Jean Francois Caujolle, direttore del torneo ATP di Marsiglia, non accetta che il suo torneo offra gli stessi punti di tornei meno qualificati. “Lo schema 1000-500-250 è troppo rigido: bisogna liberalizzare”.

TennisBest – 16 dicembre 2014

 
Se il migliore organizzatore tennistico italiano è certamente Ernesto De Filippis, capace di tenere accesa la fiammella del grande tennis anche in momenti di crisi (il successo de "La Grande Sfida" è un capolavoro da tramandare ai posteri), il suo omologo francese potrebbe essere Jean Francois Caujolle, ex ottimo giocatore negli anni 70, numero 2 di Francia, top-100 e vincitore su Jimmy Connors al Foro Italico. Da organizzatore, ha fatto ancora di più. Nel 1993 ha creato il torneo ATP di Marsiglia, uno degli ATP 250 con il miglior campo di partecipazione. E’ stato anche co-direttore del Masters 1000 di Pargi Bercy e quattro anni fa ha riportato il circuito in Costa Azzurra, con la rinascita del torneo ATP di Nizza. Caujolle ha rilasciato un’interessante intervista ai media francesi, in cui ha detto la sua sul tennis di oggi partendo dall’IPTL appena conclusa. La sua visione è interessante soprattutto in merito ai piccoli tornei. In fondo, gli ATP 250 coprono il 70% del calendario ma spesso non hanno un campo di partecipazione all’altezza. E li hanno racchiusi in un calderone dove troppe diversità sono state messe insieme. E a Caujolle, tutto questo, non piace. Ecco le sue frasi più interessanti.
 
“Pensavo che L’IPTL potesse essere pericolosa, perchè possiede risorse fuori portata per l’ATP. Tuttavia, dopo averla vista, penso che sia un fenomeno positivo. I giocatori promuovono il tennis in un mercato molto grande, dove la gente non ha molta cultura tennistica. Credo che gli Slam non avranno mai problemi perchè sono i pilastri nel tennis, mentre bisognerà far convivere l’Europa dei tornei storici e l’Asia emergente. Credo che l’ATP, nelle sue discussioni per il futuro, si stia modernizzando. L’ITF, invece, resta accampata sui propri principi. Bisogna modernizzarsi e offrire alla gente quello che vuole vedere".
 
“Negli ultimi 15 anni i migliori hanno spesso snobbato la Coppa Davis. Credo che l’ITF avrebbe dovuto lavorarci già da tempo. La Davis non è un pilastro del tennis come gli Slam. Va tenuta in vita ma bisogna alleggerirla, ad esempio giocare al meglio dei tre set in modo che i tennisti si sentano fisicamente pronti per giocare. Sono contrario a giocarla ogni due anni oppure in una sede unica come era stata la World Team Cup, senza nessun interesse e più simile a un’esibizione. Ai giocatori piace così: Djokovic gioca in Davis perchè gli piace avere 15.000 serbi che fanno il tifo per lui".
 
"Gilbert Ysern teme per il Roland Garros? Fossi in lui, non mi preoccuperei. Gli Slam saranno esenti da qualsiasi rivoluzione. Prendiamo il golf: hanno creato la FedEx Cup, con sempre più prove, sempre più punti…ma nessuno sa chi l’ha vinta. Al contrario, tutti sanno chi ha vinto ad Augusta, il British Open e lo Us Open. Vincere gli Slam segna la storia. A Manila si limitano a promuovere il gioco. Tra l’altro, Manila è la città più americana dell’Asia e non sono sicuro che un semplice torneo ATP avrebbe avuto lo stesso successo. Per funzionare, la gente deve essere abituata a vedere il tennis. A Kuala Lumpur c’è un bel torneo ATP, eppure spesso gli spalti sono vuoti. Se un evento come l’IPTL si fosse giocato in Francia, probabilmente non avrebbe avuto grande successo. Bisogna capire il mercato in cui si opera”.
 
“Il sistema di classifica può migliorare. Io sono per la liberalizzazione del sistema: non mi piace la suddivisione dei tornei in ATP 250, ATP 500 e Masters 1000. Ci saranno sempre tornei più forti come Indian Wells, Miami e Madrid. Volevano declassare Monte Carlo, i giocatori si sono opposti, allora gli hanno lasciato lo status ma con qualche benefit in meno. Alla fine il torneo non ha perso nulla, i giocatori ci vanno comunque e l’albo d’oro è eccezionale. Hanno fatto bene a combattere. Il calendario è basato sugli Slam e i Masters 1000 e i migliori giocano solo per questi tornei. Quando scendi di categoria, spesso i migliori non ci sono. Negli ATP 250 ci sono pochissimi top-10, la media dovrebbe essere 0,9 a torneo. Magari Marsiglia e Doha ne hanno quattro, ma su 41 tornei ce ne sono una ventina con appena un top-10. E’ troppo poco. Il calendario è pieno. Ma non c’è niente da fare: perchè i giocatori vanno a Brisbane e Sydney? Perchè c’è l’Australian Open. Altrimenti non ci andrebbero mai".
 
“Io vorrei liberalizzare gli ATP 250 e gli ATP 500. Non è giusto che un torneo con 2 milioni di montepremi offra gli stessi punti di chi mette in palio di meno. Non è normale che un torneo come Marsiglia abbia gli stessi punti di Bucarest o Vina del Mar, perchè per vincere devi battere tre top-10. Sul piano tecnico, è quasi più difficile vincere a Marsiglia che ad Amburgo o Washington. Ci sono alcuni ATP 250 senza un solo top-10. Inoltre sono sconvolto dal fatto che vincere uno Slam offra 2.000 punti. Se uno li vince tutti, è certo di chiudere l’anno al numero 1. Il rapporto attuale è di 1 a 8. Se vuoi un ottimo giocatore, loro ti dicono che non ci guadagnano niente e che hanno richieste da altri tornei, così vogliono importanti garanzie finanziarie. Dobbiamo riarticolare tutto. L’ex CEO ATP, Etienne De Villiers, voleva fare buone cose, dare chiarezza al circuito. Ma è stato fatto in modo troppo rigido. Con la liberalizzazione, ogni torneo avrebbe il giusto valore"
 
Sono sempre stato favorevole alla norma del “no-ad”, per un semplice motivo. 40 anni fa si diceva che il tie-break avrebbe falsato il gioco. Invece, non solo lo ha accorciato, ma lo ha reso molto più interessante. Il deuce è un punto che trovo inutile. Il no-ad darebbe interesse a ogni punto, ad ogni gioco
 
“l calendario? I giocatori devono essere onesti. Se giocano eventi come l’IPTL, potrebbero ridurre la loro attività nei primi mesi dell’anno. Si sono lamentati della durezza del calendario perchè così possono giocare più esibizioni. Se ci fosse una liberalizzazione del calendario, potrebbero giocare i tornei che vogliono. Anche in questo caso penso che gli Slam non sarebbero in pericolo, perchè i tennisti li giocherebbero comunque. Adesso abbiamo la fortuna di avere un presidente e un board ATP che riflettono sugli interessi dello sport, non solo quelli economici. Pensano anche al tour e allo sport. L’ITF non ha questo approccio per lo sviluppo del gioco. Questo ruolo è svolto dall’ATP".