Di Riccardo Bisti – 23 gennaio 2014
“Queste sono le partite che i giocatori – non come Sampras, ma come Yzaga – ricordano per tutta la vita”. Lo disse Rino Tommasi il 6 settembre 1994, quando il peruviano infilzò Pistol Pete sul centrale di Flushing Meadows, segnando il ricordo più bello di una carriera, forse di una vita. Il 23 gennaio 2015 è già il giorno più bello della vita sportiva di Andreas Seppi. Forse dovrà tatuarsi anche questo, come quel 9-5-94 a caratteri romani che troneggia sul suo braccio destro e che ha un forte valore affettivo. Quando nessuno se l'aspettava, al tramonto dei 30 anni, l'azzurro ha battuto Roger Federer sulla Rod Laver Arena, laddove lo svizzero si è imposto quattro volte. Ma ci aveva anche pianto, dopo la finale del 2009 contro Nadal. Stavolta non ci sono state lacrime, ma tanta frustrazione. E chissenefrega se Roger non era al 100%, fiaccato dal caldo. Non ha giocato neanche troppo male, con 15 ace e un saldo positivo tra vincenti ed errori gratuiti (57 a 55). Ha persino conquistato un punto in più di Andreas (145 a 144), ma non è bastato. Quando ha lasciato passare l'ultimo recupero di Andreas, valutandolo fuori, ma la pallina è rimbalzata dentro il campo, ha abbassato la testa e ha lasciato lo scenario al ragazzone di Caldaro, meraviglioso per grinta e atteggiamento. Spesso ci lamentiamo degli esempi che l'Italia esporta all'estero: beh, è bene sottolineare l'impegno, la correttezza e la compostezza di Seppi. Nell'anno in cui festeggerà il ventennale della collaborazione con Massimo Sartori (cadrà esattamente il 3 luglio), Andy (o “Seppio”, come lo chiama amorevolmente il coach) gli ha fatto il regalo più bello. Ma lo ha fatto soprattutto a se stesso, sigillando il 6-4 7-6 4-6 7-6 che per un giorno lo renderà un personaggio da prima pagina. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Sarà celebrato anche da Ben Rothenberg, cronista del New York Times, che dopo un tweener “fronte-rete” di Federer sul 5-5 nel secondo set, aveva ritenuto che il match fosse ormai girato. E su Twitter ha scritto: “Ciao Seppi”.
I MESSAGGI GIUSTI
Invece no. A uscire del torneo è Roger Federer, e fa impressione scriverlo. In 10 precedenti, Andreas gli aveva scippato appena un set. Per il resto, sonore sconfitte. E nulla, davvero nulla, faceva pensare all'impresa. Federer era ancora imbattuto nel 2015, forte del successo a Brisbane. Ma il tennis non è una scienza esatta. E così Andreas ha infilato la partita “giusta”. Bene al servizio, ottimo negli spostamenti (a quando un monumento per Goran Turza, il suo nuovo preparatore atletico?), avveduto tatticamente, Andreas ha subito mandato i messaggi giusti a Federer. “Caro Roger, non sarà una partita di routine”. Appena poteva spingere con il dritto, lo faceva. E il punto arrivava. Insieme ai punti cresceva la fiducia, esaltata da un break tenuto con le unghie fino al 6-4 nel primo set (con tre palle break annullate nel decimo game). “Ok, anche Bolelli aveva vinto il primo, poi sappiamo com'è andata…” pensavano gli scettici. Quando uno strepitoso break (apertura del campo con il rovescio e gran volèe vincente) lo ha spinto 2-1 e servizio nel secondo set, il clan italiano a bordocampo ha iniziato a credere nell'impresa. Federer lo ha riacciuffato, ma si è trovato nuovamente sotto 5-4 dopo aver valutato male un passante di Seppi, rimasto beffardamente in campo. Un sinistro presagio. Ma quando un nastro beffardo lo aiutava a salire 5-5 e prendeva fiducia con il tweener già raccontato, lo svizzero sembrava pronto a scaricare tutta la sua classe, vincendo il secondo e dominando il resto del match. Di film così, i guardoni di tennis, ne hanno visti a decine. Nel tie-break, Roger è salito 4-1.
