L’australiano è un ottimo giocatore, ma non ha la pesantezza di palla necessaria a impensierire il campione serbo. Anzi, grazie alla pulizia e all’altezza ‘ideale’ dei suoi colpi ha regalato un ottimo allenamento a Novak. Che potrà trarne giovamento

Semmai Novak Djokovic dovesse riportare il suo decimo slam in terra d’Australia, parte del merito sarà da attribuire al match che ha giocato in ottavi sulla Rod Laver Arena di Melbourne park. Alex De Minaur è tutt’altro che uno sprovveduto, anche se al dono di uno spostamento a razzo non associa sufficiente pesantezza di gioco. Già 15 del mondo, sei titoli all’attivo e gioventù da vendere, l’australiano ha avuto il garbo di fornire al blasonato avversario tali e tanti rimbalzi al baricentro da metterlo perfettamente in palla sia per il match in corso, sia per quelli a venire. Rimbalzi sui quali Nole ha potuto curare gli appoggi in modo certosino, lasciando andare i colpi in modo tanto naturale da confondersi a tratti con uno dei tanti allenamenti sul ritmo utili ai giocatori per richiamare all’ordine il giusto modo di colpire. Risultato: raramente ho visto uscire una palla tanto fluida dai fondamentali del serbo come raramente ho apprezzato in altri giocatori impatti tanto puliti come quelli appena visti in questo ottavo di finale.
Una riflessione tecnica che non ne preclude un’altra psicologica. Per farla vado a ripescare il concetto di atteggiamento Simmetrico e Complementare già dipanato in PSICOTENNIS, rubrica a mezza via tra gioco e anima, gentilmente ospitata su questo giornale. Per dire che il primo esprime spiccata personalità mentre il secondo ripiega su forme di sudditanza. Una condizione che i due si trascinavano al seguito già entrando in campo, e che ha fatto il resto nel coronare uno dei match migliori giocati dall’ex bimbo di Belgrado. Chiudo dicendo che la Simmetria non si acquista al supermercato ma, nel caso specifico, è frutto di 92 titoli in carriera e di un certo modo di imporsi.