Di Lorenzo Cazzaniga  “Cazza, fammi vedere il tappo, su!”. Eravamo su un campo dell’Aspria Harbour Club, qualche ora prima di una partita del suo amato Milan e, visto che partecipavo ad una Pro-Am (sia chiaro, io ero l’Am), decisi di approfittare della presenza di Massimo Sartori, storico coach di Andreas Seppi, per sistemare il mio diritto, da sempre un colpo poco naturale.  Ho sempre considerato i coach professionisti come degli autentici guru, se non proprio novelli Silvan che “con la sola imposizione delle mani” ti risolvono un difetto tecnico. Hanno un occhio particolare, vedono dettagli che nemmeno le slow motion riescono a evidenziare e soprattutto sono in grado di trovare un rimedio quasi istantaneo ai tuoi limiti esecutivi. Così credevo e così mi è stato confermato in quel freddo pomeriggio milanese.  Ora, avessi un minimo di cartilagine e il ginocchio smettesse di soffrire, potrei definirmi un buon (ok, discreto) terza categoria. Niente di speciale, ma nemmeno un giocatore amatoriale in piena crisi involutiva. Inoltre, il fatto di trascorrere diverso tempo a contatto con coach, giocatori, preparatori e addetti ai lavori, mi consente un facile accesso ad informazioni tecniche di primo livello e l’aver assistito a centinaia di match tra professionisti ha evidentemente migliorato la qualità dei miei neuroni-specchio, quelli che gli scienziati sostengono ci permettano di imparare semplicemente osservando le analisi motorie di altre persone. Nonostante ciò, i limiti esecutivi nel mio diritto erano talmente evidenti che se ne sarebbe accorto anche un istruttore di qualsiasi categoria. Il problema però, non era spiegarmi i difetti, ma trovare una soluzione. Ed è qui che è entrato in gioco coach Sartori.“Cazza, fammi vedere il tappo, su!”. Me l’ha ripetuto più volte, indicando il tappo della racchetta che, in fase di preparazione, dovrebbe rivolgere lo sguardo al campo avversario. Poi, per completare l’opera, ci ha aggiunto un “… e poi passa la mano”, che in gergo significa far scorrere bene in avanti la testa della racchetta (o almeno questo è ciò che ho intuito), ponendosi come obiettivo primario quello di impattare la palla sempre ben davanti al corpo.  Se vi riesce l’ambo, otterrete in premio potenza e rotazione, il Sacro Graal del tennis.  Funziona? Personalmente ho guadagnato un buon 20% in efficenza, sicurezza e velocità di palla. Nessun consiglio tecnico mi aveva permesso un salto di qualità così evidente, in uno spazio temporale così breve. Alcuni amici hanno provato a seguire lo stesso consiglio, con esiti non esattamente straordinari. Perché evidentemente non è quella la soluzione dei loro problemi. A conferma che si possono seguire basi tecniche generali ma, dopo tanti anni di tennis alle spalle, è fondamentale ricevere un’assistenza personale per progredire adeguatamente. Quindi, la tecnica si migliora con un (bravo) maestro che ti spiega cosa e come fare. E, per fortuna, i miei amici non conoscono Massimo Sartori.  Post scriptum: dato questo assunto finale, nella nostra sezione di tecnica troverete soprattutto… consigli tattici. Perché questo ultimi possono funzionare, con le dovute proporzioni, a tutti i livelli. Se invece volete migliorare tecnica e stile, noi possiamo offrirvi qualche tip, ma una visita mirata da uno specialista sarebbe doverosa. 
Di Lorenzo Cazzaniga 

“Cazza, fammi vedere il tappo, su!”. Eravamo su un campo dell’Aspria Harbour Club, qualche ora prima di una partita del suo amato Milan e, visto che partecipavo ad una Pro-Am (sia chiaro, io ero l’Am), decisi di approfittare della presenza di Massimo Sartori, storico coach di Andreas Seppi, per sistemare il mio diritto, da sempre un colpo poco naturale.
 

Ho sempre considerato i coach professionisti come degli autentici guru, se non proprio novelli Silvan che “con la sola imposizione delle mani” ti risolvono un difetto tecnico. Hanno un occhio particolare, vedono dettagli che nemmeno le slow motion riescono a evidenziare e soprattutto sono in grado di trovare un rimedio quasi istantaneo ai tuoi limiti esecutivi. Così credevo e così mi è stato confermato in quel freddo pomeriggio milanese.
 

Ora, avessi un minimo di cartilagine e il ginocchio smettesse di soffrire, potrei definirmi un buon (ok, discreto) terza categoria. Niente di speciale, ma nemmeno un giocatore amatoriale in piena crisi involutiva. Inoltre, il fatto di trascorrere diverso tempo a contatto con coach, giocatori, preparatori e addetti ai lavori, mi consente un facile accesso ad informazioni tecniche di primo livello e l’aver assistito a centinaia di match tra professionisti ha evidentemente migliorato la qualità dei miei neuroni-specchio, quelli che gli scienziati sostengono ci permettano di imparare semplicemente osservando le analisi motorie di altre persone.

Nonostante ciò, i limiti esecutivi nel mio diritto erano talmente evidenti che se ne sarebbe accorto anche un istruttore di qualsiasi categoria. Il problema però, non era spiegarmi i difetti, ma trovare una soluzione. Ed è qui che è entrato in gioco coach Sartori.

“Cazza, fammi vedere il tappo, su!”. Me l’ha ripetuto più volte, indicando il tappo della racchetta che, in fase di preparazione, dovrebbe rivolgere lo sguardo al campo avversario. Poi, per completare l’opera, ci ha aggiunto un “… e poi passa la mano”, che in gergo significa far scorrere bene in avanti la testa della racchetta (o almeno questo è ciò che ho intuito), ponendosi come obiettivo primario quello di impattare la palla sempre ben davanti al corpo.
 

’ambo, otterrete in premio potenza e rotazione, il Sacro Graal del tennis.
 

Funziona? Personalmente ho guadagnato un buon 20% in efficenza, sicurezza e velocità di palla. Nessun consiglio tecnico mi aveva permesso un salto di qualità così evidente, in uno spazio temporale così breve. Alcuni amici hanno provato a seguire lo stesso consiglio, con esiti non esattamente straordinari. Perché evidentemente non è quella la soluzione dei loro problemi. A conferma che si possono seguire basi tecniche generali ma, dopo tanti anni di tennis alle spalle, è fondamentale ricevere un’assistenza personale per progredire adeguatamente. Quindi, la tecnica si migliora con un (bravo) maestro che ti spiega cosa e come fare. E, per fortuna, i miei amici non conoscono Massimo Sartori.
 

Post scriptum: dato questo assunto finale, nella nostra sezione di tecnica troverete soprattutto… consigli tattici. Perché questo ultimi possono funzionare, con le dovute proporzioni, a tutti i livelli. Se invece volete migliorare tecnica e stile, noi possiamo offrirvi qualche tip, ma una visita mirata da uno specialista sarebbe doverosa.