Dopo tante pressioni, l'ITF ha formulato alcune proposte per aumentare i montepremi nei tornei più piccoli. In questo momento, dal numero 336 ATP in giù i tennisti vanno in passivo.

Di Riccardo Bisti – 19 dicembre 2014

 

Anni fa non sarebbe successo. Ma oggi, con l'informazione che corre sempre più veloce, è difficile ignorare certe cose. Come ci disse Enrico Becuzzi qualche tempo fa: “Se avessi giocato 15-20 anni fa, nessuno si sarebbe accorto delle mie sconfitte. Adesso è impossibile non essere notati: si può seguire ogni match in diretta, con tanto di statistiche”. Verissimo. Così come, fino a qualche tempo fa, nessuno si era davvero interessato ai prize money dei tornei ATP-WTA-ITF. Chissà quanti giocatori si sono persi senza superare la soglia della povertà tennistica. Oggi l'argomento è molto sentito, perchè i frequentatori dei piccoli tornei hanno trovato nel web un canale per far sentire la propria voce. L'ultimo è stato l'argentino Buchhass, che ha denunciato le incredibili condizioni di un future in Cile. L'ITF, che gestisce i tornei più piccoli, non ha potuto ignorare la voce “proletaria”. Prima ha risposto a Buchhass, poi ha effettuato uno studio di cui ha presentato i risultati qualche giorno fa, con tanto di alcune proposte per il futuro. Lo studio è il frutto di 7.000 colloqui con giocatori e addetti ai lavori, nonché dell'analisi dei dati raccolti negli ultimi 14 anni. Sono emerse profonde differenze tra i giocatori in base a classifica, nazionalità e sesso. E negli ultimi anni è diventata sempre più difficile la transizione da junior a professionista. Sono aumentati i giocatori che partecipano ai tornei giovanili, mentre sono scesi drasticamente quelli che si costruiscono una classifica mondiale. La distribuzione dei prize money resta il problema più sentito: tra gli uomini, l'1% dei giocatori ha intascato il 60% del denaro messo in palio. La statistica scende al 51% tra le donne, ma il principio resta. Per fronteggiare il problema, l'ITF ha proposto un aumento dei montepremi per gli eventi sotto la propria egida (i futures tra gli uomini, tornei fino a 100.000 dollari tra le donne). La proposta sarà discussa in marzo, e prevede le seguenti modifiche a partire dal 2016.

 

I tornei da 10.000 dollari salirebbero a 15.000

I tornei da 15.000 dollari salirebbero a 25.000

I tornei da 50.000 dollari salirebbero a 60.000

I tornei da 75.000 dollari salirebbero a 90.000

I tornei da 100.000 dollari salirebbero a 125.000


DA GERARD GRANOLLERS IN GIU'

Kris Dent, responsabile del settore professionistico per l'ITF, ha detto che si tratta di un passaggio fondamentale per il rafforzamento della base. “Ci sono dovuti passare tutti – ha detto – è una parte vitale del nostro sport, anche se la vedono in pochi. Abbiamo preso la cosa molto sul serio e siamo contenti di mettere più soldi in palio, ma stiamo anche affrontando alcuni problemi strutturali per sostenere le parti del mondo che ne hanno più bisogno. Vogliamo continuare a vedere top-100 dal Sud America e dall'Asia, mentre vorremmo vederne di più dall'Africa”. In assenza di sponsor, tuttavia, buona parte dei giocatori coprono le spese in proprio. E le spese possono essere molto importanti, vista la natura internazionale del tennis. Molto interessante il risultato dello studio ITF: tenendo conto delle spese minime, è stato fissato un ranking “break-even”, il punto in cui un giocatore riesce a coprire tutte le spese grazie ai guadagni. Il limite è stato fissato al numero 336 per gli uomini (posizione attualmente occupata da Gerard Granollers) e al numero 253 per le donne (casualmente, oggi ci si trova Vera Zvonareva). La differenza è dovuta al fatto che ci sono meno tornei femminili, quindi le donne devono viaggiare (e, di conseguenza, spendere) di più.

CHALLENGER: DA DOVE ARRIVANO I SOLDI?
Ma fino a che punto un giocatore ha diritto a guadagnare con il tennis? Qualche mese fa, Chris Kermode ha spiegato che i tornei minori devono essere un trampolino di lancio per gli aspiranti professionisti, non un luogo in cui vivacchiare per un'intera carriera. L'ultimo a esprimersi, interpellato dal New York Times, è stato Eric Butorac. Il doppista americano, neo-presidente del Player Council (ha preso il posto di Roger Federer) sostiene che i Challenger e i Futures siano tappe propedeutiche al circuito ATP, nulla di più. “Anche se ovviamente non vogliamo che un ragazzo giochi questi tornei per 15 mesi e poi smetta per assenza di risorse”. Negli ultimi anni, grazie al lavoro di Roger Federer, i giocatori hanno ottenuto importanti aumenti nei tornei del Grande Slam, soprattutto per chi perde nei primi turni. E' notizia di pochi giorni da l'aumento nei tornei Masters 1000, anche se gli stessi l'hanno presa malissimo e minacciano azioni legali. Tuttavia, secondo Butorac i Masters 1000 hanno acquisito sempre più prestigio. “Sono un prodotto eccezionale: hai tutti i top-40 ATP nella tua città. In un mercato aperto, portare anche solo 2-3 top-players può costare più dell'intero prize money. Al contrario, in un Masters 1000 li hai tutti”. Dopo alcuni contrasti, e il voto risolutore di Kermode, è stato approvato l'aumento. Il NY Times ha cercato di parlare con i rappresentanti dei tornei nordamericani, che non hanno voluto commentare. E' un dato di fatto che Indian Wells, Miami e Madrid dovranno alzare il montepremi del torneo femminile per mantenere la parità inaugurata qualche anno fa. Va un po' meglio a Roma, Canadian Open e Cincinnati, dove il torneo maschile ha un montepremi superiore. Dopo aver ottenuto questo risultato, adesso i giocatori si concentreranno sui tornei challenger. “Sarà la mia priorità nel 2015 – ha detto Butorac – vorrei farlo anche per i Futures, ma è più dura perchè sono gestiti dall'ITF. E' importante continure a costruire la base del tennis. Ma se il pubblico non paga per vedere questi tornei, i soldi da dove vengono?”.