Vediamo come cambia il Settore Tecnico FIT. Arrivano quattro Centri Tecnici Permanenti e a Tirrenia si va solo dai 17 anni in su. Torna il settore Over 18 per aiutare nel passaggio al professionismo. Tra qualche anno scopriremo se è davvero nato il “Sistema Italia”.
Il sentore che ci fosse qualcosa di nuovo era giunto, forte e chiaro, durante il challenger di Brescia dello scorso novembre. Umberto Rianna era in tribuna a seguire i match di tutti gli azzurri, da Andrea Basso ad Adelchi Virgili, passando per Filippo Baldi e Gianluca Mager. “Mi hanno incaricato di seguire gli Over 18” diceva il tecnico napoletano, reduce da forti esperienze all’estero e già coach di giocatori importanti come Potito Starace e Simone Bolelli. Era il segnale: la FIT ha deciso di estendere il supporto ai migliori giovani anche dopo il compimento dei 18 anni. Ma è solo la punta dell’iceberg: il 2015 sarà un anno cruciale per il Settore Tecnico. C’è un progetto interessante e articolato che punta a creare e individuare più talenti possibili e accompagnarli fino alle classifiche ATP-WTA. Un progetto tutto nuovo che prende atto delle difficoltà incontrate negli 11 anni di vita del Centro Federale di Tirrenia, da cui non sono usciti top-100 (il migliore prodotto è stato Alessandro Giannessi, salito in 126esima posizione prima di incontrare una serie di problemi che lo hanno fatto calare) sebbene Renzo Furlan, l’ex direttore, difendesse con orgoglio i risultati ottenuti a livello giovanile. In una franca chiacchierata con TennisBest, Renzo diceva che dopo il compimento dei 18 anni i nostri talenti finivano un po’ “in mare aperto”. Preso atto delle difficoltà, la FIT ha lanciato un progetto che punta a dare forma al concetto di Sistema Italia, caratterizzando il nostro tennis come accade, ad esempio, in Spagna e Francia. Le chiavi sono principalmente tre:
– Monitoraggio dei giovani tennisti sin da piccoli, addirittura dai 9 anni di età.
– Decentramento REALE e non solo sulla carta del Settore Tecnico
– Collaborazioni e sinergie con i team privati
Il progetto è spiegato nel numero di gennaio di SuperTennis Magazine, la rivista online della FIT, in un interessante e approfondito articolo di Roberto Commentucci, sempre molto attivo nel cercare di fornire una buona comunicazione sulle attività federali. Individuati i punti salienti spiegati da Commentucci, proviamo a sintetizzare il progetto FIT e il tentativo di creare un Sistema Italia valido ed efficace. L’attività di base è monitorata dall’Istituto Superiore di Formazione, la ex Scuola Nazionale Maestri intitolata qualche anno fa al compianto Roberto Lombardi. Attraverso i Tecnici di Macroarea (il territorio nazionale è stato diviso in sette zone, ciascuna con il suo tecnico) si individuano i migliori prospetti tra le 1.500 scuole tennis riconosciute dalla FIT sparse per lo Stivale, peraltro già divise in cinque categorie (Club-Basic-Standard-Super-Top). Inizia dunque un progressivo monitoraggio, così suddiviso.
CENTRI DI AGGREGAZIONE PROVINCIALE (CAP)
Destinati ai bambini di 9-10-11 anni, sono gestiti da uno staff stabilito dai vari comitati regionali e prevedono raduni su scala mensile, Oltre ai sistemi di allenamento, vengono insegnate anche tecniche di rilassamento e respirazione. E’ il primissimo passo per far capire ai bambini che il tennis può essere molto complesso, oltre che divertente.
CENTRI PERIFERICI DI ALLENAMENTO (CPA)
Destinati ai ragazzini di 12-13-14 anni. Si tratta di 26 Centri Tecnici sparsi più o meno ovunque dove i baby-tennisti hanno la possibilità di allenarsi con i migliori compagni della zona, sviluppando (si spera) un sano spirito competitivo. L’ausilio dei tecnici è importante anche per impostare la programmazione, aspetto fondamentale e spesso trascurato.
CENTRI TECNICI PERMANENTI (CTP)
Questa è la grande novità. Destinati ai ragazzi di 15 e 16 anni sono dei veri e propri college, in cui gli aspiranti giocatori vivono a tempo pieno, oltre a frequentare la scuola. Si tratta di quattro centri così suddivisi: Palazzolo sull’Oglio, Vicenza, Foligno e Bari. Il programma di alleamento viene stilato su base individuale, direttamente da Eduardo Infantino (coordinatore dei centri) e dal preparatore atletico Pino Carnovale.