FIAMMATE DA CAMPIONE
Ma Andreas aveva il fuoco nel cuore e la spinta nelle gambe. Recuperava il mini-break e poi effettuava il sorpasso (da 4-5 a 6-5) con due punti da leggenda. Il primo con una difficile volèe in avanzamento, a palla già calante. Di solito le gioca Federer. Il secondo con un gran passante di dritto. Un altro passante basso costringeva lo svizzero a mettere in corridoio la volèe e Andreas volava avanti di due set. Allarme rosso(crociato). Eppure…eppure era ancora difficile crederci. Soprattutto quando un break a 15 spingeva avanti Federer, che non lesinava pugnetti di autoincitamento. Sul 4-3, lo svizzero rimontava da 0-30 e sigillava il terzo set, mentre calavano le prime ombre. E il buio ha rischiato di infiltrarsi nella testa di Andreas in avvio di quarto, quando Federer ha avuto una delicata palla break, sciupata con un rovescio lungo. A quel punto sono saltati gli schemi. Seppi ha capito che poteva davvero farcela, che era arrivato l momento della partita “che si ricorda per una vita”. Ha tenuto con sufficiente agio i turni di battuta, salvo quello sul 5-5, ma è rimasto a galla. Sul 6-5 è stato per due volte a due punti dal match, ma la classe di Federer lo ha trascinato al tie-break. Seppi è sempre stato in svantaggio, prima 3-1 e poi 5-3. In entrambe le occasioni è stato aiutato da Federer (doppio fallo ed errore di rovescio a tenere a galla Andreas), poi però ha fatto tutto da solo. Sul 5-5 ha tirato una fiammata sulla riga, prendendosi di classe il matchpoint. E poi, pochi secondi dopo, l'errore di valutazione di Federer gli ha permesso di alzare le braccia al cielo di Melbourne.
"GRAZIE ANDREAS"
Niente scene, niente ginocchia per terra. Hanno esultato di più nel suo clan. Oltre a Massimo Sartori c'erano Sergio Palmieri (che 25 anni fa, più o meno nella stessa posizione, aveva assistito alla squalifica di McEnroe), Federica Sartori (figlia di Massimo), la junior Bianca Turati e Rocco Piatti (figlio di Riccardo). Più su, anche Martin Mulligan, che lavora per conto dello sponsor tecnico Fila. Andreas è un uomo maturo, non conosce le sceneggiate. Meglio tenersi tutto per sé e manifestare la gioia insieme a chi gli vuole bene e gli è rimasto accanto nei momenti difficili (ce ne sono stati, eccome…). Questa vittoria è un sogno che diventa realtà, la sublimazione di una vita da mediano, l'esaltazione della retorica. Ma Seppi la merita tutta perchè è arrivato lassù contando solo su se stesso. Per anni non ha saputo superare il terzo turno di uno Slam, poi ci ha preso gusto. Questa è la quarta volta, la seconda in Australia. Arriva con il successo più importante di un italiano, in una singola partita, negli ultimi anni. E' tra le più belle di sempre. E' antipatico fare paragoni, ma sono ben poche le imprese azzurre di questa portata, tenendo conto del mix tra qualità dell'avversario e prestigio del palcoscenico. L'ultimo a fare qualcosa del genere, forse, fu Andrea Gaudenzi allo Us Open 1994, quando battè Jim Courier. Ma il rosso di Dade City (che peraltro ha intervistato Seppi sul campo, subito dopo l'impresa) non vale Federer. I nostri hanno battuto Lendl, Nadal, anche un giovane Djokovic, Agassi, ma mai in una circostanza così importante. Ce l'ha fatta Andreas. Nessuno si offenda o scandalizzi se è scesa qualche lacrimuccia. Le cose importanti, nella vita, sono ben altre. Lo sappiamo. Ma poche sanno emozionare come lo sport. E chi ha incrociato il proprio percorso con quello di Seppi, anche solo per pochi minuti, sa quanto valga questa vittoria. E quanto la meritasse. Adesso arriva Kyrgios? Chissenefrega, ci pensiamo da domani. Oggi è il Seppi-Day. Grazie Andreas. Lo avrà detto anche papà Hugo, che non parla mai. Ma proprio mai. Stavolta avrà fatto un'eccezione.
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