Tomas Berdych è in semifinale senza aver ceduto un set, e stavolta può sognare per davvero. "Mi sento al top, i nuovi piani funzionano alla perfezione. Domani è un altro giorno, ma sono pronto a proseguire la mia corsa".Che Tomas Berdych avesse il tennis per battere Nadal sul veloce si sapeva, lo si è sempre saputo. Ma dopo 17 sconfitte di fila, probabilmente nemmeno lui ci credeva più. Invece è tornato a farcela in una delle occasioni più importanti, andando a prendersi la quinta semifinale Slam in carriera. L’ultima la ottenne proprio in Australia, dodici mesi fa, quando dopo aver battuto David Ferrer si arrese a Stan Wawrinka. Perse due tie-break su tre e uscì a testa bassa, ma poteva comunque essere soddisfatto. Quest’anno invece no, sta giocando troppo bene per accontentarsi. A Doha ha tenuto un rendimento incredibile sino alla finale, e all’Australian Open ha vinto cinque incontri senza cedere un set, addirittura senza mai perdere il servizio negli ultimi tre, contro Troicki, Tomic e Nadal. Segno di come quel giocatore fragile che regalava sempre troppo, ora non si distragga più nemmeno un secondo. Lo sa bene Nadal, che per la terza volta in carriera si è beccato un ‘bagel’ in uno Slam (in 731 set giocati), riuscendo a rendersi pericoloso solo nel terzo parziale. Come negli ultimi confronti ha provato a contenere per mandare Berdych fuori giri, ma oggi il ceco l’ha seppellito di vincenti, chiudendo l’incontro dopo 2 ore e 13 minuti. “Sono molto felice di come sono andate le cose – ha spiegato Tomas in conferenza stampa – ho giocato un buon tennis, e conquistato una vittoria importante. Ho iniziato il match molto bene, provando con successo a mettere in pratica sin dai primi scambi il piano studiato prima di scendere in campo. Era quello giusto, e sono riuscito a portarlo avanti per tutto l’incontro. I primi due set sono stati semplici, ma contro un giocatore come Nadal bisogna essere sempre pronti a una sua reazione. Infatti nel terzo set ha giocato meglio, ha capito che la tattica troppo difensiva dei primi due set non avrebbe funzionato, provando a giocare in maniera più aggressiva per prendersi i punti. Ma sono riuscito a rimanere molto concentrato e gestire bene la situazione, chiudendo comunque il match in tre set”.

“PRONTO PER ANDARE AVANTI”
Berdych non batteva ‘Rafa’ dal 2006, nell’allora Masters Series di Madrid. Si giocava ancora a fine anno, sul veloce indoor, e più che la vittoria, del ceco si ricorda il comportamento a fine match, quando zittì platealmente tutti gli spettatori. Dopo quell’episodio i due non si sono mai amati, anche se, aiutato da una lunga serie di facili vittorie, Nadal l’ha sicuramente digerito. Solo oggi gli è tornato indigesto, infilandolo col drittone da ogni angolo del campo, per un totale di 22 winners sparati soltanto col suo fondamentale preferito.  Berdych deve condividere i meriti del successo con coach Dani Vallverdu, capace di restituirgli una freschezza che sembrava non avere più. "A certi livelli la differenza è minima, un buon coach può servire tantissimo. Basta saper aggiungere qualche dettaglio al proprio gioco per fare il salto di qualità. L’arrivo di Dani ha cambiato molte cose, molte cose positive, e sono subito riuscito a mettere in pratica i suoi consigli senza difficoltà. Spesso è facile sedersi a un tavolo e studiare insieme delle tattiche, ma poi bisogna anche provarle in allenamento, spenderci del tempo. In campo ci vado solo io, e non sempre è facile applicarle. Invece sin qui è andato tutto per il verso giusto”. Archiviata finalmente la pratica Nadal, per il 29enne residente a Montecarlo è già tempo di pensare al match successivo. “Devo guardare avanti, il torneo è ancora lungo. Posso rilassarmi fino a stasera, ma da domattina comincia un’altra sfida”. Se il secondo quarto di giornata dovesse seguire i pronostici, in semifinale per Berdych ci sarebbe Andy Murray, ex allievo proprio di Vallverdu. “Certo, per noi è un vantaggio, ma nulla di eclatante. La cosa importante è preparare molto bene l’incontro, studiare qualche tattica ed essere in grado di metterle in pratica. Mi sento bene e sono pronto per continuare la mia corsa. Devo concentrarmi sul mio gioco e dare il massimo perché funzioni come accaduto fin qui. Non ho intenzione di cambiare nulla della mia routine in funzione del nome dell’avversario”. Ha ragione, questa volta sono gli altri a doversi preoccupare di lui.

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