Di Riccardo Bisti – 5 gennaio 2015
Molto dipenderà dal suo amico Fabio Fognini, che si è spinto a livelli inediti per il tennis italiano degli ultimi 30 anni. Ma questo Simone Bolelli può fare grandi cose. Il 2015 può essere la migliore stagione della sua carriera: si dice che chi ben comincia sia a metà dell'opera, e allora c'è da essere ottimisti. Simone ha vinto una buona partita contro Benjamin Becker, che gli sta davanti in classifica di una decina posizioni. Ma non è questo che conta, e nemmeno i 20 punti ATP che entreranno nel suo breakdown. Ciò che conta è il modo in cui Simone sta in campo, quella “confidence” di cui i tennisti non possono fare a meno. Lui l'ha ritrovata dopo un 2014 eccezionale, oltre ogni più rosea aspettativa. Lo avevamo lasciato a Genova, in tripudio con Vincenzo Santopadre dopo aver vinto lo scudetto al doppio di spareggio. Lo ritroviamo a qualche migliaio di chilometri, nel plexicushion di Doha. L'abbigliamento è lo stesso dell'anno scorso, con quel teschio che sembra dargli un “plus” di energia. E gli ha consentito di giocare una partita quasi perfetta contro il tedesco, giocatore esperto e dotato di un gran servizio. Ma Simone lo ha tenuto a distanza e si è capito sin dai primi scambi che l'esito sarebbe dipeso da lui. Il “Bole” ha avuto palle break sia nel primo che nel secondo turno di risposta, ma Becker è rimasto faticosamente a galla. Per effettuare lo strappo bisognava aspettare l'ottavo game. Simone non aveva problemi a chiudere il parziale e aveva l'unico passaggio a vuoto nel cuore del secondo set. Sotto 2-3, commetteva quattro errori gratuiti che mandavano avanti il tedesco.
TECNICA PIU' RICCA
Ma la “confidence” è emersa nel game successivo. Ha alzato i giri del motore, come se la sua auto avesse un paio di marce in più, e tanto è bastato per tornare in partita. In effetti, anche nei momenti di crisi, Simone non ha mai perso la qualità di giocare bene i punti importanti. La sua capacità di non esaltarsi né deprimersi si vede in un braccio che sa essere glaciale nei momenti di pressione. E al tie-break era scontato che vincesse lui. Adesso troverà il vincente tra Richard Gasquet e Pablo Andujar, ma sotto un certo livello (diciamo i top-10…) questo Bolelli, nella partita secca, non ha paura di nessuno. Perchè il servizio viaggia su percentuali da bombardiere: 10 ace, appena un doppio fallo, percentuale di prime palle intorno al 70% e trasformazione quasi identica tra prima e seconda, intorno all'80%. Strappargli il servizio è diventata un'impresa. Una partita è poco per giudicare, ma il Bolelli del 2015 sembra avere alcune novità tecniche decisamente interessanti: in primis, la risposta al servizio. E' più reattivo, segno di una buona condizione fisica, e adesso ha una buona base per cominciare lo scambio. In secundis, il rovescio sembra più lavorato. Prima lo tirava piatto, sempre aggressivo, rischioso. Adesso lo lavora di più con il polso in fase di manovra. Meno rischi, palla più alta sopra la rete e più profonda. Infine, il drittone fa sempre più male. Continua a preferire la soluzione anomala, il famoso “inside-out”, ma è diventato sempre più incisivo anche con l'incrociato. Forse non è un caso che abbia firmato il matchpoint proprio così, prima di voltarsi verso il suo angolo dove c'erano la moglie Ximena e l'assistant coach Giancarlo Petrazzuolo. Tornando alle “grandi cose” citate a inizio articolo, questo Bolelli può lottare per il numero 1 italiano. Come detto, se Fognini resterà tra i top-20 per il terzo anno di fila (e magari più in alto, come tutti speriamo), sarà dura anche per lui. Altrimenti il “Bole” può dire la sua anche nel ranking nazionale. Una rondine non fa primavera (anche se svolazza da ormai undici mesi), ma pronosticare un Bolelli tra i top-30, in questo momento, non sembra affatto azzardato.
LUCA VANNI ESALTA A CHENNAI
Allo stesso tempo, il prossimo italiano che potrebbe assestarsi tra i top-100 è Luca Vanni. In India, sul cemento di Chennai, il toscano ha centrato per la prima volta il main-draw in un torneo ATP. Dopo lo scontro fratricida con Thomas Fabbiano, ha vinto una bella partita contro Damir Dzumhur e adesso sfiderà Ricardas Berankis. Splendido traguardo per un ragazzo simpatico e volenteroso. Il Karlovic italiano, con il suo servizio-bomba, ha ancora tanti limiti da scoprire. Nell'anno in cui ne compirà 30, è giunto il momento di scoprirli. Proprio come Simone Bolelli.