Questo sistema, dunque, consente ai giovani tennisti di restare nel loro ambiente fino ai 14 anni (in passato, lo sradicamento precoce dalle famiglie non aveva sortito i giusti risultati) e li abitua gradualmente a una vita da professionisti, in centri periferici mai troppo distanti da casa. Solo a quel punto, e soltanto per i ragazzi che hanno già compiuto 17 anni, entra in scena il Centro Tecnico Nazionale di Tirrenia.
CENTRO TECNICO NAZIONALE DI TIRRENIA
Il suo ruolo è cambiato. Oggi è orientato all’alto livello e vi accedono solo i giocatori che hanno già effettuato i passaggi precedenti. Come detto, la FIT è tornata ad occuparsi degli Over 18 dopo aver preso atto del generale “invecchiamento” del tennis che obbliga a un’assistenza mirata anche nei primi anni di professionismo. Come detto, il responsabile per il settore maschile è Umberto Rianna, mentre per le donne c’è Tathiana Garbin. Gli allenamenti dei ragazzi sono gestiti da Gabrio Castrichella e Tomas Tenconi, quelli delle ragazze da Adriana Serra Zanetti e Daniele Ceraudo, sotto la supervisione di Eduardo Infantino e del direttore organizzativo Giancarlo Palumbo. Ovviamente non manca uno staff medico e fisioterapico. In questo momento, a Tirrenia sono sono ospiti fissi otto ragazzi equamente divisi tra maschi e femmine:
Jasmine Paolini
Alice Matteucci
Martina Trevisan
Alessandra Simonelli
Enrico Dalla Valle
Riccardo Balzerani
Giovanni Fonio
Andrea Pellegrino
Negli ultimi 24-36 mesi, tuttavia, Tirrenia ha assunto sempre più il ruolo di Centro Servizi, dove arrivano diversi giocatori di alto livello. Il caso più eclatante riguarda Simone Bolelli, appena entrato tra i top-50 e vincitore in doppio all’Australian Open. Dopo il successo a Melbourne, Bolelli non ha dimenticato di ringraziare lo staff di Tirrenia che lo ha rimesso in piedi dopo il grave infortunio al polso del 2013. Oltre a lui, tanti altri giocatori di livello transitano spesso al Centro FIT: Camila Giorgi, Paolo Lorenzi, Stefano Travaglia, Filippo Baldi, Matteo Berrettini e altri ancora. Senza dimenticare l’arrivo di giocatori stranieri: grazie all’intercessione di Riccardo Piatti, è passato da Tirrenia anche Milos Raonic. Qualche tempo fa, in virtù di un accordo di collaborazione reciproca con Tennis Australia, sono arrivati alcuni “cangurotti” guidati da Jelena Dokic. Per essere all’inizio, i numeri sono già interessanti: nella fascia d’età tra i 9 e i 16 anni sono monitorati circa 300 ragazzi, di cui 24 (14 maschi e 10 femmine) lavorano nei Centri Tecnici Permanenti. La nostra sensazione è che – al di là di termini e sigle – il cambiamento sia molto importante. In passato, il Centro di Tirrenia era l’unico (o quasi) preposto alla creazione di giocatori, mentre oggi è il catalizzatore di un lavoro che viene effettuato alla base. Adesso a Tirrenia arrivano giocatori già formati, almeno a livello junior, e vengono guidati nei primi anni di professionismo. E’ l’implicita ammissione che qualcosa, in passato, non ha funzionato. I primi 10 anni di Tirrenia non sono stati fruttuosi, più per colpa di un sistema di base che del centro stesso. Non sta a noi dire se l’attuale sistema porterà al traguardo sperato (6-7 top-100 stabili sia tra gli uomini che tra le donne), ma è certamente più strutturato. Adesso, in effetti, sembra molto difficile che un giovane promettente possa sfuggire all’Istituto Superiore di Formazione. Individuare i potenziali giocatori è un passo cruciale che consentirà di “allargare la base”, slogan che sentiamo da almeno 25 anni e che forse ha trovato il giusto compimento. Questo, tuttavia, lo diranno soltanto i risultati. Se tra questi ragazzi, poi, ci sarà il fenomeno che la cicogna ha deciso di far nascere in Italia (Galgani dixit) saremo tutti più contenti.
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