LO STUDIO – E’ stato provato che il grunting offre un vantaggio oggettivo. La palla viaggia più veloce del 4% e altera la percezione dell’avversario, rendendolo meno reattivo e preciso.

Di Riccardo Bisti – 25 dicembre 2014

 
La prima a sdoganare le urla e farne un punto di forza fu Monica Seles, il cui grugnito era stato misurato fino a 93 decibel. Era diventato un tratto distintivo: quando le impedirono di strillare, fu umiliata da Steffi Graf nella finale di Wimbledon 1992. Avrebbe perso lo stesso, ma non così nettamente. Inizialmente il fenomeno non fu visto di buon occhio, forse perchè il tennis non era ancora pronto per bruti urlatori e volgari urlatrici. Ma poi è cambiato tutto. Oggi, lasciando perdere i casi estremi di Azarenka e Sharapova (che hanno superato i 100 decibel), quasi tutti i giocatori grugniscono al momento dell’impatto. 20 anni fa non lo faceva nessuno, adesso lo fanno quasi tutti. Come mai? La saggezza popolare vuole che il grugnito consenta di tirare più forte. E’ un modo per scandire il ritmo, avere la massima potenza nel momento in cui la racchetta incontra la pallina. In pochi si sono davvero opposti. La più fiera è stata Martina Navratilova: a suo dire si tratta di una scorrettezza vera e propria. D’altra parte, che bisogno c’è di fare il rumore di una motosega o di un martello pneumatico? In effetti, una spiegazione scientifica c’è: secondo Victor Thompson, psicologo dello sport, un’espirazione forzata nel momento in cui mi muscoli addominali effettuano il massimo sforzo garantisce più potenza. “Per questo il grunting è molto diffuso negli sport in cui è rischiesta molta potenza”. Ok, ma per il tennis non è un po’ troppo faticoso? Farlo per ore potrebbe togliere preziose energie. Sembrerebbe di no. Di recente, negli Stati Uniti, è stato effettuato un esperimento: hanno preso 10 giocatori di ottimo livello (5 uomini e 5 donne). Ogni sessione di palleggi durava due minuti, con una pausa di un minuto. Una sessione con il grunting, una senza. Durante l’esperimento, i giocatori indossavano un dispositivo portatile che misurava l’attività metabolica, mentre il classico radar calcolava la velocità dei colpi. A sorpresa, il battito cardiaco e il consumo di ossigeno è stato più o meno uguale nelle due tipologie di allenamento. Ma la velocità di palla si. Quando c’era il grunting, la palla viaggiava più veloce del 4%. In altre parole, si tira più forte senza effettuare uno sforzo supplementare.
 
REAZIONE PIU' LENTA
Oltre ai vantaggi fisiologici, ci sono anche quelli psicologici. Un grugnito aiuta il tennista a rilassarsi e allentare la tensione. Allo stesso tempo, un rumore intenso può intimidre l’avversario (vedi il mitico Lorenzito, che tanto ha colpito il nostro direttore durante il KIA Tennis Trophy). E’ un aspetto importante ma sottovalutato. Si parla tanto dei potenziali benefici del grunting, ma poco dell’effetto sugli avversari. A parte quelli che si lamentano (vedi la Rezai contro la Larcher de Brito al Roland Garros 2009), c’è una vera e propria influenza psicologica. Alcuni ricercatori hanno effettuato uno studio sugli effetti del grunting sui processi decisionali dell’avversario, e i risultati sono stati sorprendenti. E' stato mostrato un video in cui si vedeva un giocatore colpire una palla da tennis. Metà dei colpi erano tirati in silenzio, metà con un grunting di media intensità (60 decibel). I partecipanti dovevano rispondere il più velocemente possibile, indicando la direzione della pallina. Risultato? Il rumore rende più lenta e meno precisa la reazione. Per intenderci, la risposta arrivava con un ritardo dai 21 ai 33 millisecondi rispetto a quando il colpo era giocato in silenzio. Una differenza del 3-4% che può foare la differenza, soprattutto nel tennis ultra-veloce di oggi.

 

AVEVA RAGIONE MARTINA
Questi risultati dimostrano che, quando due oggetti si scontrano (in questo caso la pallina e le corde), il suono è fondamentale nella percezione esterna. In altre parole, condiziona la percezione del movimento visivo. Significa che gli urli possono mettere in crisi l’avversario, generando una specie di cortocircuito nel lobo parietale, l’area del cervello che si occupa dell’attenzione. Il grugnito può spostare l’attenzione dal suono della palla al suono del grugnito stesso. La stessa distrazione che può generare una telefonata mentre siamo al volante. Vediamo la strada, ma non siamo così concentrati. E’ difficile pensare che tali fattori possano condizionare i professionisti, ma è normale: il cervello umano è stato cablato in questo modo. Volenti o no, gli urlatori alterano la percezione degli avversari. Ed è proprio quello che, in due parole, aveva detto Martina Navratilova. Secondo Martina, è fondamentale ascoltare il suono della palla. Il grunting lo maschera e può distrarre, anche nei momenti importanti. Adesso le dà ragione anche la scienza. Ma se lo fanno (quasi) tutti, che problema c’è? Vedremo se i processi educativi inaugurati dalla WTA sulla nuove generazioni avranno effetto…