AUSTRALIAN OPEN, FINALE – 24esimo scontro diretto tra gli amici d’infanzia Novak Djokovic ed Andy Murray. La storia favorisce il serbo, le sensazioni privilegiano lo scozzese. Aspettiamoci un match interessante ma non troppo spettacolare.  Mancherà la cosa più bella del tennis: il contrasto di stili. Tuttavia, Novak Djokovic e Andy Murray sono degni (e meritevoli) finalisti dell’Australian Open. Il problema è che giocano un tennis troppo simile e per questo, spesso, i loro match sono una splendida gara di resistenza. E allora proviamo ad addentrarci in questa finale, 24esimo scontro diretto tra il serbo e lo scozzese, grandi amici e nati ad appena una settimana l'uno dall'altro. Sarà la terza volta che si trovano in finale a Melbourne. Ha sempre vinto Djokovic, che è anche avanti 15-8 negli scontri diretti. Tuttavia, salvo casi “patologici”, la storia del tennis insegna che ogni partita è una storia a sè. Per questo Murray scenderà in campo con più di una speranza. La preparazione invernale con Amelie Mauresmo e il nuovo staff ci ha regalato un ottimo Murray, il migliore del post-intervento. Al contrario, Djokovic non ha mai entusiasmato in queste due settimane. Men che meno nella semifinale contro Wawrinka. Se la storia e il palmares sono a favore del serbo, lo scozzese ha le sue carte da giocare: in carriera ha vinto due titoli del Grande Slam (Us Open 2012 e Wimbledon 2013), entrambi battendo in finale Djokovic. Ciò che lo riempie di fiducia, tuttavia, è il rendimento in questo Australian Open. Ha battuto gente forte come Dimitrov e Berdych e sembra in gran forma. Serve bene, si muove con ancor più rapidità e leggerezza…e, soprattutto, gioca ancora più aggressivo. “Dopo aver trascorso l’intera off-season con Amelie, lavorando su un mucchio di cose, abbiamo svolto fantastici blocchi di allenamento. Ho lavorato molto anche sul piano fisico, mi sono dato la chance di giocare così – ha detto dopo la vittoria su Berdych – l’anno scorso, dopo la sconfitta contro Federer non mi reggevo in piedi, mentre oggi mi sento fresco e forte”.
 
Lo scozzese è reduce da una stagione strana: rimasto senza coach a marzo (data dell’addio di Ivan Lendl), ha assunto la Mauresmo per la stagione su erba ma non ha battuto top-10 fino a settembre. Molti hanno criticato la scelta di lavorare con una donna, anche perchè i risultati non sono stati immediati. Oggi va decisamente meglio. Da parte sua, Djokovic ha avuto un andamento più regolare. I ritmi del 2011 erano insostenibili anche per lui, però è saldamente al numero 1 ATP. E’ giunto in semifinale senza perdere un set prima della strana semifinale contro Wawrinka. Tuttavia, non bisogna dare troppo credito a una prestazione così così. In fondo ha vinto per quattro volte in Australia, tre negli ultimi quattro anni, quindi sa come si vince a Melbourne. E' una persona intelligente e sa cosa cosa deve fare. Per questo, Murray avrà bisogno di essere in forma e fiducioso come lo è stato per tutto il torneo. E’ in grado di palleggiare ad alti ritmi, ma deve avere la forza mentale e fisica per premere il grilletto ogni volta che ne avrà l’occasione. Dovesse farcela, e e Djokovic dovesse confermarsi passivo come contro Wawrinka, vincerà di sicuro. Ma è scontato che Nole giocherà bene. Per questo, Andy dovrà ingegnarsi per comandare gli scambi. Inoltre dovrà tenere a bada il linguaggio del corpo, specie le sue manifestazioni di disappunto. Potrebbero costargli parecchie energie.
 
TECNICA
Murray è superiore con la prima di servizio e il gioco di volo, Djokovic con il dritto e la seconda di servizio, mentre sul rovescio si equivalgono. Forse, è leggermente superiore il serbo. Parità assoluta sul piano della tenuta e brillantezza fisica. Non è un caso che tante sfide siano state decise proprio dalla condizione fisica. Chi ha avuto più benzina nel finale, l’ha spuntata. L’impressione è che lo scozzese abbia più margini di miglioramento: la seconda palla non viaggia granchè, ed anche il dritto gli fornisce troppi pochi punti. Se saprà rendere al meglio con questi fondamentali, forse è addirittura favorito. Difficile trovare lacune nel gioco di Djokovic. Può essere più bravo sotto rete, certo, ma il suo disegno tattico non prevede troppe volèe.
 
TATTICA

Giocatori simili, molto simili. E si conoscono benissimo, tanto da essersi affrontati per la prima volta quando avevano 12 anni. Per questo è evidente che assisteremo a un match pieno di lunghi scambi da fondocampo, più sulla diagonale sinistra che su quella destra, con entrambi pronti ad approfittare della minima incertezza altrui. Murray ha qualche variante in più e dovrà sfruttarle al massimo, mentre Djokovic deve semplicemente limitarsi a fare quello che sa. Il rovescio lungolinea può essere il colpo giusto per scardinare lo scozzese. Manco a dirlo, sarà fondamentale il servizio e la capacità di procurarsi il maggior numero possibile di punti gratis. Attenzione a Djokovic: sta lentamente ritrovando il rendimento di inizio carriera, quando utilizzava il vecchio attrezzo e serviva come un treno.
 
STATO DI FORMA

Murray sta meglio. La preparazione invernale ha pagato e si è visto sia nei tornei di avvicinamento che a Melbourne. Non ha paura di giocare cinque set e ormai è super-abituato a gestire queste situazioni. La personalità con cui ha affrontato i casi Vallverdu e Kim Sears significa che si sente pronto e sicuro di sè. Nemmeno Djokovic ha problemi di autostima, ma l’impressione è che sia un filo meno rodato. Ha dovuto lottare davvero solo con Wawrinka e non ha nemmeno esaltato. Magari può trovare il giusto rendimento a partita in corso, ma potrebbe non bastare.
 
LE QUOTE
Favorito Djokovic. La storia, il palmares e la classifica ATP hanno convinto i quotisti a scegliere il serbo: 1.4 contro 3. Era ovvio che fosse così: per questo, forse, è più conveniente giocare su Murray, anche in ottica live. Secondo Jacopo Lo Monaco è meglio monitorare quote e partita a match in corso, perchè le sensazioni sono più corrette. Giocare a bocce ferme espone a tropp variabili. Di sicuro, il punto di partenza è una giocata su Murray che poi può essere eventualmente modificata durante la partita. La nostra impressione: vince Murray in quattro o cinque set.