LA STORIA – Nella finale di Lille, Federer-Wawrinka hanno giocato un doppio eccezionale, poi risultato decisivo. Buona parte del merito è di David Macpherson, coach dei gemelli Bryan, “reclutato” casualmente da Severin Luthi qualche settimana prima. I retroscena.

Di Riccardo Bisti – 11 dicembre 2014

 

Si sono scritte valanghe di articoli sul successo della Svizzera in Coppa Davis. La moltitudine dei fans l'ha associato a Roger Federer, finalmente vincitore della vecchia zuppiera. I più attenti hanno riconosciuto l'importanza di Stan Wawrinka, fondamentale tanto quanto il Re. Altri ancora hanno sottolineato la bravura di Severin Luthi, capace di radunare i due fenomeni e averli sempre a disposizione. Ma se Marco Chiudinelli e Michael Lammer, oltre ad aver intascato il punto del 3-0 in Serbia, si portano a casa un assegnone di oltre 800.000 dollari grazie all'altruismo di Federer, c'è un altro personaggio che ha avuto un ruolo importante. Un australiano, proveniente dalla Launceston, Tasmania. Si chiama David Macpherson e lo abbiamo visto nelle foto di rito, unico non svizzero dietro l'insalatiera. Nell'immagine qui sopra lo vedete in piedi, sopra alla coppa, tra Chiudinelli e Lammer. Come ha fatto ad arrivare fino a lì? E che ruolo ha avuto? Ex ottimo doppista, per anni ha fatto coppia con Trevor Kronemann. In singolare non ha combinato granchè, con un best ranking al numero 293 ATP. Molto meglio in doppio, dove ha sfiorato i top-10 e ha raccolto buona parte dei quasi due milioni di dollari intascati in carriera. Si è ritirato nel 2002 e si è spostato definitivamente in Florida. Come tanti ex giocatori di medio livello, si è riciclato come coach e ha avuto la fortuna di allenare l'unica coppia che genera guadagni importanti: i gemelli Bob e Mike Bryan. Insieme hanno scritto pagine memorabili della specialità, con il traguardo dei 100 titoli in coppia superato proprio qualche mese fa. Ed è stato tramite i Bryan che ha potuto indossare la tuta bianca e rossa della Svizzera.


IL CORTEGGIAMENTO DI LUTHI

Roger e Stan hanno vinto un doppio davanti a 27.000 spettatori che strillavano dopo ogni punto – ha detto Macpherson all'agenzia australiana Fairfax Media – E' stato memorabile far parte di questo successo”. Tutto è cominciato a Parigi Bercy, con una chiacchierata sul campo di allenamento. E pensare che Federer non avrebbe nemmeno dovuto esserci…Dopo un allenamento, i Bryan e Macpherson furono avvicinati da Severin Luthi: voleva parlare dell'imminente finale di Lille. “Amiamo e rispettiamo Roger, così abbiamo detto: 'Ogni volta che volete parlare, per noi va benissimo'”. Il contatto si è intensificato a Londra, durante le ATP World Tour Finals. Durante un allenamento in palestra, Luthi ha fatto un paio di domande a Bob e Mike. “Sono stati loro a dirgli che avrebbe potuto chiedermi di venire a Lille. Così Severin mi ha guardato e mi ha detto: 'E' possibile? Davvero verresti a Lille?' Non sapevo cosa dire, allora ho accettato. Non volevo dire di no a lui, poi volevo aiutare Roger. Bob e Mike hanno detto che se lo meritava. Allora gli ho detto: 'Se pensi che io abbia un valore tale da chiedermi di venire, allora sarò con voi'”. E così, al termine del Masters (vinto proprio dai gemelloni per la quarta volta), anziché attraversare l'Atlantico per tornare negli States, Macpherson si è limitato ad attraversare la Manica. Per tutta la vigilia ha lavorato con Chiudinelli e Lammer, ma Federer e Wawrinka non hanno mai trascurato l'allenamento del doppio. E il clima, dopo le polemiche londinesi sul presunto litigio tra Wawrinka e il clan di Federer, era più che buono. “Sono stati favolosi. Sapevo quello che era successo a Londra, mi chiedevo che ambiente avrei trovato. In realtà hanno un sincero affetto reciproco. Non si è mai parlato del tema e non c'è stato un solo attimo di tensione”.


FEDERER: "QUANTO E' COMPLESSO IL DOPPIO!"

Venerdì sera, quando la serie era sull'1-1 e si sapeva che il doppio sarebbe stato cruciale, Federer ha accettato di giocarlo. E così sono scesi in campo i due fenomeni, oro olimpico a Pechino 2008 ma anche sconfitti nelle ultime apparizioni. Prima di giocare, hanno effettuato una seduta di allenamento sotto la guida di Macpherson. Sarà un caso, ma hanno azzeccato un prestazione perfetta e hanno annichilito Gasquet-Benneteau col punteggio di 6-3 7-5 6-4. E il giorno dopo è successo quel che tutti sanno. “Mi hanno reso felice – dice Macpherson – hanno messo in pratica tutto quello di cui avevamo parlato. C'era un piano ben preciso su ogni aspetto: servizio, risposta, schemi e tutte quelle cose che fanno la differenza in doppio”. Durante la partita, Luthi ha spesso chiesto consigli a Macpherson. “Federer è il più carismatico ed è stato lui a dettare i tempi, a chiamare il gioco. Penso che abbia giocato una partita quasi perfetta. C'è una sua frase che non dimenticherò mai. Mi ha detto che non aveva idea di quanto fossero complesse ed estreme le tattiche del doppio”. Da gran signore, Federer ha riconosciuto i meriti di Macpherson e ha dato tutto il credito a Luthi per averlo contattato. “Penso che fossimo preparati in modo perfetto, non abbiamo improvvisato, ma è stato un processo molto più lungo” ha detto Federer allo stadio Pierre Mauroy. Una gioia immensa per Macpherson, che prima di riprendere la stagione con i gemelli Bryan (primi impegni: Sydney e Australian Open) farà una capatina in Tasmania per salutare la famiglia. E chissà che il suo contributo alla Davis svizzera non possa alzarne le quotazioni come coach, portandogli un incarico con un singolarista di spessore. Bob e Mike sono fenomeni, ma non sono mica eterni. La competenza di Macpherson, invece, può essere utile a molti. E a lungo.