Djokovic disinnesca le bombe di Raonic e lo mette al tappeto in due ore esatte, prendendosi una semifinale con Wawrinka tutta da gustare. Se riuscirà a tenere questo ritmo anche nei prossimi giorni, difficilmente gli soffieranno il titolo.
Novak Djokovic (SRB) b. Milos Raonic (CAN) 7-6 6-4 6-2
Mostruoso. Non ci sono altre parole per descrivere il Novak Djokovic di questo Australian Open. Già nei primi quattro round il numero uno del mondo aveva mostrato un livello difficilmente sostenibile per tutti gli altri, e alla prima sfida con un top ten ha alzato ancor di più l’asticella, passando come un carro armato su un impotente Milos Raonic. Le ambizioni Slam del canadese, continuamente ribadite da tutti gli addetti ai lavori e forgiate da tanto lavoro per raggiungere i migliori, sono franate di fronte a un secco 7-6 6-4 6-2, che in due ore esatte ha rimandato al prossimo Major i sogni di gloria made in Podgorica. Siamo certi che il nordamericano in cuor suo almeno un po’ ci sperasse, ma ‘Nole’ gli ha mostrato come la strada da percorrere per vincere uno Slam sia ancora lunga. Più lunga del previsto. Con una consistenza da fondo campo ai limiti della perfezione, Djokovic ne ha annullato uno dopo l’altro tutti i punti di forza, e come se stesse giocando contro un qualificato qualsiasi si è limitato al compitino, accelerando nei momenti importanti e tenendo senza alcuna difficoltà i propri turni di battuta. Un dato su tutti simboleggia l’andamento del quarto di finale: in tre set, il serbo ha lasciato per strada appena dodici punti al servizio, permettendo al rivale di arrivare a 40 in una sola occasione. Un po’ poco per uno che punta a diventare numero uno del mondo. Tuttavia, oggi Raonic non ha grandi colpe: poteva giocare meglio, ma sarebbe cambiato poco. Il serbo ha disinnescato tutte le sue bombe, rispondendo sempre nei momenti importanti e mostrando una difesa degna del miglior Nadal. Se dovesse tenere questo ritmo anche nei prossimi due incontri, ci si domanda come e da chi possa perdere. “È stato sicuramente il mio miglior match – ha ammesso – perché dal primo all’ultimo game sono riuscito a giocare come volevo. Sto bene, ed è sempre bello arrivare fra i primi quattro in uno Slam. Sono i tornei in cui mi esprimo meglio”.
“PRONTO PER LA BATTAGLIA CON STAN”
La vera svolta è arrivata nel game d'apertura del secondo set, quando Djokovic ha tolto per la prima volta il servizio al rivale, riuscendo definitivamente a staccarlo. Nel primo parziale, invece, Raonic aveva cancellato tutte le cinque palle-break concesse, guadagnando il tie-break con le unghie ma finendo subito sotto di un mini-break, fino a perderlo per 7 punti a 5. “Credo di aver meritato il primo set, ho avuto più chance, mentre quel break all’inizio del secondo è stato fondamentale”. In effetti, da quel momento Djokovic ha perso appena quattro punti al servizio, muovendo Raonic da una parte all’altra del campo sino a prendersi il punto o condurlo all’errore. La sintesi è tutta nel match-point vincente: buon servizio, rovescio lungolinea propedeutico al successivo diritto in avanzamento, e volèe a chiudere. Il punto perfetto, giocato con una scioltezza disarmante. “Vittorie come questa danno tanta fiducia. Da fondocampo sentivo di essere superiore, e ho cercato di fargli giocare il maggior numero di palle possibile. Ha funzionato”. Venerdì ‘Nole’ se la vedrà con il suo giustiziere del 2014 Stan Wawrinka, anch’egli protagonista di un grande quarto, chiuso in tre set contro Nishikori. “Sono pronto per un’altra battaglia: sono felice sia contro Stan, siamo buoni amici. Lui sta giocando alla grande, battere Kei in tre set è un risultato importante, segno di come stia anche gestendo bene la pressione. Per la prima volta è campione uscente in uno Slam, ma non ha fatto una piega. Mi attende un match di alto livello, molto probante anche dal punto di vista fisico. Fortunatamente in questo torneo non ho mai affrontato dei match lunghi, sono abbastanza fresco”. Lo stesso vale per Wawrinka, che ha lasciato per strada appena un set. Ottimo segnale per il torneo: le quattro ore di battaglia del 2014 iniziano a tremare.
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