forfait di Federer in finale. Appuntamento che ha, comunque, consegnato all'albo d'oro il (meritato) numero uno del mondo e, soprattutto, ha fatto registrare la migliore prestazione stagionale di Murray, tornato a livelli eccellenti almeno per quanto riguarda l'autoironia. Lo scozzese, convocato in fretta e furia per sostituire l'illustre infermo e regalare al pubblico almeno un'esibizione, ha infatti confessato di aver ricevuto la chiamata mentre stava giocando a Mario Kart e si è scusato per aver impegnato troppo duramente Federer nel match del girone (terminato 6-0 6-1 per lo svizzero, in un'ora scarsa di gioco). A questo punto, per concludere ufficialmente la stagione, manca all'appello la finale di Davis, che a fine mese ci dirà intanto se Federer prolungherà la carriera fino a Rio 2016 (in caso di vittoria svizzera, gli mancherebbe solo un oro olimpico in singolare; dubito che resisterebbe alla tentazione), oppure se arriverà un prestigioso contentino per la generazione francese di Tsonga, Gasquet e Simon, che si avvia alla trentina ancora senza Slam nel carniere. Ah no, dimenticavo, colpevolmente. C'è anche il Masters dei Challenger, sorta di Trofeo Tim del tennis. Nessuno vuole vincerlo, perché il tennista che se lo è aggiudicato nelle precedenti edizioni l'anno successivo è inesorabilmente precipitato in classifica. C'è anche Bolelli, che in carriera ha già avuto sufficiente sfortuna: gli auguriamo di arrivare in finale (visto che, comunque, in palio ci sono bei punticini). Ma ora facciamo un passo indietro e dedichiamoci a quattro atleti che, sotto i riflettori o un po' nella penombra, hanno raccontato storie, positive o negative ma comunque particolari, in questo mese e mezzo di tennis
CILIC FUOCO DI PAGLIA?
C'è un tennista che si chiama Marin Cilic e che, due mesi fa, alzava il trofeo dell'Open degli Stati Uniti. Lo faceva sicuramente in maniera inaspettata ma, per il gioco espresso, decisamente meritata. Da quel momento, come spesso capita a chi raggiunge un obiettivo apparentemente fuori portata e non ha le stimmate del predestinato, il croato ha vissuto un autunno di alti e bassi, tra sconfitte al primo turno e la vittoria in un torneo (Mosca) dal livello tecnico non trascendentale. L'esibizione di Londra, dov'è arrivato da numero 9 del mondo (ma si sarebbe qualificato lo stesso, anche senza il forfait di Nadal, per una regola che premia i vincitori di Slam rimasti fuori dai migliori otto), è stata francamente imbarazzante: nei primi due incontri ha totalizzato la miseria di sei giochi, risollevandosi un poco nel terzo, dove ha portato a casa un set più per la complicità di un Wawrinka già qualificato (e proiettato alla semifinale) che per meriti propri. La questione, ancora aperta, se in quelle due settimane newyorkesi sia effettivamente sbocciato un campione o se si sia trattato di un luminosissimo fuoco di paglia, è senz'altro una delle più interessanti in prospettiva 2015.
GOFFIN FIGLIO DI UN DIO MINORE?
C'è un tennista che, da Wimbledon in poi, ha vinto 44 partite e ne ha perse 4. Non è né il neopapà Djokovic, né Federer, che indeciso se dare priorità alla Davis o alla rincorsa impossibile al numero uno, ha cullato l'idea di portarli a casa entrambi e ora rischia seriamente, causa infortunio, di rimanere a bocca asciutta, come l'asino di Buridano. E non è neanche Nadal, ormai secondo per patologie curiose solo al signor Poveracci, vittima prediletta di Ippolito Germer nel MTG di Maccio Capatonda. Si tratta di David Goffin che, alternando sapientemente ATP 250 e ricchi challenger, si è portato a ridosso dei top 20 (all'inizio del 2014 era fuori dai 100, anche a causa di un brutto infortunio al polso) e non sembra avere nessuna intenzione di fermarsi. Che giochi bene non lo si scopre ora, ma pareva destinato a rimanere uno di quei tanti tennisti che deliziano gli esteti, magari da citare a tavola per mostrare di essere uno che ne sa, ma a cui manca sempre un sei per fare primiera. Il 2015 sarà l'anno decisivo: top player o figlio di Dio minore deluxe?
FOGNINI DALLA FACCIA ALLA TESTA
C'è un tennista che è ancora davanti a Goffin in classifica, nonostante una seconda parte di stagione assolutamente deficitaria, in cui ha fatto parlare di sé soprattutto per le scenette in campo e le sconfitte contro avversari quantomeno alla portata. È, naturalmente, Fabio Fognini, che anche in ottobre non ha purtroppo fatto registrare inversioni di tendenza. La sensazione è che il giocattolo si sia rotto quella domenica mattina a Napoli, nel momento più alto della sua stagione, quando dopo aver battuto Murray preferì levarsi qualche sassolino dalla scarpa, rivendicando in diretta tv il fatto di averci sempre messo la faccia, quando forse avrebbe fatto meglio a godersi il meritato trionfo. In quel momento era a un passo dai top 10, ora lontanissimi. La speranza è che nel 2015 oltre alla faccia ci metta la testa, perché le cambiali in scadenza sono pesantissime.
VIRGILI, SARA' LA VOLTA BUONA?
C'è infine un tennista che ci sta provando, sul serio, a diventare un buon professionista. È un ragazzo di 24 anni che si chiama Adelchi Virgili e che, dieci anni fa, venne ospitato in cabina da Tommasi e Clerici durante il torneo di Montecarlo. Ricordo bene quell'intervista e ricordo che, in particolare, lo Scriba si lasciò decisamente andare circa le magnifiche sorti e progressive del ragazzo. Poi, come a volte capita a chi è baciato dal talento ma non dalla buona sorte, una serie impressionante di guai alla schiena, che hanno messo a rischio qualcosa in più dell'attività sportiva ad alto livello, ma non la passione e la voglia di giocare a tennis. Adelchi Virgili ha, sul web, un seguito sproporzionato, pazzesco per un ragazzo che non è ancora mai entrato nei primi seicento giocatori del mondo. Ma bastano cinque minuti, magari su uno streaming che va a scatti, per innamorarsi del suo talentaccio cristallino e di quel suo giocare ogni punto allo stesso modo, con la stessa sfrontatezza, sul 40-0 o sul matchpoint per l'avversario. Che il 2015 gli offra la salute e la possibilità di giocare con continuità: sarebbe già una gran cosa.
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