Andy Murray è stato senza dubbio uno dei principali protagonisti di questa prima settimana degli Australian Open: lo scozzese, eliminato al terzo turno per mano di Roberto Bautista Agut, ha dichiarato di essere soddisfatto di quanto fatto a Melbourne e di puntare a migliorare ulteriormente nel corso dei prossimi mesi

Andy Murray è stato senza dubbio uno dei principali protagonisti di questa prima settimana degli Australian Open: il 35enne di Dunblane, che come ben sappiamo gioca con una protesi all’anca, non avrà il più il livello fisico e tecnico per tornare a vincere titoli Slam come ha fatto in passato, ma è certamente ancora in grado di regalare emozioni uniche, indescrivibili, inimmaginabili. Dopo aver sconfitto in 5 set un Matteo Berrettini che aveva iniziato la stagione alla grande, lo scozzese ha saputo ripetersi in un match che è diventato il più lungo della sua leggendaria carriera, quello vinto contro il beniamino di casa Thanasi Kokkinakis per 4-6 6-7 7-6 6-3 7-5 in 5 ore e 45 minuti, scrivendo alcuni record impressionanti, soprattutto considerando lo stato in cui versa il suo deteriorato corpo. Al termine di quello che è ad oggi il secondo match più lungo della storia degli Australian Open (8 minuti dietro alla finale del 2012 vinta da Djokovic contro Nadal), Murray è diventato il primo tennista della storia a mettere a segno ben 11 rimonte da 0-2 (Federer, secondo in questa classifica, è fermo a quota 10), ed è incredibile come ci sia riuscito almeno una volta in ogni Slam, compresa la Davis Cup quando ancora si giocava al meglio dei cinque set. Per farla breve, quando vinci i primi due set contro il due volte campione di Wimbledon, c’è statisticamente un 26.2% di possibilità che tu possa comunque perdere la partita.

La sua corsa si è fermata al terzo turno per mano di un indemoniato Roberto Bautista Agut, anche lui non più giovanissimo ma con un fisico nettamente più in forma, e il britannico ha poi riflettuto in conferenza stampa sulla bell’esperienza australiana vissuta quest’anno. “In campo mi sono sentito bene – ha affermato l’ex numero 1 del mondo –, percepivo di star giocando ad un buon livello. È più piacevole per me stare in campo quando gioco in questo modo, quando partecipo ad un evento importante come questo con la convinzione di avere le mie chance e di poter dire la mia. Sicuramente penso di essere ancora in grado di superare il terzo turno in un torneo Slam. È chiaro che qui devo cercare di aiutarmi con il ranking: avere una testa di serie mi permetterebbe di affrontare partite meno complesse all’esordio e di arrivare a questo punto con più benzina nel serbatoio. Se avessi giocato a questo livello l’anno scorso, probabilmente non sarei numero 60 del mondo in questo momento. Sta a me cercare di cambiare le cose”.

Insomma bilancio positivo, ma Murray, da vero campione quel è, non ha alcuna intenzione di cullarsi e di accontentarsi: “Penso di essermi mosso davvero bene sul campo in questa settimana, cosa che non sempre mi è riuscita nel corso degli ultimi 12, 18 mesi. Ho dato segnali davvero importanti a me stesso, perché, quando i miei spostamenti sono buoni, mi posso permettere di interpretare il gioco nella maniera per me più efficace. In svariate occasioni sono anche riuscito ad attaccare e a chiudere i punti a rete, anche questo un segnale positivo. Insomma, penso di poter fare ancora meglio, ma sono soddisfatto di come siano andate le cose in questo torneo“.