Di Riccardo Bisti – 5 novembre 2014
Londra-Murray è un binomio speciale. Nella capitale britannica, lo scozzese è diventato grande. Al Queen's Club ha fatto le prove generali, imponendosi in tre occasioni (2009, 2011 e 2013). E l'All England Club ha sancito i momenti più belli, con il trionfo olimpico nel 2012 e il sospirato successo a Wimbledon 2013. Ma il Masters è ancora un campo minato. Quando le ATP World Tour Finals sono sbarcate alla 02 Arena, si pensava che lo scozzese potesse trarne vantaggio. Invece non ha mai raggiunto la finale e il pubblico non l'ha adottato. La gente della 02 Arena è diversa da quella di Wimbledon, figurarsi dal Queen's. Nel 2012, quando Federer lo battè in finale a Wimbledon, il Centre Court rimase gelato per qualche secondo dopo il matchpoint. Pochi mesi dopo, invece, il successo dello svizzero nella semifinale del Masters fu accolto con un tripudio di colori. Arrivano persone da tutto il mondo e Federer è un idolo globale, senza confini né bandiere. Quest'anno Andy ci riprova, anche se l'avventura non è partita alla grande: la sua immagine mancava dai manifesti giganti che pubblicizzano le ATP World Tour Finals con lo slogan “Get Ready London. They're Back”. In effetti, dopo lo Us Open non era messo troppo bene. Poi ha vinto 20 delle ultime 23 partite e ha preservato la qualificazione, la settima di fila. Andy non ha perso il sonno per l'omissione, anzi: per un campione travolto dalla pressione, stare lontano dai riflettori può anche essere un sollievo. A Londra ha centrato un tris, ma adesso punta a un clamoroso poker. Nessun giocatore ha mai vinto i quattro eventi londinesi: Nadal ha fallito il Masters, Federer e Djokovic non partecipano al Queen's….e nessuno, ovviamente, potrà mai aggiudicarsi un oro olimpico sul Centre Court.
UNA DURA RINCORSA
“Vincere il torneo avrebbe un grosso significato – ha detto in un'intervista con l'agenzia Reuters – so quello che serve per vincere ad alti livelli, quindi mi preparerò nel miglior modo possibile per darmi una chance. Sto giocando bene e in questo periodo mi sto divertendo”. Per Murray è la settima qualificazione consecutiva, ma lo scorso anno diede forfait perchè era reduce dall'intervento alla schiena. “Fu deludente non esserci. Il 2014 è stato un anno difficile, ma ora mi sento in piena forma, ho vissuto sei belle settimane e non vedo l'ora di mettere piede alla 02 Arena. Quando non puoi giocare, apprezzi tutto quello che ti manca e ogni tanto dai per scontato”. Dopo lo Us Open, lo scozzese è uscito dai top-10 per la prima volta dopo sei anni. Ma il suo duro regime di allenamento, che gli impone di allenarsi anche il giorno di Natale, ha pagato. La qualificazione a Londra è passata dalle maratone contro gli spagnoli: a Vienna ha superato David Ferrer, mentre a Shenzhen e Valencia ha cancellato un totale di 10 matchpoint (cinque alla volta) contro Tommy Robredo. Il catalano, esausto, gli ha mostrato il dito medio al momento di stringergli la mano.
ANDY IL PRECURSORE
“Non vincevo un torneo da parecchio e la classifica era scesa un po' – racconta Murray – per questo le ultime 4-5 settimane sono state molto positive. Sono 3-4 anni che non mi sento così bene”. A 27 anni, lo scozzese ha il giusto mix di esperienza ed efficienza fisica che gli dovrebbe permettere di recuperare dopo le fatiche dell'ultimo periodo. “Se riesco ad avere sufficiente recupero, ho abbastanza tennis nelle gambe per giocare un buon torneo”. La O2 Arena sarà una passerella di grandi coach. Boris Becker accompagnerà Djokovic, Stefan Edberg sarà con Federer, Goran Ivanisevic e Michael Chang seguono Cilic e Nishikori, mentre lo stesso Murray avrà al suo angolo Amelie Mauresmo, sempre più salda al suo posto. Tre anni fa, quando contattò Ivan Lendl, Murray inaugurò la moda degli ex campioni. “Ma non mi sento un precursore. E' legittimo pensare che un ex giocatore sia utile, non penso che sia stata un'operazione fuori dagli schemi. A volte il dubbio principale riguarda la voglia degli ex campioni di viaggiare e dedicare tanto tempo al ruolo. Allenare nel tour è un grosso impegno ed è comprensibile che qualcuno non abbia voglia di farlo dopo aver viaggiato per 10-12 anni. Con Lendl è andata bene in termini di risultati, e sono sicuro che alcuni giocatori si siano fatto condizionare da questo”. Andy ha fatto un passo in più, contattando un'allenatrice donna. Chissà che non possa essere un anticipatore dei tempi anche in questo. Magari vincendo il Masters e fare un clamoroso poker londinese.